Meternità

“Maternità che Capolavoro”: ragazzi con autismo alla mostra ricordano che la vita è un dono

TILT, Tu loro tutti, l’associazione di promozione sociale che si occupa di ragazzi autistici e diversamente abili, è andata in visita alla mostra “Maternità che capolavoro!”, presso il Museo Diocesano di Brescia, iniziativa che è parte del “Progetto Mater. Donna e maternità tra cura e cultura”.A raccontarci com’è andata è Annalisa Riva, membro di Tilt, e volontaria del CAV-MpV di Manerbio in provincia di Brescia.

Tilt, tu loro tutti, come nasce questa associazione?

L’associazione Tilt nasce nel 2016 da genitori come noi – il nostro primo figlio è autistico – col desiderio di poter inserire i nostri figli in una realtà in grado di dare prospettive un po’ nuove, alla fine del percorso scolastico. Sul territorio, infatti, iniziative del genere sono pochissime, quasi inesistenti.

Così nasce Tilt, che è anche una cascina, dove si possono trovare spazi adatti alle esigenze di questi ragazzi, dove poter ospitare non solo ragazzi fragili ma anche coetanei, spazi per giocare, per trovarsi, per lavorare. L’idea era di proporre una realtà per stare insieme, fare una pizzata… 

La cascina si trova un po’ fuori, in modo da non disturbare, perché i ragazzi possono essere rumorosi a volte. L’idea di base è di poterli coinvolgere anche in un percorso di tipo “lavorativo”, affiancati da coetanei, amici e volontari che possono dare una mano. Quindi non c’è solo lo spazio ricreativo, ma anche un coinvolgimento “lavorativo”, pratico, perché per ragazzi giovani il lavoro è importante, ne hanno bisogno, ne hanno diritto.

Mio figlio non può andare a lavorare, però tante cose le sa fare o può imparare a farle… Per questo nasce questa realtà, senza finanziamenti esterni, autofinanziata, che vive dei frutti del proprio lavoro. La gratificazione dei ragazzi nel vedere che il loro lavoro serve per mantenere in parte l’associazione è già un successo. Tutti i lavori che vengono fatti, come per esempio riparazione delle arnie, coltivazione dell’orto, trasformazione della frutta e della verdura, cesti di Natale… sono per il sostegno di TILT.

Mi sembra che siate pioneristici, un’associazione che considera la persona tutta intera…

Era proprio questo l’intento. Dopo aver vissuto l’esperienza scolastica, dove ci sono degli aiuti ma spesso standardizzati, noi genitori abbiamo sentito il bisogno di sperimentare percorsi nuovi, perché l’autismo richiede flessibilità. Devi provare se funziona o non funziona una tal cosa, quindi scartare, riprovare, ritentare. Di conseguenza, i tempi dovevano essere snelli. Noi siamo una realtà piccolissima, ad oggi abbiamo una quindicina di ragazzi che non sono sempre co- presenti, assistiti dagli educatori. I ragazzi si alternano, vengono o al mattino o al pomeriggio, oppure se ci sono casi particolari vengono una, due, tre volte alla settimana, dipende dalla situazione.  

Da tre anni collaboriamo col CFP Canossa di Bagnolo Mella, settore alberghiero, in questo modo il nostro progetto si è ampliato perché tutto ciò a cui noi lavoriamo in TILT può essere trasformato nelle cucine del Canossa, dove hanno strutture e ambienti adatti. I prodotti, poi, ritornano in TILT per essere finiti con etichettatura, packaging, ecc. Noi ospitiamo un gruppo di studenti del CFP Canossa, che vengono inseriti in questo progetto, Sentieri Professionali. Lavoriamo insieme in TILT, poi studenti e ragazzi di TILT vanno nella cucina della scuola, trasformano i prodotti, che infine tornano in TILT per essere finiti dai ragazzi.

È un’opportunità in più che c’è stata data, bellissima, perché si conoscono ragazzi nuovi che poi magari si inseriscono nella realtà di TILT. Durante la pandemia, in cui nessuno aveva aperto i centri estivi, i nostri volontari che avevano figli piccoli ci hanno chiesto – o meglio, implorato – di aprili per dare la possibilità ai bambini di uscire all’aperto, perché qui lo spazio è bellissimo. Quindi ci siamo aperti alla novità, abbiamo accolto una richiesta nata dall’emergenza, pur rispettando tutte le disposizioni previste; l’abbiamo fatto per due anni, poi abbiamo deciso di trasformarla in attività istituzionale ed inserirla nel progetto TILT, perché abbiamo visto che anche per i ragazzi è bello avere a fianco bambini più piccoli: apre loro mente e cuore, dà energia, quell’energia che solo i bambini hanno. 

