INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA Religione a scuola: una forma di proselitismo o una frontiera di libertà? Autore articolo Di Vito Rizzo Data dell'articolo 20 Aprile 2023 Nessun commento su Religione a scuola: una forma di proselitismo o una frontiera di libertà? di Vito Rizzo La scuola, quale luogo educativo, è senza dubbio una frontiera per l’evangelizzazione; ma il ruolo dei cristiani nel contesto scolastico non può mai prescindere dal rispetto dei ruoli e della libertà degli individui. Ciò non significa che non si debba testimoniare la propria fede, significa non utilizzare il proprio ruolo per fare proselitismo… Benedetto XVI amava ricordare che l’evangelizzazione non avviene per proselitismo ma per attrazione. È qualcosa che non dovremmo mai dimenticare, ricordandoci di affidare allo spirito di Dio il compito di convertire i cuori. Ancora di più nella società di oggi dove ogni occasione è buona per il fronte laicista per dipingere la sfera religiosa, e qualunque forma di testimonianza come un’invasione nella sfera privata dell’individuo. La scuola, quale luogo educativo, quale palestra formativa della persona e delle coscienze, è senza dubbio una frontiera per l’evangelizzazione; ma appunto per questo il ruolo dei cristiani nel contesto scolastico non può mai prescindere dal rispetto dei ruoli e della libertà degli individui. Ciò non significa che non si debba testimoniare la propria fede, significa non utilizzare il proprio ruolo per fare proselitismo o per forzare esperienze spirituali che, invece, non possono essere in alcun modo imposte. Qualsiasi forma di proselitismo, ce lo insegna la storia, si trasforma in una contro-testimonianza che, nella migliore delle ipotesi “forza” la conversione, nella peggiore allontana dall’autentica esperienza di Dio. Lo spunto per questa riflessione è naturalmente la cronaca di queste settimane. Di certo, il ruolo di un’insegnante di religione cattolica non è quello di svolgere un’attività confessionale, ma piuttosto quello di favorire la conoscenza di quelle radici culturali che sono parte integrante ed essenziale dell’offerta formativa della scuola italiana. Sbaglia chi pensa di fare dell’ora di religione il classico catechismo in orario scolastico, sbaglia chi vuole impedire che ai bambini, ai ragazzi, agli adolescenti vengano offerte le ragioni delle fede. Nella scuola primaria il ruolo dell’insegnante di religione è quello di accompagnare la crescita del bambino aiutandolo a riconoscere il linguaggio di Dio nel creato e nella storia, del popolo di Israele prima e dell’intera umanità, grazie all’intervento di Gesù Cristo, poi. Farlo in maniera ludica, creando la consapevolezza delle festività civili che hanno le loro radici nella religione cristiana, insegnare a farlo in un clima di dialogo con la diversità di culture e anche di religioni che caratterizzano sempre più le nostre realtà, diventa un’occasione, anche per lo stesso insegnante, per gli alunni, per le famiglie, di far crescere la cultura del dialogo e dell’accoglienza che è data dal conoscere, riconoscere e valorizzare la propria identità. Una identità che poi, proprio nel confronto con l’altro, può aprirsi ad un reciproco arricchimento. Leggi anche: La salma di Carlo Acutis traumatizza i bambini? Alcune considerazioni (puntofamiglia.net) Nella scuola secondaria di primo grado questo percorso assume sempre più una interlocuzione con le altre forme di messaggio che invadono lo spazio di crescita umana, culturale e sociale dei ragazzi. La comprensione dei valori cristiani diventa così il modo di far crescere nella coscienza di ciascuno il senso di radici culturali e spirituali che costituiscono il tratto caratterizzante, in maniera più o meno consapevole, della cultura occidentale. Nella scuola secondaria di secondo grado l’insegnamento della religione cattolica diventa la finestra sul mondo e sulla propria sfera più intima; non perché la fede debba imporre