18 Settembre 2023

Salvarsi l’anima è l’unica cosa che conta davvero…

Nell’Esortazione Amoris laetitia, dal numero 253 al 257 papa Francesco si sofferma a riflettere sulla morte quando pianta il suo pungiglione nella vita familiare. Scrive il papa: “Comprendo l’angoscia di chi ha perso una persona molto amata, un coniuge con cui ha condiviso tante cose. Gesù stesso si è commosso e ha pianto alla veglia funebre di un amico (cfr Gv 11,33.35). E come non comprendere il lamento di chi ha perso un figlio? Infatti, «è come se si fermasse il tempo: si apre un abisso che ingoia il passato e anche il futuro. […] E a volte si arriva anche ad accusare Dio. Quanta gente – li capisco – si arrabbia con Dio»”.

Ma subito dopo invita ad alzare lo sguardo: “A un certo punto del lutto occorre aiutare a scoprire che quanti abbiamo perso una persona cara abbiamo ancora una missione da compiere, e che non ci fa bene voler prolungare la sofferenza, come se questa fosse un atto di ossequio. La persona amata non ha bisogno della nostra sofferenza, né le risulta lusinghiero che roviniamo la nostra vita. La sua presenza fisica non è più possibile, ma, se la morte è qualcosa di potente, «forte come la morte è l’amore» (Ct 8,6). […] la fede ci assicura che il Risorto non ci abbandonerà mai. Così possiamo impedire alla morte «di avvelenarci la vita, di rendere vani i nostri affetti, di farci cadere nel vuoto più buio». La Bibbia parla di un Dio che ci ha creato per amore, e che ci ha fatto in modo tale che la nostra vita non finisce con la morte (cfr Sap 3,2-3)”.

Ci conforta l’esempio nascosto di santità di tanti fratelli. Tra questi penso alla testimonianza di Chiara Corbella e del marito Enrico Petrillo. La loro vita è stata attraversata più volte dal pungiglione della morte tuttavia la fede non ha perso il suo splendore. Anche i pochi anni di matrimonio vissuti insieme sono diventati una preparazione alla vita eterna. Vorrei riprendere proprio la descrizione degli ultimi mesi che mi sembrano di una luminosità senza uguali.

Chiara ed Enrico hanno perso i primi due bambini affetti da una malformazione incompatibile con la vita, quando scoprono di essere in attesa del terzo figlio. Quasi contemporaneamente a Chiara è diagnosticato un carcinoma sublinguale. Accetta tutte le cure possibili e compatibili con la gravidanza. Le altre le rimanda a dopo il parto. Così il 30 maggio nasce Francesco e il 3 giugno Chiara subisce un’operazione per il cancro. E da qui inizia il suo calvario. Non può né bere né mangiare, parla con difficoltà, tuttavia scherza sulla sua condizione. Pregano tanto ma Chiara non sa se vuole il miracolo. È davvero ciò che ha predisposto il Signore? Quando gli amici vanno a trovarla lei scherza sul fatto che la loro visita le ricorda che deve morire. Parla dei figli volati in cielo e del fatto che dovrà presto andare per prendersi cura di loro.

La notte del 12 giugno quando la morte si avvicina celebrano l’Eucaristia nella stanza diventata una vera e propria oasi di preghiera e Chiara è felice, va incontro al suo sposo. Al figlio Francesco scriverà una lettera che contiene una frase meravigliosa: “Nasciamo da un atto d’amore, viviamo per amare e per essere amati, e moriamo per conoscere l’amore vero di Dio”. È la sintesi di una vita e di un amore che ha vinto la morte.

Alcuni anni fa ho incontrato Enrico con Francesco a piazza san Pietro. Disse una cosa che mi porto nel cuore come una reliquia: “Il Signore ci ha donato di accompagnare due figli sulla soglia del Paradiso, per noi è stata una grazia…è giusto che io sia vedovo? È giusto che Francesco non abbia la madre? No. Non è giusto ma questo è l’amore una meravigliosa ingiustizia. Ci dissero in riferimento alla malattia di Chiara: non c’è più nulla da fare! Probabilmente lo diranno a molti di noi, non gli credete, c’è ancora molto da fare. È il momento di prepararsi all’incontro con il Padre. Chiara e io abbiamo desiderato aspettare lo sposo con le lampade accese. Abbiamo pregato, celebrato, ci siamo confessati abbiamo anche chiesto la grazia della guarigione che però non è venuta ma poi ci siamo chiesti che cosa è più grande della guarigione fisica? La salvezza è la cosa più importante…”. La salvezza è l’unica cosa che conta.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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