17 Aprile 2023
Le conquiste di in-civiltà: l’eutanasia al di sotto dei 12 anni
L’Olanda diventerà il secondo Paese al mondo, dopo il Belgio, ad ammettere l’eutanasia anche per i bambini al di sotto dei 12 anni. Il Consiglio dei ministri dell’Aia ha dato il via libera dopo anni di dibattito e il pressing dei medici. Nel 2002 i Paesi Bassi hanno il triste primato della legalizzazione dell’eutanasia, che dal 2005 è consentita anche per i neonati entro i 12 mesi e per i ragazzi sopra i 12 anni. Nel nuovo caso specifico, bisogna che ci sia il consenso di entrambi i genitori e che si consulti un medico terzo, che valuterà i criteri e darà il via libera definitivo. Secondo il ministero, le linee guida saranno applicate a un numero molto esiguo di bimbi, tra i 5 e i 10 all’anno.
Terrificanti le parole del ministro della Salute, Ernst Kuipers, che l’anno scorso ha avanzato la proposta: «Sono lieto che, dopo un’intensa consultazione con tutte le parti coinvolte, abbiamo raggiunto una soluzione che aiuterà questi bambini malati incurabili, i loro genitori e anche i loro medici». Aiutare chi? Il ministro aggiunge: «stiamo parlando di bambini così malati che la morte è inevitabile e si prevede che moriranno presto». Non sapevo che qualcuno su questa terra abbia la capacità di prevedere precisamente la morte di qualcuno. La letteratura medica al contrario è ricca di casi sorprendenti.
Ma il problema più grande sono i giornali che fanno l’opinione pubblica e che ahimè mi lasciano sempre più basita perché presentano, sperando di indorare la pillola, il ricorso all’eutanasia “solo se molto malati e se hanno esaurito le opzioni di cura”. Chi stabilisce il “molto malato” e soprattutto così dicendo si inserisce l’eutanasia in un’opzione di cura. Ma l’azione di togliere la vita ad un altro essere umano, in questo caso un bambino, non può essere definita un’azione di cura ma solo di morte. Si elimina la persona con la scusa e l’illusione che la medicina non può fare altro. In questo modo alla medicina si applica un valore di summa scientia che va al di là del suo fine e della sua missione specifica: curare e non uccidere, accompagnare alla morte e non emettere sentenze esecutive di morte.
Possibile che non abbiamo altre risposte? Una società che condanna i suoi figli piccoli alla morte che società è? Ho visto da vicino bambini piccoli molto malati, conosco le sofferenze e le difficoltà dei genitori. Non voglio chiudere gli occhi di fronte al grande mistero del dolore. È straziante vedere un innocente soffrire, ma ancora più crudele è dirgli che gli adulti non sanno donare altra risposta che la morte. Abbiamo una responsabilità. Per quanto il loro dolore ci scandalizzi, dobbiamo prenderci cura di loro con amore e con speranza. C’è un senso. Togliere questo senso significa condannarci al Nulla. Costa fatica ma l’amore è sempre dolorosamente e profondamente doloroso. Ma in quel dolore è racchiuso un frammento di eternità. Beati quelli che riusciranno a vederlo con gli occhi del cuore.
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