Una lettera aperta firmata da oltre 100 femministe è stata indirizzata alla leader del Pd per esprimere il loro «profondissimo dissenso contro la surrogazione di maternità (GpA), oggi da troppe parti raccontata come solidarietà quando invece consiste in un mercato dannoso e degradante». È interessante che la missiva arrivi da rappresentanti del progressismo, un mondo molto vicino al pensiero e alla sensibilità della Shlein. Si tratta infatti di attiviste del movimento delle donne di tutta Italia, dell’Udi, di Arcilesbica, della Libreria delle donne di Milano, della Casa delle donne di Pesaro, di alcuni centri antiviolenza e operatrici della salute delle donne.
È vero che nella lettera, le attiviste chiedono alla leader di «non lasciare questo tema alla destra, che lo distorce per piegarlo a un progetto di riaffermazione della famiglia tradizionale» ma poi spiegano in una nota: «I nati da gpa sono protetti dalla legge italiana, benché i committenti si siano recati all’estero aggirando la legge italiana la vieta. Infatti l’adozione in casi speciali (a seguito della sentenza n.79 del 2022 della Corte Costituzionale) garantisce alla creatura lo stato di figlia/o dell’adottante, realizzando il suo pieno inserimento nell’ambiente familiare».
La loro richiesta sarebbe quella di «disincentivare il ricorso alla surrogazione di maternità all’estero, proponendo una legge che permetta alle coppie etero e omosessuali e alle/ai single che lo desiderano l’adozione in tempi ragionevoli». Non ho ancora letto nessun riscontro della Shlein. Come mai? Questo significherebbe per lei schierarsi in modo aperto sull’utero in affitto? Perché sarebbe opportuno capire la lotta alle discriminazioni quale radice ha sinceramente.
Se non vogliamo parlare per ideali, parliamo dei fatti. Una coppia di Novara, che ha fatto ricorso alla pratica dell’utero in affitto in Ucraina, andrà a processo. La coppia, dopo aver commissionato tramite una clinica in Ucraina una gestante per la gravidanza, ci ha ripensato non “ritirando” mai la bambina e affidandola alle cure di una donna, una specie di tata. La coppia aveva accusato la clinica di non aver usato il seme del padre. E nonostante un test del Dna avesse confermato la paternità, non ha voluto prendersi la bambina. La tata ucraina ha denunciato la coppia facendo scattare le indagini che oggi accusano il padre di abbandono di minore. La bambina oggi vive con la famiglia adottiva e ha due anni e mezzo.
Basterebbe questo per spiegare l’assurdità di questa pratica piegata ai desideri momentanei degli adulti. Di cosa parliamo? È assurdo che qualcuno pensi ancora di dover sdoganare l’utero in affitto. Se ne sono accorte anche le femministe! È ora di aprire lo sguardo veramente sui bambini e a partire da essi. Anche quelli che in questi giorni puntano il dito contro la mamma di Enea perché lo ha abbandonato, perché non condannano le scelte che riguardano l’utero in affitto, perché non si prodigano per tutti i bambini che ancora nel grembo chiedono la possibilità di vivere? Viviamo dentro una grande ipocrisia. È ora di schierarsi per la vita, sempre.
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