VITA NASCENTE
La regione Lazio fa un passo in avanti nella cura della vita nascente: ecco come…
Stanziato un milione di euro per le donne che affrontano una gravidanza in condizioni precarie. L’assessore Simona Baldassarre: “Sono ancora troppe, oggi, le donne che si trovano attanagliate da vulnerabilità economiche nel momento in cui restano incinte. Con questa delibera le vogliamo sostenere, consapevoli di come sia sempre più complesso scegliere di diventare madri”.
La Regione Lazio, nel suo bilancio, ha destinato un milione di euro alle donne in gravidanza e che sono in condizioni di particolare vulnerabilità economica, con un Isee non superiore ai 30mila euro l’anno, tenendo conto anche di altre condizioni, quali mono-genitorialità, altri figli minori, persone con disabilità a carico. Beneficeranno di un contributo da un minimo di 2.500 euro a un massimo di 5.000 per quest’anno. Simona Baldassarre, assessore a Cultura, Pari opportunità, Politiche giovanili, Famiglia e Servizio civile, dice: «Sono ancora troppe, oggi, le donne che si trovano attanagliate da vulnerabilità economiche nel momento in cui restano incinte. Con questa delibera le vogliamo sostenere, consapevoli di come sia sempre più complesso scegliere di diventare madri. La maternità è un dono, e le donne dovrebbero essere libere di poter decidere di portare avanti dignitosamente una gravidanza. La Regione è al loro fianco, per valorizzarle e creare le condizioni per dare loro un futuro, assieme ai loro bimbi. Con questo spirito, stanziamo un milione di euro per le neo-mamme».
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La decisione del Lazio segue il progetto già attivo da un anno in Piemonte mentre in Umbria è in fase di approvazione un’iniziativa simile.
Subito le opposizioni hanno denigrato l’iniziativa definendola una “mancetta”, mentre le associazioni d’ispirazione cristiana sono a favore dell’iniziativa insieme a Steadfast, organizzazione umanitaria in difesa dei diritti umani.Queste idee prendono ispirazione dal famoso “Progetto Gemma” ideato dal Movimento per la Vita italiano nel maggio del 1994. È un servizio per l’adozione prenatale a distanza di madri in difficoltà, tentate di non accogliere il proprio bambino. Il primo Progetto Gemma nacque il 6 luglio 1994 per una mamma della Campania. Una classe di scuola media con il suo insegnante e i genitori avviarono questo progetto di sostegno di quella madre tramite contatto diretto. Non si tratta solo di colmare la denatalità, ma proprio di una cultura del rispetto della vita umana nascente.
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