BAMBINA SCOMPARSA
Bambina scomparsa a Firenze: la luce di Dio penetri questa vicenda dai contorni oscuri
Stiamo leggendo con molta apprensione i risvolti della ricerca della bambina di cinque anni scomparsa a Firenze, la piccola “Kata” di origini peruviane. Mentre preghiamo per Kata e per i suoi, dobbiamo ricordare che nessuno sfugge alla vista del Signore e, se siamo nelle sue mani, “nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto” (Lc 21,1).
Quanto vale ogni singola vita umana? A volte sono le tragedie a ricordarcelo. Ogni singola vita vale così tanto da smobilitare un’intera città, così tanto da essere cercata senza sosta, giorno e notte, da centinaia di persone, sia da chi svolge ricerche e indagini come lavoro, sia da chi, invece, mosso da compassione e da altruismo, ha a cuore il prossimo, chiunque egli o ella sia.
Stiamo leggendo con molta apprensione i risvolti della ricerca della bambina di cinque anni scomparsa a Firenze, la piccola “Kata” di origini peruviane, che stava giocando nel cortile di un hotel occupato abusivamente da persone senza una casa (tra cui lei, appunto, la sua mamma e il suo fratellino), quando, stando alle parole degli inquirenti, sembra essere “svanita nel nulla”.
Al momento si indaga per rapimento, per “sequestro di persona” e si apre la pista del possibile trasferimento all’estero della piccola; ad opera di chi, però, sarebbe ancora ignoto. La madre avrebbe dichiarato di avere dei sospetti su qualche inquilino dell’hotel. Le indagini proseguono nel massimo riserbo.
I genitori della piccola, intanto, sono disperati. Il papà, che sta scontando una pena in carcere, ha cercato di togliersi la vita, senza successo, mentre la mamma avrebbe ingerito della candeggina.
Mi sono messa nei loro panni: ho anche io una bambina di quasi cinque anni. Vorremmo fare tutti qualcosa, ma noi che osserviamo questa vicenda da lontano ci sentiamo impotenti. Lo siamo, di fatto, da un punto di vista materiale. Però, c’è qualcosa che possiamo e anzi dobbiamo fare: accompagnare questa famiglia, queste persone distrutte dal dolore, con la nostra preghiera.
La preghiera non è un aiuto minore, un “aiuto secondario”. Ciascuno di noi, pur nell’incredulità e nello sgomento, può chiedere che la luce di Dio penetri in questa vicenda dai contorni oscuri; e che la sua consolazione arrivi nell’intimo, dove le consolazioni umane non possono arrivare.
E mentre preghiamo per Kata e per i suoi, dobbiamo ricordare che nessuno sfugge alla vista del Signore e, se siamo nelle sue mani, “nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto” (Lc 21,1). Anche i capelli della piccola Kata sono contati, anche lei è destinata ad un amore che non avrà fine. È la sorte di ognuno, indipendentemente da quanto sia stata dura, impervia, ingiusta la vita che abbiamo vissuto.
Il demonio vuol farci credere che siamo in balìa sua, sotto il dominio della morte e della corruzione che lui stesso ha portato sulla terra. Vuol farci credere che Kata non sia così amata da Dio, visto che “non l’ha protetta”, quando, in realtà, siamo noi a dover chiedere perdono a Dio per quanto siamo capaci di fare a delle creature innocenti.
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Quando si è accecati dall’angoscia, forse si fatica a pregare, ad affidarsi, a credere che ogni singola parola del Vangelo sia vera e verrà compiuta. Eppure, non dobbiamo lasciarci rubare la speranza, né la fede.
Dio ama questa bambina, come ama ognuno di noi. E mentre scrivo questo, mi viene in mente il cuore di Gesù spezzato, sanguinante, dolorante, nell’Eucaristia. È così che lo hanno descritto, quel cuore, i medici che hanno analizzato le ostie divenute sangue e carne, a seguito di miracoli eucaristici. Dio vuole estirpare il male da questo mondo, lo sta già facendo, attraverso i tanti operatori di pace, le tante donne e i tanti uomini “assetati di giustizia”, ma i suoi tempi non sono i nostri. E soprattutto, chiede ancora di più la nostra collaborazione per farlo. Ci lascia liberi. Se qualcuno, nella sua libertà malata, ha scelto di fare del male a questa bambina, Gesù piange per lei, con lei, in lei; ma al contempo promette che nessuna afflizione resterà in eterno: “Beati coloro che piangono, perché saranno consolati” (Mt.5,4), “Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. (Gv 16, 16-20).
Una volta ho letto il commento di un teologo alla domanda: “Perché Dio è impotente di fronte al male?”. Egli rispondeva: “Il fatto che Dio non abbia ancora estirpato tutto il male dal mondo non significa che non lo farà, a tempo debito”.
Quando Gesù parla della fine del mondo, infatti, afferma che la zizzania (tutto il male seminato nel mondo) verrà bruciata nel fuoco, mentre il grano verrà raccolto e posto al sicuro, nei granai. Annuncia, inoltre, che degli scandali della terra sarà spazzato via anche il ricordo.
Fino a quel momento, mentre piangiamo ai piedi di questa nuova croce che la cronaca ci presenta (e unendola con fiducia alla croce di Cristo, la cui passione si rinnova in ogni celebrazione eucaristica), ricordiamo che nulla sfugge alla vista del Padre e che i bambini gli sono così cari da ammonirci, per mezzo del Figlio, in questo modo: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli” (Mt 18,10). Gesù dice anche: “Chi scandalizza uno di questi piccoli, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. (Mc 9,42-48)
La misericordia di Dio non cancella la Sua giustizia. E ogni cattiveria, compiuta nelle tenebre, verrà portata alla luce. Se ne ricordi chi crede che tanto male provocato resterà impunito.
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