Questo, inoltre, ci permette di sensibilizzare: facciamo vedere ai bambini che i ragazzi, anche se fragili, hanno punti di forza. Troviamo strategie per lavorare con i compagni più fragili e per i nostri ragazzi diventa un’opportunità per mostrare quello che hanno imparato, per esempio come si curano gli animali. Uno scambio molto importante che dà molte soddisfazioni.

Leggi anche: “MATER. Donne e maternità fra cura e cultura”: un progetto che valorizza la femminilità (puntofamiglia.net)


Vendete vari prodotti, anche il riso…

Sì, vendiamo vasetti di verdure, confetture, il riso, Ris-orto, da sempre. Con il CFP l’offerta di prodotti è aumentata: biscotti, sale aromatico, miele, frutta secca… Poi qualcuno ha iniziato a chiederci le bomboniere, quindi facciamo anche questo. Differenziare le attività ci permette di coinvolgere più ragazzi, perché magari c’è qualcuno che ha paura degli animali oppure non ama l’orto, quindi, diversificare permette a ciascuno di seguire le proprie propensioni; inoltre, ci permette di lavorare anche in inverno. 

L’esperienza aiuta, si colgono le opportunità che si presentano, ed è l’occasione per ampliare il progetto. Le idee vengono incontrando le persone.


Tornando alla Mostra Maternità che meraviglia! siete venuti a vederla con sei ragazzi, altrettanti educatori ed accompagnatori, perché?

Abbiamo scelto questa mostra perché nel direttivo c’è Daniele Alberti, che ci ha fatto questa proposta e noi l’abbiamo colta molto volentieri. 

Dopo anni di esperienza sappiamo che cogliere le opportunità di uscita per andare e vedere qualcosa è positivo: ci permette di inserire argomenti e stimoli nuovi. 

I ragazzi reagiscono in modo inaspettato ed è bellissimo che si aprano a tante diverse realtà. Quindi questa proposta, che riguarda il tema bellissimo della maternità, e ci ricorda che qualunque vita ha un valore inestimabile, ci è sembrata molto interessante. 

Quando si lavora con le fragilità, ma se ne capiscono le potenzialità e le abilità mi viene da dire: che bella la vita!

I nostri ragazzi sono autistici e hanno anche altre disabilità. Quindi, arrivare ad una mostra poteva essere un po’ difficile, per le luci, per i rumori, per l’ambiente nuovo. Era una sfida. Prima di partire abbiamo fatto un gioco: ognuno casualmente ha scelto una busta nella quale c’era uno dei quadri esposti. Ciascuno ha avuto la sua immagine in bianco e nero, in modo che il colore lo avrebbero visto solo nel momento in cui si entrava alla mostra; dovendo guardare attentamente senza lo stimolo del colore avrebbero dovuto osservare almeno una immagine. A ogni immagine era associata una parola da associare a sua volta all’opera. Una volta arrivati, i ragazzi sono andati alla ricerca della loro opera, poi abbiamo fatto la fotografia del ragazzo con il “suo” quadro-icona. A questo punto ogni ragazzo doveva dirci che cosa comunicasse a lui l’immagine, quale fosse il titolo scelto per il quadro… uno di loro ha scelto “cura”, un altro “amore”, un altro “carità”, un altro “benedizione”. Qualcuno, poi, come è comprensibile, non ha parlato. 

Tuttavia, due ragazzi in particolare sono stati molto coinvolti e hanno spiegato – anche nel dettaglio – la loro opera e hanno voluto commentare le opere degli altri.

È stata un’esperienza positiva, che ha portato i suoi frutti. Io sono contentissima! 

Poi abbiamo fatto un giro in Piazza Loggia, al duomo vecchio… e la Bellezza colpisce sempre! Abbiamo anche mangiato un gelato in compagnia. Recupereremo l’esperienza in altri contesti e ci lavoreremo, approfondiremo.

Da cosa nasce cosa. Si aprono sempre nuovi orizzonti!




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