Victoria Crisitello, una maestra di una scuola statunitense alcuni anni fa fu licenziata perché incinta. La donna ha fatto causa all’istituto religioso nel quale insegnava ma il tribunale le ha dato torto stabilendo che è stato tutto lecito. La decisione della Corte Suprema del New Jersey, arrivata nei giorni scorsi, trova fondamento nelle regole della scuola. Tra queste una in particolare impone ai dipendenti di osservare i dettami della religione, tra cui il non fare sesso fuori dal matrimonio. Rimanendo incinta prima del matrimonio secondo la Corte ha quindi violato il codice etico. La maestra al momento della sua assunzione iniziale aveva firmato un modulo in cui affermava di volersi conformare al codice di condotta della scuola. Per questo motivo il tribunale ha riconosciuto come legittima la scelta della scuola.
La sentenza mi lascia basita, sia per l’atteggiamento che per il metodo utilizzato. In un dialogo interessante tra Gesù ed i farisei, il Maestro dice: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! (Mc 2,27)”. Un grande insegnamento che forse noi cattolici rischiamo di perdere o di interpretare la fede in modo restrittivo mettendo le regole prima dell’uomo o nella forma opposta giustificando tutto pensando che in fondo i comandamenti sono solo dei consigli.
La cristallizzazione, l’ideologia, l’interesse invocano la legge strumentalizzandola. Il Vangelo parla di guide cieche che Gesù così apostrofa: “filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! (Mt 23, 24)”. Ho la sensazione che queste parole possono essere utilizzate per questa situazione specifica. In fondo questa donna avrebbe potuto abortire per conservare il posto di lavoro e nessuno avrebbe saputo nulla della vicenda. Di fronte ad una nuova vita che deve essere tutelata, nessun codice etico regge in piedi. Specialmente se quel codice è il fondamento di una scuola cattolica.
È l’amore che deve andare oltre le regole e scegliere la vita. Questo principio dovrebbe essere ben chiaro ed essere considerato un faro specie quando si pretende – come in questo caso – di sbandierare la propria fede come un vessillo da piantare in terra straniera. Una scrittrice laica, Natalia Ginzburg nel volume Mai devi domandarmi (1970) ha scritto che piuttosto “la fede è una candela accesa che si porta in mano tra pioggia e vento in una notte d’inverno”. Nelle difficoltà illumina, nella notte accende la speranza, davanti al grembo gravido di una donna custodisce la vita, sempre. È l’uomo il capolavoro di Dio, perdere questo stupore genera solo confusione e disordine interiore.
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