UNIVERSO FEMMINILE

“La si chiamerà donna”: scoprire la bellezza femminile attraverso storie vere

(foto: Marilena Abate)

“Una donna cosa è chiamata ad essere? Cosa fa? Una donna mette al mondo, accoglie e dona la vita. Una donna realizza pienamente se stessa solo e nella misura in cui è madre” a dirlo è Giovanna Abbagnara, autrice di “La si chiamerà donna. Storie di figlie, spose e madri sulle tracce di Maria”, edito da Punto Famiglia. L’autrice presenta 79 storie vere di donne. “L’idea – spiega – è che insieme rappresentino un ritratto dell’universo femminile”. L’ho intervistata per capire l’anima di questo lavoro…

“La si chiamerà donna”: un libro per parlare del valore dell’universo femminile… Come nasce l’idea?

Questo libro non nasce da un preciso progetto. Negli anni mi sono accorta di avere scritto centinaia di profili di donne nei miei editoriali quotidiani. Donne incontrate attraverso il mio lavoro, attraverso i libri che ho letto, nei convegni in giro per l’Italia, nel ministero da catechista, donne che mi avevano consegnato un po’ del loro cuore, ma soprattutto della capacità – o incapacità – di generare vita. Penso, sulla soglia dei miei cinquant’anni, che sia questa la peculiarità di ogni donna: partecipare ad un pro-getto, cioè mettere al mondo, generare vita, e non solo in senso biologico. Ho capito, incontrando queste donne e scrivendo la loro storia, che una donna si realizza solo nella misura in cui è madre. 

È un po’ pericoloso oggi dire questo, non credi?

Sì, ne sono consapevole. Oggi affermare un concetto simile è severamente vietato da una cultura che vuole sganciare la dimensione generativa e procreativa dall’essere donna. La maternità è vista come una dimensione di debolezza. Ci può essere, ma non tanto da essere predominante o comunque espressione della sua autonomia decisionale (diventare mamma solo quando lo decide lei, accedere all’aborto, prendere la RU486, etc…). Perché questa necessità di dividere la donna dalla madre? Perché è chiaro che il sacrificio, l’abnegazione, la capacità di una madre di farsi da parte perché l’altro emerga, non piacciono ad una regia culturale che deve poter far girare l’economia: è controproducente. Meglio sponsorizzare l’idea di un essere femminile in forma smagliante, sexy, truccata, con un outfit all’ultima moda, l’auto potente, e la valigetta da manager in mano. E se proprio “ci scappa il figlio”, la medaglia è da dare a chi riesce a gestire bene figlio, lavoro e forma fisica, contemporaneamente. Stiamo dunque depauperando la società della presenza materna. E questo non solo ci fa camminare verso un Paese sempre più vecchio e povero economicamente, ma sta sottraendo a tutti quell’azione di cura che solo una madre sa dare. Perché lì dove c’è un dolore, una malattia, un lutto, se c’è una madre c’è già una guarigione, perché tutto diventa di nuovo possibile.

Il titolo richiama un versetto della Genesi, ma il testo non è un “trattato teologico”, bensì una serie di storie…

Sulle donne è stato scritto molto e da persone molto più qualificate ed esperte di me. Non ho mai avuto l’intenzione di proporre un saggio sulla donna. Ho scelto 79 storie tra quelle scritte in questi anni, sono profili brevi, scritti con uno stile giornalistico, ma con il cuore di chi cerca in ognuna il senso, il valore della vocazione della donna nel mondo. Ogni profilo si apre con il nome di quella donna, e una sua particolare caratteristica che ne racchiude la specificità. L’idea è che insieme rappresentino un ritratto dell’universo femminile. Il titolo è tratto da una dichiarazione d’amore stupenda che l’uomo fa alla donna nel momento in cui la guarda e prende consapevolezza che è altro da lui: “Questa volta è osso dalle mie ossa, carne della mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta” (Gn 2,23). Quello sguardo e quelle parole racchiudono la differenza tra il maschile e il femminile e nello stesso tempo la complementarità. Tutto ciò che cerca di dividere questa unità, impoverisce la società. Nel libro, mentre parlo dell’unicità e della bellezza del femminile, sottolineo questa reciprocità, altrimenti cadiamo in stereotipi culturali che non hanno valorizzato la donna, al contrario l’hanno resa più triste.

Il sottotitolo del libro è “Storie di figlie, spose e madri sulle tracce di Maria”. Che ruolo ha la figura della Madonna in questo testo?

Ho letto l’estate scorsa un libro molto bello e che consiglio a tutte le donne. È di Jo Croissant, “Il mistero della donna”, tradotto da Giovanni Marcotullio e pubblicato in Italia da Berica editrice. L’autrice porta avanti una tesi molto interessante e cioè che il cammino di liberazione di una donna passa per tre dimensioni: essere figlia, essere sposa ed essere madre. La donna perfetta, sia essa vocata al matrimonio o alla vita consacrata, è in pienezza figlia, sposa e madre. Non si può essere madri senza essere spose così come non si può essere spose se non si sperimenta la bellezza di sentirsi amate come figlie, se non ci lasciamo amare e plasmare dal Padre per divenire delle donne compiute, capaci cioè di donarsi nell’amore. Nelle storie scritte, con gli occhi della fede, ho cercato in ciascuna delle donne le tracce della donna che da piccola ho sempre avvertito come una fedele compagna di viaggio, Maria. Lei che si è lasciata raggiungere dall’amore del Padre, figlia immacolata e preservata, sposa di Giuseppe e madre di Gesù. È lei la donna da contemplare e imitare. 

Nel libro si raccontano solo storie vere, ma di che epoche stiamo parlando?

Sì, solo storie vere, reali, di donne conosciute da tutti o completamente sconosciute, ordinarie. Non seguo il filo della narrazione storica. Le “mie” donne sono vissute in epoche diverse, culture e vocazioni differenti. Giovani, bambine, spose, fidanzate, consacrate, monache… Il libro è diviso in tre sezioni: figlie, spose e madri. Ma non è una divisione antropologica, bensì una sfumatura più evidente del loro vissuto interiore perché, come dico già nell’introduzione, una donna realizza pienamente se stessa quando è aiutata o prende consapevolezza che le tre dimensioni convivono nella sua esperienza.  

Con quale storia hai deciso di aprire il volume?

Una storia un po’ complicata. È quella di Sonia, una ragazza piena di sogni e di attese che ha dovuto fare i conti con il naufragio del suo rapporto di fidanzamento e con la sua esplosiva emotività. E mentre io imparavo a fare le conserve per l’inverno, insieme abbiamo capito che l’amore è cura, pazienza, attenzione all’altro, così come Dio fa con noi. Se vi abbiamo incuriosito, ecco il link dove è possibile acquistare il testo: La si chiamerà donna (famiglia.store)




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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