SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE
Come raccontare ai bambini la festa di Maria Assunta in Cielo?
Cosa avrebbe mai potuto fare uno come Gesù per Sua madre? Come minimo renderla bellissima per sempre, salvandola dalla corruzione della carne. Come minimo chiamarla con sé in Paradiso, in tutta la sua completezza corporea, a festeggiare finalmente la gioia di lassù. La solennità dell’Assunta ai miei bimbi la racconto così…
“Mamma… ma che vuol dire festa dell’Assunta?”
È da un paio di anni che la domanda ha cominciato a fare capolino sulla bocca dei nostri bimbi e ogni anno il tiro si alza. Le spiegazioni sommarie cominciano a non bastare più. E a me – che non sono teologa e le risposte non ce le ho tutte pure volendo – dal 13 agosto sera comincia a salire la tachicardia, immaginando a quale livello di difficoltà sarà il question-time stavolta, e che voto prenderò per la mia prestazione (sperando sempre di piazzarmi attorno alla sufficienza).
Se fino a qualche tempo fa potevo dare spiegazioni semplici e basilari, del tipo “è la festa della mamma di Gesù che è in Cielo”, man mano le interrogazioni hanno iniziato a farsi più specifiche: ma Assunta che vuol dire? Chi l’ha assunta? Dove? Anche noi saremo assunti come Lei con il corpo quando moriremo? Ma Maria la porta davvero la corona, come le regine delle favole?
Ecco. Che non sono teologa l’ho già detto, perciò, per cavarmela di buon grado, invito tanto per iniziare i nostri bambini a partecipare alla processione che il 15 agosto viene organizzata nel paese di montagna dei nonni, dove la devozione popolare è ancora forte e si fa a gara come un tempo per portare a spalla la statua di Maria Santissima. Lì, col cammino lento, con i canti antichi e le preghiere, osservando le immagini che decorano gli stendardi e gli angeli bambini a sorreggere i piedi della statua della Madonna, comincia a crearsi un’idea di quello che vuol dire la festa dell’Assunta.
Maria è la nostra Madre amata, amatissima, cari bimbi miei. È anche la madre di vostra madre e di vostro padre, e dei vostri nonni, insomma proprio di tutti. Pensate che mistero grande già fin qui. Maria ha un cuore talmente immenso da bastare per farci stare dentro il mondo intero. Eppure, noi figli siamo proprio come tutti i figli, tremendamente imperfetti, con la fede acciaccatissima, penzolanti continuamente tra promesse di amore eterno e marachelle che feriscono il suo cuore. Ma allora, se noi che la amiamo così (cioè, “male”) comunque le dedichiamo le nostre preghierine, la festeggiamo portandola a spalla e le mettiamo addosso una corona d’oro come la più importante delle regine, che cosa potrà mai fare Gesù, che oltre ad essere perfetto senza marachelle e al di sopra dei nostri limiti umani è anche onnipotente?
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Cosa avrebbe potuto fare uno come Lui per Sua madre, una madre purissima che si è data tutta al figlio dal primo istante senza risparmiarsi in nulla fino a seguirlo sotto la Croce e oltre, verso la Resurrezione?
Come minimo l’ha resa bellissima per sempre, salvandola dalla corruzione della carne, e consegnandole la regalità nei cieli e sulle creature della terra.
Come minimo l’ha voluta con sé in Paradiso in tutta la sua completezza corporea a festeggiare finalmente la gioia di lassù.
La festa dell’Assunta ai miei bimbi la racconto così, la spiego in modo semplice e figurato, ma in realtà è chiaramente molto di più. È un dogma di fede su cui la Chiesa fonda le sue radici, una tradizione ampiamente diffusa sin dalle origini della cristianità che ha ricevuto dal Papa conferma solenne. È la conclusione della parabola terrena di Maria Santissima, cominciata con l’Immacolata Concezione.
E poi è anche il riconoscimento amoroso di un figlio regale che vuole sugellare il suo affetto supremo verso la madre, preservandola da ogni forma di corruzione terrena, dall’inizio alla fine.
Ecco perché non basta dire buon Ferragosto. Se togliamo di mezzo l’Assunta e ci accontentiamo di festeggiare le ferie di agosto perdiamo il ricordo del bello di questo giorno, la fiducia nella promessa che sta tra il cielo e la terra. La promessa di un Dio che non dimentica, non tradisce, ma raccoglie ogni preghiera, ognuna, sì, e premia con gioia chi lo ama mettendogli nelle mani la propria vita fino alla fine dei suoi giorni.
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