Veniamo al mondo nel grembo di una donna, siamo inseriti nelle sue viscere, il nostro corpo che si sviluppa ha bisogno del contatto diretto e fisico con un altro corpo, quello della madre. La nascita poi non costituisce l’inizio del principio di autonomia. Un neonato ha bisogno delle cure e delle attenzioni altrui per continuare a vivere. Se venisse abbandonato a se stesso, magari solo nutrito artificialmente ma non preso in braccio, accarezzato, quel bambino scientificamente potrebbe sviluppare delle gravissime patologie o addirittura arrivare a morire. Per vivere, per conoscere il mondo, ha bisogno di essere toccato, curato, amato nutrito.
Anche nella vita spirituale è molto importante toccare e lasciarsi toccare. Lasciarsi raggiungere dalla grazia, lasciarsi trasformare dal tocco della mano di Dio sopra la nostra anima. Lui si manifesta in tanti modi ma quello certamente più visibile è senza dubbio l’Eucaristia. Teresa di Lisieux parla di un bacio d’amore, di un tocco che diventa esperienza di tenerezza, di fusione, di amore. Teresa d’Avila, la grande mistica, in preda all’estasi sconvolgente, avverte un abbraccio violento d’amore che sconvolge la totalità dei sensi.
Tangibilmente quel Corpo che tocchiamo nell’Eucaristia trasforma la nostra vita. Ci abilita ad essere capaci anche noi di toccare con amore. Di vivere un vangelo delle mani, che si traduce in gesti, in segni, in opere, in gesti sacramentali: nel prenderci cura dei fratelli, nel restare accanto ai malati e ai sofferenti e poi per infondere coraggio, per consolare e rincuorare.
Dobbiamo lasciarci toccare da Lui se vogliamo che i nostri gesti parlino di Dio. Quando sono stata in pellegrinaggio in Terra Santa entrando nel sepolcro e toccando la pietra nuda della resurrezione, ho fatto questa esperienza molto intima. Ero lì e toccavo una pietra che aveva visto il mio Signore risorgere e ho capito che non ero io che toccavo ma ero io che venivo toccata e sedotta. Da un Dio che prende tutto di noi a chi si affida con fiducia. Un Dio che assedia i sensi e il cuore e ci dona di essere nel mondo un pallido riflesso di questo assedio.
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