15 agosto, un uomo di 58 anni si trova con il figlio di sette anni a bordo di una Toyota Yaris e percorrono una via principale di Bolzano. All’improvviso il papà si sente male e si accascia sul volante. A quel punto il figlio si getta tra le gambe del padre rimuovendo il piede dall’acceleratore e schiacciando con la sua mano il pedale del freno. La macchina si ferma e a quel punto il piccolo tira anche il freno a mano evitando un incidente. Poi prende lo smartphone del padre e chiama il 112, comunicando anche la posizione esatta in cui si trovavano. Immediati sono intervenuti i soccorsi che sono riusciti a salvare l’uomo che ora è fuori pericolo.
Una storia bellissima, di un bambino certamente in gamba e che evidentemente è cresciuto dai genitori molto bene se ha dimostrato nel momento del pericolo di saper far fronte alla situazione. La storia mi ha fatto pensare alla bellezza di essere genitori. Una bellezza che dovremmo cercare di raccontare di più. Un amore che in quanto a gratuità ha molto da dire e da insegnare.
Le indagini sociologiche relative alla natalità in Italia dicono che il desiderio della paternità e della maternità nel cuore dei giovani è ancora molto alto nonostante le percentuali di nascita sono in calo. Purtroppo questo desiderio viene soffocato spesso dalla paura di rinunciare al proprio benessere o dalle condizioni economiche che pietrificano i futuri genitori rispetto al futuro che possono offrire ai figli. Eppure credo che anche una narrazione antifamiglia contribuisca a generare ansie e preoccupazioni. Ed invece…
Quando nasce un figlio, un genitore fa un’esperienza meravigliosa: si rende conto fino a che punto sia possibile amare un altro essere umano. Un amore totalmente gratuito, che spinge a mettere le esigenze di tuo figlio prima delle tue sempre, anche quando sei stanco; anche quando hai la febbre a 39; anche quando hai una fame da lupo e prima di mangiare passi un’ora a imboccarlo senza fretta; anche quando vorresti fare tutt’altro e invece senti questa forza incredibilmente potente che ti manovra e ti guida a prenderti cura di lui prima di ogni altra cosa. Un amore che ti fa sentire che per quel figlio potresti dare la tua vita in qualunque momento. Una dolcezza che ti pervade quando lo stringi a te per consolarlo o per fargli le coccole.
E poi la gioia di fare le cose con lui per la prima volta, come prendere il treno o l’aereo. Oppure andare al mare o al cinema e guardare ogni cosa con i suoi occhi, rivedere il mondo dalla sua prospettiva e imparare a stupirsi ancora di tutto. Mentre cresce poi siamo incantati dai progressi che compie, siamo sorpresi dalle domande che ci rivolge e si sente fortemente la responsabilità ma anche la gioia di accompagnarlo ad essere un adulto sicuro e felice, indipendente e autonomo. Insegneremo loro a non scoraggiarsi davanti ai fallimenti e che per ogni problema c’è sempre una soluzione e che l’amore che ricevono lo devono restituire agli altri con generosità.
I figli ci rendono persone migliori, più mature, più grate verso la vita. E ci salvano, dai nostri fallimenti, dalle nostre speranze in frantumi, dal potere e dall’egoismo, dall’arrivismo e dalla superbia. E anche da un infarto…
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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