21 Aprile 2023

“Io per te non sento più niente”: le parole che distruggono

Una frase detta da una mia amica davanti ad un caffè, mi ha fatto molto riflettere: “Giovanna, prima tra me e mio marito bastava uno sguardo per comprenderci”. Secondo me è il segno che la comunicazione nella coppia non è mai stata efficace e vera. In questi anni ho imparato una cosa della vita coniugale: bisogna esprimere con concetti chiari e precisi quello che si vuole comunicare all’altro. Senza giri di parole e senza la pretesa che l’altro debba capire prima che noi parliamo solo perché tante volte lo abbiamo redarguito su questa mancanza di perspicacia.

Quando dico chiarezza e precisione, intendo non solo farsi capire ma riuscire ad aprirsi all’altro manifestando i propri sentimenti, i vissuti interiori, le perplessità e nello stesso tempo sviluppando la capacità di ascoltare e di accogliere il punto di vista dell’altro. Bisognerebbe pretendere nel fidanzamento un corso accelerato di ascolto e di comunicazione efficace. Ma, poiché anche questo, può costituire un’illusione pensando che lo studio serve da solo a risolvere il problema della comunicazione, allora dobbiamo subito dire che c’è bisogno di tanto amore e di grande disponibilità. Quelle qualità che spesso impieghiamo all’esterno e non per le relazioni davvero significative. Le migliori energie, infatti, spesso vengono investite in tanti ambiti, soprattutto professionali o se vogliamo andare all’ambiente ecclesiale, soprattutto ministeriali.

«La bocca (dell’uomo) infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (Lc 6,45) dice Gesù. In un tempo in cui la comunicazione è gridata, siamo inondati di parole, possiamo scrivere e comunicare potenzialmente in ogni istante con il mondo intero, vedo che il valore della parola nella coppia è molto diminuito, riflette quello esterno. Dobbiamo tornare all’intimità, a quello spazio in cui la comunicazione non è fatta solo di frasi organizzative sul sistema famiglia ma è capace di scendere in profondità, di far emergere parole di speranza, di confronto leale, di sincero perdono e di progettualità comune.

È necessario infatti avere un orizzonte, e non vivere la relazione alla giornata. Senza un progetto di vita la coppia è destinata a naufragare o peggio vive sull’onda dell’emotività. Il che costituisce un grande rischio, e porta a quella frase che purtroppo sento spesso: “Io per te non sento più niente”. E da questo principio giudichiamo tutto il resto. Mantenere una comunicazione via, profonda intima e soprattutto vissuta nella logica della comunione è una garanzia di unità. Certo non ci protegge dai conflitti ma ci custodisce nei conflitti perché ci permette di comprendere che anche nel litigio siamo corresponsabili cioè siamo chiamati a rispondere insieme ai bisogni, espressi o inespressi, alle difficoltà, alle cadute, senza competitività.

L’altro non è mio nemico, è il mio alleato migliore, la persona in cui ho riposto la mia fiducia. Aver già questa consapevolezza accende un senso di gratitudine: grazie perché ci sei, perché conosci tutte le mie mancanze, fragilità e non ne fai un motivo di forza, di prepotenza, di arroganza ma copri tutto con il mantello dell’amore. Impariamo questa comunicazione, difficile ma non impossibile.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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