EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITÀ “Vorrei aspettare il matrimonio per fare l’amore” e il ragazzo la spiazza con la sua risposta Autore articolo Di Cecilia Galatolo Data dell'articolo 14 Aprile 2023 Nessun commento su “Vorrei aspettare il matrimonio per fare l’amore” e il ragazzo la spiazza con la sua risposta di Cecilia Galatolo Lei, un po’ timorosa, gli dice: “Vorrei aspettare il matrimonio per fare l’amore: il che può voler dire un po’ di anni”. Lui le risponde: “Per te aspetterei anche tutta la vita”. Ecco la testimonianza di una coppia, sposata da sette anni e con figli, sul valore della tenerezza e dell’attesa. A parlare, a degli adolescenti che si preparavano a ricevere la Cresima, è stata la donna. Un parroco mi chiama per parlare di castità e sessualità a dei ragazzi che si preparano a ricevere la Cresima. Hanno tredici anni, qualcuno quattordici appena compiuti. Offro la mia testimonianza, cercando di non scandalizzarli (c’è chi, a quell’età, è molto avanti e chi ancora pensa al calcetto o guarda i cartoni animati). Racconto di come sono arrivata a scegliere la strada proposta dalla Chiesa: “I miei genitori mi avevano fatto questa proposta: aspettare l’uomo della mia vita, mio marito. Ma poi, in adolescenza, nessuno mi proponeva la stessa cosa. Dalle compagne di scuola ai film: chi aspettava il matrimonio per il sesso? Dove si vede questo?”. Qualcuno alza la mano e risponde: “Nei film indiani!”. “Sì, hai detto bene, infatti mi sembrava una cosa del passato o di un’altra cultura. La castità, ai miei occhi, era superata. Non apparteneva al mio tempo, alla mia generazione, al mio contesto… E così ho cambiato idea. Per tutti gli anni del liceo l’ho pensata come gli altri, mi dicevo che in fondo: perché, se fossi stata innamorata, avrei dovuto aspettare di arrivare all’altare?”. Ho aperto a quei ragazzi il mio cuore, ho spiegato loro che, dopo una relazione finita malissimo quando avevo circa diciotto anni, ho iniziato a chiedermi se i miei genitori avessero ragione. Ho pregato: “Signore: come devo vivere la sessualità? Cosa mi farà felice davvero?”. Poco tempo dopo ho incontrato una coppia a Loreto, durante un ritiro, che offriva una testimonianza. “Sono passati undici anni, ma quello che hanno detto, ragazzi, mi è entrato dentro e non mi ha più lasciato. Loro parlavano di verità e coerenza: ciò che dici con il corpo, lo devi dire anche con la vita. Con il corpo dai tutto, quando fai l’amore, ma sei pronto ad accogliere quella persona per sempre, sei pronto a sposarla? Se la risposta è no, perché le dai tutto di te con il corpo? È come fare un regalo a qualcuno e poi riprenderselo… non posso dare un bracciale d’oro a lei – ho detto indicando una ragazza in prima fila – poi ripensarci e riprendermelo. ‘Scusa, ho cambiato idea’. E il vostro corpo vale più di un bracciale d’oro!”. Quella testimonianza, per me, è stata uno spartiacque. Ha cambiato tutto il mio modo di vedere. Ho spiegato loro che quando mi sono fidanzata ho dovuto dire al mio ragazzo che avevo scelto questo anche per me: fino al matrimonio, fino a quel “sì”, non gli avrei dato tutta me stessa. Volevo dirgli “Ti appartengo” solo se nella vita lo avevo accolto per sempre. E questo non puoi dirlo a una persona con cui stai da un mese… “Temevo la sua reazione, temevo il suo sconcerto… Lui, sicuramente, non aveva mai sentito parlare di una simile possibilità. Invece sapete cosa mi ha detto? ‘Sarà difficile immagino, ma per te aspetterei anche tutta la vita!’. Non ha scelto la castità perché ne aveva capito appieno il significato (lo ha capito dopo, siamo cresciuti poi insieme in questa strada…), in quel momento voleva solo conoscermi, stare con me. E per lui valevo più del sesso. Ragazzi, dovete trovare qualcuno che vi voglia bene fino a questo punto. Che vi metta prima del sesso. La castità non uccide il rapporto, lo fa crescere. E se un ragazzo se ne va, non ti voleva abbastanza! Conosco una donna che ha circa la mia età e accumula fallimenti sentimentali perché va con i ragazzi dopo una settimana che li conosce… come fai, così, a capire chi tiene veramente a te perché sei tu e chi invece cerca solo quello?”