UDIENZA DEL PAPA

Il Papa parla di san Francesco Saverio e spiega: “un missionario è grande quando va”

Durante l’udienza di mercoledì 17 maggio, il Papa ha continuato con il suo ciclo di catechesi sul tema “La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente”. Ha parlato di San Francesco Saverio, patrono delle missioni, e ha spiegato: “Un missionario è grande quando va…”

Proseguendo l’itinerario delle Catechesi sui “modelli esemplari di zelo apostolico”, durante la catechesi di mercoledì 17 maggio, il Papa ha ricordato che evangelizzare significa “portare avanti il nome di Gesù” e “ci sono nella storia tante donne e uomini che hanno fatto questo in modo esemplare”. 

Ha poi iniziato a presentare la figura di San Francesco Saverio, che è considerato da alcuni “il più grande missionario dei tempi moderni”, sebbene, secondo il pontefice, “non si può dire chi è il più grande, chi è il più piccolo, perché ci sono tanti missionari nascosti che anche oggi fanno tanto più di San Francesco Saverio. E Saverio è il Patrono delle missioni, come Santa Teresa del Bambin Gesù”. 

Quando abbiamo un vero missionario? Per il Papa “un missionario è grande quando va”. E “ci sono tanti, tanti, sacerdoti, laici, suore, che vanno nelle missioni, anche dall’Italia e tanti di voi. Io vedo, per esempio, quando mi presentano la storia di un sacerdote come candidato all’episcopato: ha passato dieci nella missione in tale luogo… questo è grande: uscire dalla patria per predicare il Vangelo. È lo zelo apostolico. E questo noi dobbiamo coltivare tanto”. 

Il pontefice è passato poi alla descrizione, raccontando che San Francesco Saverio è nato in una famiglia nobile ma impoverita della Navarra, nel nord della Spagna, nel 1506. È andato a studiare a Parigi – era un giovane mondano, intelligente, bravo. Lì ha incontrato Ignazio di Loyola, che gli ha fatto fare gli esercizi spirituali e la vita del giovane è cambiata. A quel punto “lascia tutta la sua carriera mondana per diventare missionario. Lui si fa gesuita, fa i voti. Poi diventa sacerdote, e va a evangelizzare, inviato in Oriente. In quel tempo i viaggi dei missionari in Oriente erano un invio verso mondi sconosciuti. E lui va, perché era pieno di zelo apostolico”.

“Parte così – ha affermato il santo Padre – il primo di una numerosa schiera di missionari appassionati dei tempi moderni, pronti a sopportare fatiche e pericoli immensi, a raggiungere terre e incontrare popoli di culture e lingue del tutto sconosciute, spinti solo dal fortissimo desiderio di far conoscere Gesù Cristo e il suo Vangelo”.

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Francesco Saverio è stato missionario circa undici anni, “i viaggi in nave a quel tempo erano durissimi, erano pericolosi. Molti morivano in viaggio per naufragi o malattie. Oggi, purtroppo, muoiono perché noi li lasciamo morire nel Mediterraneo… Saverio passa sulle navi oltre tre anni e mezzo, un terzo dell’intera durata della sua missione”.

Il santo ha viaggiato tanto “per andare in India, poi dall’India in Giappone. Arrivato a Goa, in India, la capitale dell’Oriente portoghese, la capitale culturale e anche commerciale, Saverio vi pone la sua base, ma non si ferma lì. Va ad evangelizzare i poveri pescatori della costa meridionale dell’India, insegnando catechismo e preghiere ai bambini, battezzando e curando i malati. Poi, durante una preghiera notturna presso la tomba dell’apostolo San Bartolomeo, sente di dover andare oltre l’India. Lascia in buone mani il lavoro già avviato e salpa con coraggio per le Molucche, le isole più lontane dell’arcipelago indonesiano”. 

Il Papa ha dunque elogiato il coraggio di questi santi missionari aggiungendo che quelli di oggi non sono da meno. Secondo Francesco “anche se non vanno in nave per tre mesi, vanno in aereo per 24 ore ma poi lì è lo stesso. Si deve mettere lì, e fare tanti chilometri, addentrarsi nelle foreste”. 

Francesco ha dunque citato, alla lettera, alcune parole di Francesco Saverio, che possono essere di stimolo per tutti i cristiani: “I pericoli e le sofferenze, accolti volontariamente e unicamente per amore e servizio di Dio nostro Signore, sono tesori ricchi di grandi consolazioni spirituali. Qui in pochi anni si potrebbero perdere gli occhi per le troppe lacrime di gioia!” (20 gennaio 1548). 

San Francesco Saverio voleva raggiungere anche la Cina, ma non riesce. Infatti, “egli muore alle porte della Cina, su un’isola, la piccola isola di Sancian, davanti alle coste cinesi aspettando invano di poter sbarcare sulla terraferma vicino a Canton. Il 3 dicembre 1552, muore in totale abbandono, solo un cinese è accanto a lui a vegliarlo. Così termina il viaggio terreno di Francesco Saverio”. l’uomo aveva solo 46 anni. Per il Papa, è emblematico il fatto che è partito dalla Spagna colta e arrivato al Paese più colto del mondo in quel momento, la Cina, per poi morire davanti alla grande Cina, accompagnato da un cinese. 

“La sua attività intensissima – ha concluso Francesco – è stata sempre unita alla preghiera, all’unione con Dio, mistica e contemplativa. Non lasciò la preghiera mai, perché sapeva che lì c’era la forza. Dovunque si trovava, aveva grande cura per i malati, i poveri e i bambini. Non era un missionario ‘aristocratico’: andava sempre con i più bisognosi, i bambini che erano i più bisognosi di istruzione, di catechesi, i poveri, i malati: andava proprio alle frontiere dell’assistenza dove è cresciuto in grandezza”.




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