Apriamo gli occhi: la maternità surrogata è l’evoluzione della prostituzione

Emmanuele Di Leo, presidente della Steadfast NGO, da tempo denuncia: “La maternità surrogata è l’evoluzione della prostituzione”. Vittime di questa tratta, milioni di donne e bambini. In un documentario di sette anni fa Di Leo affermava che il fenomeno era destinato a crescere, per “il volume di affari che produce”. Le battaglie di oggi per la cosiddetta “gpa” dimostrano che aveva proprio ragione. 

Rispetto alla “prostituzione tradizionale”, la cosiddetta – eufemisticamente – “gestazione per altri” è più redditizia. Emmanuele di Leo, in un video-denuncia, a questo proposito spiega che “Se una prostituta rende al suo trafficante 57 mila euro all’anno, la maternità surrogata gliene rende 120 mila”.

Qualcuno potrebbe replicare che non in tutti i casi le donne sono sfruttate da un pappone. Ci sono Paesi (nel video si porta l’esempio degli Stati Uniti) dove la maternità surrogata si realizza dopo la firma di un regolare contratto. 

Per molti è sufficiente sapere che tutto si realizza “alla luce del sole”, nella legalità. Ciò che conterebbe, infatti, sarebbe che le donne “possano scegliere liberamente cosa fare del proprio corpo”.

La presunta libertà della madre surrogata, tuttavia, non cancella molti problemi di fondo. Nel medesimo video, a parlare è anche la bioeticista Jennifer Lahl, la quale illustra ciò che succede nelle agenzie che si occupano del “mercato dei bambini” negli Stati Uniti. 

Alle coppie (eterosessuali o omosessuali: è un fenomeno di vastissima portata) che non possono avere dei figli in modo naturale si mostrano in un catalogo le possibili mamme da “selezionare”, come succede in qualunque negozio. 

L’aspetto economico, nei siti, non viene evidenziato… Ma di quali cifre stiamo parlando? Milioni di dollari all’anno. 

Nei siti si vedono “mamme felici con i loro figli in braccio, – spiega la dott.ssa Lahl – si usano espressioni come ‘donare la vita a qualcuno’, ‘dare la vita a un angelo’. Tutto farebbe pensare che si tratti di un’esperienza meravigliosa”. 

Eppure, al di là della considerazione etica che si può avere del fatto che una donna si possa mettere “legalmente mettere in vendita”, resta inascoltato il problema dei diritti dei bambini. La maternità surrogata snatura, infatti, il legame originario tra genetrix e generatus, creando traumi nel piccolo o nella piccola. 

Leggi anche: Gay Pride a Milano e utero in affitto: presunto “diritto a un figlio” spacca la sinistra (puntofamiglia.net)

C’è un libro che ci aiuta a fare chiarezza su questo: “Generato non creato. Mistica e filosofia della nascita. La maternità surrogata e il futuro dell’umanità”, di Simone Tropea, giornalista scientifico.

L’autore nel suo testo si sofferma proprio sul legame madre-figlio, citando testi come “Maternal Care and Mental Health”, di J. Bowlby, medico che curò un documento per l’OMS sul tema della maternità e dell’attaccamento del neonato alla madre.

“Con Bowlby – spiega Tropea – attraverso un approccio scientifico integrato, la scienza contemporanea afferma definitivamente che l’esperienza psichica fondamentale, per ogni individuo umano, è la relazione con la madre. Una relazione pre-culturale, che può risultare ferita o negativamente compromessa, quando viene alterata da un contesto storico e sociale, o da un evento biografico, che produce uno strappo violento e innaturale tra genetrix e generatus, trasformandosi così nell’origine inconscia di molte patologie psichiche e fisiche”. “Se questa separazione non avvenisse in maniera graduale, in maniera tale che il soggetto sia progressivamente in grado di interiorizzarla, riconoscendo in modo positivo ciò che questa separazione significa per la costruzione della sua identità, ovvero l’unica condizione possibile per l’originalità, allora ecco che neppure si uscirebbe dal paradigma edipico”.

Nel video della Steadfast NGO è presentata anche la testimonianza di una donna, che racconta il suo dolore, dopo aver compreso che la maternità surrogata era un inganno. 

Aveva deciso di diventare madre surrogata per questioni economiche. Si è lasciata sedurre dall’idea di un guadagno importante in tempi relativamente brevi e non ha pensato ad altre implicazioni, soprattutto psicologiche. Oggi, che ha rielaborato la sua vicenda, spiega, però che “Si è trattato di un vero e proprio percorso di dolore e di lutto. Dopo il parto, quando sono tornata a casa, ho cominciato a piangere incessantemente. Era un pianto inconsolabile… Capivo che c’era qualcosa che non andava. Lo stesso dolore lo provo ancora oggi, anche a distanza di anni.”

Elisa non vede più la figlia, sebbene le fosse stato promesso che il legame sarebbe rimasto nel tempo.

Oggi sa che le parole non possono cambiare la realtà: possono camuffarla, ma non mutarla. Quella vita è cresciuta dentro di lei, si è nutrita ed è cresciuta grazie a lei. Questo l’ha cambiata, più di quanto non immaginasse. Oggi, il suo cuore ferito, sia un monito per tutti coloro che non hanno ancora occhi per vedere l’essenza della maternità.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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