. Leggi anche: Nuovi tabù sul sesso: ce ne parla don Alberto Ravagnani Ad un certo punto, vedendo che nessuno interagiva – li avrò traumatizzati? – ho dato loro la possibilità di scrivere su un foglio quello che pensavano. Davanti ad alcuni biglietti, lo ammetto, ho riso (“Io per ora non ci penso, devo prendere il patentino”, “Al momento mi importa solo della Juve”, “Non ho idee a riguardo”, “Per ora penso a studiare”, “Al momento amo solo il mio motorino”), qualcun altro, invece, mi ha lasciato dentro una profonda amarezza. Una ragazza ha scritto che può fare del suo corpo ciò che vuole. Qualcun altro ha detto che basta non essere troppo piccoli (dove “i piccoli” sono i ragazzini dai quattordici in giù, quindi non loro…), qualcun altro ha detto che basta farlo “sicuro”, dove la sicurezza implica solamente “usare le precauzioni”. Dai loro commenti sembrava che fossero già indottrinati e disillusi: senza nemmeno averlo già vissuto, vedevano già quel gesto come qualcosa di meccanico. Non si ponevano troppi perché, avevano risposte automatiche e già in mente che l’importante era “evitarsi guai” (ovvero figli da crescere troppo presto). Testimoniare ai giovani la bellezza dell’attesa, della tenerezza, la responsabilità verso se stessi e verso l’altro nella vita intima (“Tanto c’è il preservativo”, “tanto c’è l’aborto”), è una vera missione. E il mondo, che ci piaccia o no, arriva prima. In loro era già arrivato. Li ho guardati tutti negli occhi, pregando per ognuno di loro che potessero aprire il cuore alla bellezza e non farsi male. “Chissà, magari un seme è entrato”, mi son detta tra delusione e sconcerto. “Qualcuno, magari, dopo essersi procurato delle ferite, potrà ripensare alle mie parole come io ripensavo a quelle dei miei genitori”. “Fate bene a pensare alla Juve, adesso. – ho affermato – E non sono qui a convincervi che ho ragione. Ho solo voluto darvi un’alternativa, vi ho detto quello che ha reso felice me, poi, certo, c’è la libertà personale. Quando arriverà il vostro momento di decidere, saprete che esiste anche questa possibilità…”. Me ne stavo andando un po’ triste, lo ammetto. Non avevo trovato riscontri positivi, tranne in un paio di commenti (seppure molto stringati e non del tutto decifrabili), su venti presenti. Ho consegnato loro il mio libro, pensato per gli adolescenti, dal titolo “Amore, sesso, verginità. Le risposte (e le domande) che cerchi” (Editrice Punto Famiglia, 10 euro), poi mi stavo vestendo per andare via, quando un ragazzo mi si è avvicinato. “Posso parlarti in privato?”, “Certo!”, “Sai, mi hai colpito. Non so nemmeno cosa dirti, ma hai smosso qualcosa in me. Mi hai fatto pensare. Non credevo che si potesse vivere una cosa del genere, oggi. Credevo che non lo facesse più nessuno. Ho trovato bella la tua storia, voglio rifletterci…”. Il mio cuore ha palpitato di gioia. “Grazie Signore!”. Ho pensato: Dio, come sei generoso tu… noi cerchiamo gli applausi e i consensi; tu, invece, semini ovunque, anche se poi magari ti rifiutano. Pensavo di essere andata lì inutilmente, invece non è stato così. Se il seme gettato arriva anche in una sola persona, allora vale la pena sopportare tutti gli altri sguardi di menefreghismo o di disprezzo. E poi, in futuro, chissà. Magari i frutti si vedranno a suo tempo. Come il seme gettato in me dai miei genitori è dovuto morire sotto le ceneri del mondo e del mio cuore ferito, per germogliare, poi, più forte e robusto. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag Affettività, amore, castità, CASTITÀ PREMATRIMONIALE, CATESCHIMO, cresima, fidanzamento, Loreto, matrimonio, Parola di Dio, RITIRO, SEME, Sesso, SESSO LIBERO E SICURO, sessualità, testimonianza, verginità Cecilia Galatolo Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio. Visualizza archivio → ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: “Volevo essere pura, ma non ci riuscivo per insicurezza. Poi accadde qualcosa…” Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati: ecco le date della loro canonizzazione Causa di canonizzazione per Carlo Casini? Per Paola Binetti sarebbe segno di speranza “Papà per scelta”: quando il sentimentalismo non lascia posto a un dibattito vero Il compleanno di vostro figlio, una tappa del viaggio della vita Chi è causa del suo mal pianga se stesso? La Vigna di Rachele non la pensa così… Ero ateo, sono sacerdote: mia madre pregava che trovassi la felicità “Prof, perché va a Messa, se insegna scienze?”. Io rispondo con la storia di Enrico Medi Quando c’è vera intimità? 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