CASTITÀ PREMATRIMONIALE

La castità prematrimoniale è anacronistica? Il dubbio di alcuni teologi

Poco tempo fa ho letto una notizia che mi ha fatto riflettere. L’articolo, pubblicato su un giornale laico, parlava dei “dubbi dei teologi” in merito alla castità prematrimoniale, in quanto sarebbe “anacronistica”. 

Per i giovani di questa epoca, risulterebbe, infatti, una privazione “eccessiva”. Perciò, la cosa più importante, è che i fidanzati riconoscano “il valore di quel gesto” e non vi si approccino con superficialità.

Tuttavia, per quanto è vero che si tratti di una strada faticosa, una volta capito il valore dell’intimità sessuale nella vita di una coppia sposata, la castità prematrimoniale diventa una logica conseguenza. 

Se con l’atto coniugale, di fatto, “ti sposo attraverso la carne”; quel gesto deve avvenire – coerentemente – quando sono pronta o pronto a sposarti anche nella vita. Altrimenti, scelte di vita e linguaggio del corpo viaggiano disallineati, creando confusione. 

Col corpo ci siamo sposati (ovvero abbiamo fatto l’amore, che è il gesto più intimo possibile), ma nella vita? Ci siamo accolti per sempre? Siamo veramente alleati? Abbiamo creato tra noi un’autentica comunione? 

L’atto sessuale permette ad un uomo e ad una donna di dirsi: “Ti appartengo, scelgo di donarmi tutto, tutta, a te…”.

E nella vita? Sei pronto, sei pronta a realizzare quel dono? Hai svelato pienamente il tuo cuore, prima di svelare il tuo corpo?

Se la risposta è sì – se siamo pronti a diventare un soggetto nuovo, insieme – sposiamoci, riceviamo il sacramento che ci permette di diventare “uno in Cristo”. 

Se la risposta è no, attendiamoci: lavoriamo sulla nostra coppia, risolviamo i problemi, frequentiamo delle attività pensate per crescere come fidanzati, impegniamoci per la nostra indipendenza economica ecc. 

L’unione intima ha in sé una parte istintiva; l’unione fisica è qualcosa di naturale e di bellissimo, soprattutto se ci si vuole bene davvero. Eppure, vivere questa “privazione” prima di aver detto un “Sì” definitivo all’altro o all’altra, aiuta a ricordarsi a che punto si è nella relazione, fino a che punto le nostre strade sono unite, cosa ancora manca per la fusione che caratterizza il matrimonio.  

Leggi anche: “Amore, sesso, verginità”: un libro per ragazzi, per aiutare a porsi domande (puntofamiglia.net)

È faticoso. Certo. Almeno quanto è faticoso restarsi accanto nella buona e nella cattiva sorte, per sempre.

È bene ricordarlo ai fidanzati: la vita coniugale è stupenda, ma richiede fatica; la castità nel fidanzamento ci aiuta a prepararci a questa fatica, perché ci aiuta a non separare la gioia dall’impegno: gioia di esserci conosciuti, di stare insieme, di volerci bene; impegno di crescere, di maturare. La castità ci ricorda che abbiamo delle responsabilità, prima di poter godere pienamente l’uno del dono dell’altra, anche nel modo più bello possibile (che, appunto, l’atto sessuale).

I fidanzati che consigliano la castità vedono molti vantaggi, che forse sfuggono ai “teologi dubbiosi”. In primis, concordano sul fatto che un’intimità nata fuori dal letto, la cui origine si trova nel cuore e non nella carne, sia più radicata e più resistente agli scossoni della vita. Andare per gradi, invece di bruciarsi, porta a custodire l’amore. La castità prematrimoniale non è una privazione inutile: è come risparmiare per potersi permettere la casa dei sogni. Chi ha fatto questa scelta consapevolmente non ricorda il fidanzamento come un periodo da dimenticare perché non c’era il sesso: anzi, riconosce che proprio “quel vuoto” ha fatto spazio a un mare di altre cose. Dei miei amici, dicono questo: “Privarsi del sesso da fidanzati è come togliere una pioggerella leggera (e piacevole) ad una pianta: se non riceve acqua, essa è costretta a mettere radici più profonde, per prenderla sottoterra. La castità prematrimoniale fa questo: ci toglie la gratificazione del sesso, ma aiuta a scavare, a fondare il rapporto su altro e di conseguenza a costruire un’intimità più profonda”. 

Il matrimonio di questi ragazzi è uno dei più felici e fecondi che io conosca. Loro testimoniano con forza che la purezza è il sale dell’amore.

Certamente, per poter vivere con frutto la castità prematrimoniale occorre tuttavia coglierne il valore. Altrimenti si è come dei cani legati a una catena: si vorrebbe arrivare all’osso ma senza riuscire, perché qualcun altro o qualcos’altro ci blocca. In quel caso diventeremo rabbiosi, non certo radiosi come quei miei amici. La castità prematrimoniale dev’essere una scelta d’amore, di coppia, libera e consapevole, non vissuta come “imposizione esterna”.

Per approfondire i motivi di una scelta tanto controcorrente, vorrei suggerire due libri, che ho avuto il dono di poter pubblicare con Editrice Punto Famiglia. 

Il primo è pensato per i fidanzati: Voglio donarmi completamente a te – Per un’intimità liberata e liberante (famiglia.store)Il secondo, invece, si rivolge soprattutto agli adolescenti e mostra la bellezza di custodirsi, per potersi donare un giorno nell’amore: Amore, sesso, verginità (famiglia.store)




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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