È stata una gioia immensa ascoltare il Papa che dedicava la sua Udienza di mercoledì 7 giugno, a poche ore dal suo ricovero in ospedale per un intervento chirurgico, a santa Teresa di Gesù Bambino. E mentre parlava ad una piazza gremita di persone, accanto a lui le urne con le Reliquie della piccola santa carmelitana e dei suoi santi genitori, canonizzati proprio da Papa Francesco il 18 ottobre del 2015. “Se il suo corpo era infermo, il suo cuore era vibrante, era missionario” il Papa pone l’accento sull’ardore apostolico di questa piccola monaca, morta a soli 24 anni, che non ha mai lasciato il monastero carmelitano dove era entrata all’età di 15 anni “per salvare le anime, e soprattutto a pregare per i sacerdoti”, come lei stessa scrive alla vigilia della sua professione. 

Cosa significa che santa Teresa aveva un cuore missionario? Chi è il missionario? È colui che lascia tutto per annunciare l’incontenibile amore che sente esplodere dentro di sé. Può vivere la missione solo chi si sente profondamente amato da Dio. Teresa si lascia amare dal suo Gesù e questo purifica il suo cuore, lo libera da tutte le scorie, da ogni pretesa legittima, per amare con cuore libero e nella verità. Teresa ci insegna a volgere lo sguardo verso Gesù che “è il nostro Sole e la nostra gioia” come scrive in una lettera alla sorella Celina.

Teresa scopre e vive il segreto di ogni missione: “Tutto ciò che Gesù esige da noi è l’amore. Egli non ha affatto bisogno delle nostre opere ma soltanto del nostro amore”. La missione dunque non è fare opere, anche queste sono necessarie e meritevoli, ma tenere accesa la lampada dell’amore, coltivare l’audacia degli innamorati. È a partire da Gesù che Teresa ama le sue sorelle. “Tuttavia dalle sorelle monache spesso non fu capita: ebbe da loro “più spine che rose” – ha detto il Santo Padre – ma accettò tutto con amore, con pazienza, offrendo, insieme alla malattia, anche i giudizi e le incomprensioni. E lo fece con gioia, lo fece per i bisogni della Chiesa, perché, come diceva, fossero sparse “rose su tutti”, soprattutto sui più lontani”. Questo amore verso gli altri non si comprende senza il rapporto nuziale che Teresa vive con il suo Sposo.

Un amore che diventa poi fecondo nella maternità spirituale che Teresa vive: “La mia gioia è di lottare senza sosta per guadagnare anime a Dio”. Ella comprende che non è solo necessaria amare Dio ma condurre le anime a Dio. I santi fanno questo. Con la loro vita, le loro parole, gli scritti, le opere indicano Dio come l’unico Signore. È questa la forza attrattiva del loro cuore. La seduzione di Teresa non conduce a sé ma sempre e solo a Gesù. Un esempio che anche noi dovremmo imparare a percorrere perché è chiesto a ciascuno di avere un cuore vibrante e missionario.

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