dei comportamenti, ma perché attraverso la fede si accetti la complessità e la si affronti non rinunciando alla propria pienezza e alla propria originalità. Come amava sottolineare il beato Carlo Acutis, anche lui – ahinoi – oggetto di polemiche nelle scorse settimane, tutti nasciamo “originali” ma spesso rischiamo di diventare “fotocopie”. Scopo dell’insegnamento della religione cattolica, con l’apertura alla dimensione umana e personalistica anche in dialogo con altre culture e religioni, è scoprire che nella vita di ciascuno il Signore opera, sempre, «nel modo che Lui conosce» (GS 22). Un percorso culturale che assuma la dimensione religiosa come prospettiva di senso aiuta a scegliere chi diventare come donna, come uomo, come cittadino consapevole, nell’assoluta libertà. È questa la sfida del cristianesimo, educare all’esercizio della libertà. Il proselitismo è esercitato dalla società di massa, l’attrazione, invece, suggerisce il messaggio autentico del Vangelo nel cuore di ciascuno. La responsabilità degli insegnanti di religione è quella di saper vivere la frontiera senza cedere alla tentazione di sentirsi “sconfitti in partenza”, rinunciando così all’annuncio, alla testimonianza che, beninteso, a scuola deve essere vissuta sempre in una dimensione pedagogica e culturale. Come pure bisogna resistere alla tentazione opposta, quella di fare della cattedra un pulpito, o ancor peggio, un ambone da cui predicare e non educare. Certo, ciò non garantisce l’immunità da attacchi faziosi, strumentali e ideologici del fronte laicista che si ostina a chiedere con costante petulanza l’eliminazione di questo insegnamento, ma di certo questo approccio maieutico spunterebbe sul nascere tutte le armi ideologiche che vengono brandite da chi per snobismo o per paura non riconosce con pienezza il valore della libertà che il senso religioso aiuta ad accogliere e a coltivare. È questa la sfida della libertà che è chiamata ad assumere la scuola italiana. Agli insegnanti, agli studenti, alle famiglie il compito di farla crescere e farla vivere, facendo della comunità scolastica quella palestra educativa che si alimenta nel reciproco rispetto, nella reciproca fiducia, nella reciproca accoglienza. In fondo, per chi crede, è quello che ha insegnato Gesù… Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag adolescenti, annuncio, attrazione, bambini, Cultura, evangelizzazione, fede, Gaudium et spes, Gesù, INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA, insegnanti, MAESTRE, PROSELITISMO, Ragazzi, religione, scuola, TRASMETTERE LA FEDE Vito Rizzo Vito Rizzo è nato e vive ad Agropoli (SA). Avvocato e giornalista, autore e conduttore di programmi televisivi di informazione religiosa. È catechista, educatore di Azione Cattolica e direttore del Festival della Teologia “Incontri”. Oltre alla Laurea in Giurisprudenza all’Università “Federico II” di Napoli, ha conseguito la Laurea in Scienze Religiose presso l’ISSR “San Matteo” di Salerno e sta proseguendo gli studi teologici presso la Sezione “San Luigi” della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli. Tra le sue pubblicazioni “La Fabbrica del Talento”, Effedi editore (2012), con Milly Chiarelli “Caro Angioletto. Le preghiere con le parole dei bambini”, L’Argolibro editore (2014), con Rosa Cianciulli “Francesco. Animus Loci”, L’Argolibro editore (2018). Ha attivato un suo blog (vitorizzo.eu) su cui pubblica riflessioni e commenti e collabora alla rivista on line di tematiche familiari Punto Famiglia. Sempre con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato “Carlo Acutis – l’apostolo dei Millennials”. Visualizza archivio → ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: La preghiera sincera ti salva il matrimonio: la storia di Anna e Filippo “Noi, portate in pellegrinaggio dai santi Martin”: quattro suore si raccontano “Volevo essere pura, ma non ci riuscivo per insicurezza. 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