I comportamenti degli adolescenti italiani nel periodo post pandemia sono stati presi in esame dal Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare). L’indagine, coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, ha coinvolto un campione rappresentativo in tutte le Regioni di giovani di 11, 13, 15 e 17 anni, per un totale di oltre 89.000 ragazzi e ragazze. La ricerca, che viene condotta ogni quattro anni, ha permesso un confronto con lo stato di salute di un gruppo simile di adolescenti nel 2017/2018 consentendo così una stima degli effetti della pandemia sul loro stato di salute e sui loro comportamenti.
La percentuale di ragazzi che si reputano in buona salute è sensibilmente in calo rispetto al 2017/2018. In entrambi i generi, la percezione di ‘buona’ salute diminuisce all’aumentare dell’età, risultando più bassa tra le ragazze rispetto ai coetanei maschi. Analogamente, meno della metà delle ragazze di 13 e 15 anni pensa di avere un buon benessere psicologico (43% e 32%, rispettivamente), a fronte del 73% e 64% dei coetanei maschi. Il 49% dei ragazzi e il 74% delle ragazze riferisce di presentare almeno due dei seguenti sintomi più di una volta a settimana negli ultimi sei mesi: mal di testa, di stomaco, di schiena, sentirsi giù di morale, irritabilità, nervosismo, giramenti di testa e difficoltà nell’addormentamento.
Il 18,2% dei ragazzi di 11, 13 e 15 anni è in sovrappeso e il 4,4% obeso. Il consumo quotidiano di frutta e verdura è assente o comunque lontano dalle quantità raccomandate dalle Linee Guida, mentre le bibite zuccherate/gassate sono consumate almeno una volta al giorno da oltre il 10% dei ragazzi in tutte le fasce di età, specialmente maschi. Anche il movimento risulta scarso: meno di un giovane su 10 svolge attività fisica tutti i giorni. Siamo ben lontani dalle raccomandazioni dell’OMS, per cui i giovani tra i 5 e i 17 anni dovrebbero svolgere quotidianamente almeno 60 minuti di attività motoria moderata-intensa, svolgere almeno tre volte a settimana attività fisica intensa e contemporaneamente ridurre i livelli di sedentarietà.
Gli esperti additano questo cambiamento alla pandemia, li chiamano la generazione Covid. I ragazzi cioè che hanno sofferto più degli adulti dell’isolamento e della sedentarietà di questo tempo. Senza entrare nella gestione del tempo pandemico, su cui ho già avuto modo di esprimere la mia opinione diverse volte, possiamo dirci senz’altro che le analisi sono utili e come vedo abbondano. Proprio perché hanno il merito – o dovrebbero averlo – di mettere in moto una serie di attività volte a correggere il tiro. Ma bastano?
A me sembra che, dopo le analisi e il via libera a tutti, continui a mancare un pezzo significativo: gli adulti. Persone cioè che siano condottieri, in grado cioè di con-durre. Che sappiano ascoltare, che abbiano il coraggio di dare regole quando è necessario o darsi qualche pizzicotto sulla pancia quando è ora di lasciare quell’autonomia che permette loro di crescere senza volerli proteggere ad ogni costo. La vita non è fatta solo di obiettivi da raggiungere. Anche quelli sono necessari ma nella misura in cui fanno crescere i ragazzi e accrescere il bene comune (familiare, sociale, relazionale).
Ma a questo punto le analisi andrebbero lette insieme, adulti e ragazzi, genitori e figli. Magari ci accorgeremo che tante cose sono in comune o sono il contrario di ciò che gli adulti ricercano. Come lo stare sui social in maniera compulsiva, come il titolo di studio ad ogni costo, o che il mangiare disordinato e il sovrappeso sono l’esatto contrario di un genitore che si nutre con il bilancino in mano per non ingrassare di un etto. Per il bene dei nostri adolescenti, dovremmo cominciare davvero a chiederci: cosa sto trasmettendo? Cosa portano nel cuore? Quali sono i loro sogni? Quali sono gli ideali e i loro influencer preferiti? È faticoso lo so, ma è necessario.
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