Paternità
Cosa significa essere padre? Due cartoni animati per rifletterci
Oggi proponiamo due film d’animazione per riflettere su cosa significhi per un uomo diventare padre e sulla differenza che c’è tra “custodire” e “possedere” un figlio. I titoli sono: “Cattivissimo me” e “Alla ricerca di Nemo”. Vediamo insieme perché offrono preziosi spunti di riflessione, soprattutto ai grandi.
Tutti gli uomini sono chiamati alla paternità, come tutte le donne alla maternità: ovvero a diventare “da bocche sfamate mani che sfamano”. È così che la pensa, ad esempio, don Fabio Rosini, noto presbitero romano, che spesso spiega come essere “padri” significhi molto, molto di più che generare dal punto di vista biologico. Al tema della paternità, ovvero a quella capacità di custodia che Dio ha dato all’uomo nei riguardi della sua famiglia, Rosini ha dedicato anche un libro, incentrato sulla figura di San Giuseppe, padre per eccellenza.
Esempi belli sulla paternità, tuttavia, giungono anche da “terreni più laici”, come i cartoni animati. Perché non approfittare di queste vacanze per vederli e rifletterci su? Ecco i titoli:
“Cattivissimo me”, di Pierre Coffin, Chris Renaud, Sergio Pablos (2010)
Felonius Gru, noto criminale della sua città, aspira a diventare il cattivo più famoso del mondo, questo perché sin da ragazzino ha dentro di sé una grande rabbia repressa, che lo porta ad essere dispettoso e irriguardoso verso tutti.
A monte del suo comportamento, c’è un rapporto controverso con la mamma, che lo giudica e lo denigra qualunque cosa faccia.
Gru non si è mai sentito amato dalla madre per ciò che è: ciò lo ha portato a sviluppare un profondo senso di inferiorità verso tutti e a cercare il suo riscatto, vendicandosi col mondo intero.
Ben presto tutto questo lo porterà a diventare un criminale professionista, e ad entrare persino in competizione con altri criminali, soprattutto con un “cattivo misterioso” che è riuscito a rubare una famosa piramide. Il nostro protagonista si prefisserà, allora, un obiettivo ben più ambizioso: rubare la luna.
Per portare a termine il suo piano, ha però bisogno di tre piccole aiutanti inconsapevoli. È con questo fine che andrà in un orfanotrofio e adotterà tre bambine e sorelle: Margot, Edith e Agnes.
Se all’inizio Gru è distratto e innervosito dalle loro continue ricerche di attenzioni (lui vuole solo usarle per raggiungere il suo scopo), finirà col tempo per venire catturato completamente dalla loro purezza.
Il suo cuore, indurito da anni, si scioglierà proprio grazie a queste piccole. Sono loro a riportare Gru all’essenziale, a ricordargli per cosa valga la pena vivere.
Leggi anche: “Non abbiamo tempo per annoiarci”. L’esperienza della paternità (puntofamiglia.net)
Conquistare la luna non avrà più importanza, quando avrà un saggio di danza a cui assistere. Essere cattivo non avrà più attrattiva, ora che ha qualcuno da amare e da cui essere amato davvero. In questo film d’animazione vediamo una paternità che redime. Smette di guardare “le figlie” solo in funzione sua, usandole per nutrire il suo narcisismo, e inizia a entrare in una autentica relazione con loro.
Mette finalmente una pietra sul passato e si concentra sul presente: impara cosa significa porsi al servizio dei più piccoli. E nel donarsi trova la sua vera realizzazione.
Alla ricerca di Nemo, di Andrew Stanton, Lee Unkrich (2003)
Marlin e Coral sono due pesci pagliaccio, vivono dentro un anemone sulla
grande barriera corallina. Coral, la pesciolina, ha deposto oltre 400 uova e assieme al marito aspetta con ansia che le uova si schiudano. All’improvviso, però, il loro nido d’amore viene distrutto da un barracuda, che divora tutta la famiglia, tranne Marlin e una delle 400 uova.
Marlin, che ha il cuore affranto, giura che darà il meglio di sé per crescere da solo il suo pesciolino, che chiamerà Nemo, come avrebbe tanto voluto la moglie.
Questa tragedia porta tuttavia Marlin a sviluppare un eccessivo senso di protezione verso il figlio, tanto che quest’ultimo arriverà a dirgli che non lo sopporta più. ormai cresciuto, il ragazzo si sente infatti oppresso dalle premure soffocanti del genitore, il quale gli proibisce tutto, anche le attività più normali per la sua età, al fine di evitargli ogni sorta di pericolo. Lo tiene in gabbia, in un certo senso.
Un giorno, Nemo, dopo l’ennesima discussione col padre, si allontana fino a perdersi.
La trama del film ruota proprio attorno alla ricerca di questo figlio perduto. E dopo averlo trovato, a seguito di tante peripezie, Marlin dovrà accettare che il figlio non è una sua proprietà. Capirà che un vero padre deve essere presente ma non asfissiante, un punto di riferimento, ma non il tutto del figlio; qualcuno che sa farsi parte per lasciare camminare.
Fonte da cui è tratto l’articolo: Quando la paternità cambia l’uomo: tre cartoni animati ce lo mostrano – Family And Media
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