Il Papa annuncia una lettera apostolica Francesco su santa Teresa di Gesù Bambino nel 150° dalla sua nascita
Durante l’Udienza Generale di mercoledì 7 giugno, il Santo Padre ha iniziato la sua catechesi dicendo: “Sono qui davanti a noi le reliquie di santa Teresa di Gesù Bambino, patrona universale delle missioni. È bello che ciò accada mentre stiamo riflettendo sulla passione per l’evangelizzazione, sullo zelo apostolico”. Le Reliquie di Teresa e dei suoi Santi genitori resteranno a Roma dal 6 al 16 giugno. Un programma ricco di eventi.
Santa Teresa di Gesù Bambino “è patrona delle missioni, – ha spiegato il Santo Padre, davanti ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro – ma non è mai stata in missione: come si spiega, questo?”.
Questa donna “era una monaca carmelitana e la sua vita fu all’insegna della piccolezza e della debolezza: lei stessa si definiva ‘un piccolo granello di sabbia’. Di salute cagionevole, morì a soli 24 anni. Ma se il suo corpo era infermo, il suo cuore era vibrante, era missionario”.
Ella ha lasciato scritto, nel proprio diario, che “il suo desiderio più grande era essere missionaria ma “non solo per qualche anno, bensì per tutta la vita,”, anzi “fino alla fine del mondo”.
Il Papa, dunque, ha raccontato che “Teresa fu ‘sorella spirituale’ di diversi missionari: dal monastero li accompagnava con le sue lettere, con la preghiera e offrendo per loro continui sacrifici. Senza apparire, intercede per le missioni, come un motore che, nascosto, dà a un veicolo la forza per andare avanti”.
Come altri santi della storia, “dalle sorelle monache spesso non fu capita: ebbe da loro “‘più spine che rose’, ma accettò tutto con amore, con pazienza, offrendo, insieme alla malattia, anche i giudizi e le incomprensioni. E lo fece con gioia, lo fece per i bisogni della Chiesa, perché, come diceva, fossero sparse ‘rose su tutti’, soprattutto sui più lontani.”.
Sue sono le parole: «Gesù è malato d’amore e […] la malattia dell’amore non si guarisce che con l’amore» (Lettera a Marie Guérin, luglio 1890). Ecco allora il proposito di ogni sua giornata: «fare amare Gesù» (Lettera a Céline, 15 ottobre 1889), intercedere perché gli altri lo amassero. Scrisse: «Vorrei salvare le anime e dimenticarmi per loro: vorrei salvarle anche dopo la mia morte» (Lettera al P. Roullan, 19 marzo 1897). Più volte disse: «Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra».
Il suo zelo era rivolto soprattutto ai peccatori, ai “lontani”.
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Il Papa ha narrato, a questo proposito, un aneddoto emblematico: “Teresa viene a conoscenza di un criminale condannato a morte per crimini orribili, si chiamava Enrico Pranzini – lei scrive il nome: ritenuto colpevole del brutale omicidio di tre persone, è destinato alla ghigliottina, ma non vuole ricevere i conforti della fede. Teresa lo prende a cuore e fa tutto ciò che può: prega in ogni modo per la sua conversione, perché lui che, con compassione fraterna, chiama «povero disgraziato Pranzini», abbia un piccolo segno di pentimento e faccia spazio alla misericordia di Dio, in cui Teresa confida ciecamente. Avviene l’esecuzione. Il giorno dopo Teresa legge sul giornale che Pranzini, appena prima di poggiare la testa nel patibolo, «a un tratto, colto da un’ispirazione improvvisa, si volta, afferra un Crocifisso che il sacerdote gli presentava e bacia per tre volte le piaghe sacre» di Gesù. La santa commenta: «Poi la sua anima andò a ricevere la sentenza misericordiosa di Colui che dichiarò che in Cielo ci sarà più gioia per un solo peccatore che fa penitenza che per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza!» (Manoscritto A, 135).!»”.
Ecco, per Papa Francesco, “la forza dell’intercessione mossa dalla carità, ecco il motore della missione”.
I missionari, infatti, di cui Teresa è patrona, “non sono solo quelli che fanno tanta strada, imparano lingue nuove, fanno opere di bene e sono bravi ad annunciare; no, missionario è anche chiunque vive, dove si trova, come strumento dell’amore di Dio; è chi fa di tutto perché, attraverso la sua testimonianza, la sua preghiera, la sua intercessione, Gesù passi ”.
Il Pontefice ha concluso la sua catechesi con questo invito: “Chiediamo alla santa – abbiamo le reliquie, qui – chiediamo alla santa la grazia di superare il nostro egoismo e chiediamo la passione di intercedere perché questa attrazione sia più grande nella gente e perché Gesù sia conosciuto e amato”.
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