25 Maggio 2023

I bambini concepiti da un atto di violenza hanno meno dignità di quelli desiderati?

Jennifer Christie è una moglie e una madre di 5 figli. Nel gennaio 2014 accettò un lavoro di due settimane fuori città come interprete. Una sera tornando in albergo, trovò un giovane ragazzo sulla soglia che la colpì con un pugno e la trascinò nella stanza dove fu violentata ripetutamente. Descrive in maniera dettagliata la vicenda in una video-testimonianza del suo blog. Rischiò anche di morire a causa di un’emorragia cerebrale ma si salvò e piano piano cercò di riprendere la sua vita quando si accorse di essere in attesa.

Non appena fu sicura chiamò il marito, lo informò dell’accaduto e lui le rispose “Tesoro, è qualcosa di bello! Questo è un dono, qualcosa di meraviglioso anche se venuto fuori da qualcosa di doloroso per noi. Noi amiamo i bambini”. I medici e gli infermieri invece continuavano a dire a Jennifer che la gravidanza era appena cominciata, bastava una pillola, con una velocissima procedura abortiva e tutto sarebbe finito. Ma Jennifer, forte anche dell’amore del marito era irremovibile: “È come chiedere a qualcuno se vuole tagliarsi una gamba. No! Perché dovrei anche solo pensarci? Non ci ha mai sfiorato l’idea”. Quel figlio è nato e vive in una famiglia felice e che lo ama.

Il dramma della guerra tra Ucraina e Russia restituisce anche la tragedia di decine di donne violentate e che si accorgono di essere in attesa del frutto di quegli atti. È una sofferenza immane, da donna non posso non sentire tutto il dolore e la nausea per questa brutalità. Non posso non denunciare ad alta voce questa grave ferita alla dignità della donna. Ma non posso non chiedermi perché di questo dramma è il figlio ad assumersi tutta la colpa. L’aborto non può essere il medicinale per la donna vittima di violenza. La violenza non si scaccia con la violenza di un altro atto. Quelle donne insieme ai loro figli sono esseri umani preziosi.

Il senso comune affranto sembra giustificare in questi casi l’accesso all’aborto. “Quel bambino le ricorderà per tutta la vita ciò che ha subito”, sento spesso. Perché ucciderlo, aiuta forse la donna a dimenticare la violenza? Si può forse dimenticare? Né lui, né la madre hanno colpe. La pietà per la donna è anche la pietà per il proprio bambino. L’aborto può solo aggravare non alleviare il suo dolore. È l’amore invece che può condurla oltre il filo spinato della tragedia. A quanti pensano che se un figlio venisse a sapere di essere stato concepito da uno stupro, rispondono Jennifer e il marito: “Quando lui chiederà “perché non me lo avete detto prima” gli diremo “A noi non importava. Tu seinostro, questo è solo un pezzettino della tua storia, ma non è quello che sei. Senza di te non saremmo le persone che siamo”. Un figlio come gli altri quattro, uguale a quelli desiderati. Solo un figlio. È difficile, lo so ma il male si scaccia solo con il bene. Non c’è altra strada.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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