CORRISPONDENZA FAMILIARE

Il perdono coniugale, medicina per ritrovare la gioia della comunione

3 Aprile 2023

coppia

“Ogni crisi nasconde una buona notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito del cuore” afferma Papa Francesco in Amoris laetitia (231). È un invito a trasformare i piccoli conflitti in opportunità per crescere nell’amore e imparare ad esercitare l’arte del perdono. 

Nel corso degli anni, stando a stretto contatto con l’esperienza e la fatica di tanti sposi, ho notato che la vita di coppia si spegne perché nessuno dei due ha il coraggio di perdonare di cuore e ricominciare daccapo. Non si tratta solo delle situazioni più difficili in cui la conflittualità ha raggiunto livelli di esasperazione. La vita quotidiana di una coppia è attraversata da piccole e grandi ferite, contrasti che sembrano di poco conto ma, a lungo andare, generano una distanza e poco alla volta alzano muri di incomprensione. 

Togliamo subito gli equivoci. Siamo in cammino verso la beatitudine ma non viviamo (ancora) in paradiso. La conflittualità è inevitabile sia a causa dell’umana fragilità che della diversità caratteriale, senza dimenticare che l’uomo e la donna hanno una diversa sensibilità che determina spesso giudizi e scelte contrastanti. Ma se il conflitto diventa l’unico linguaggio e la contrapposizione la modalità abituale della comunicazione, l’amore viene ferito alla radice. Il desiderio della comunione, anche quello più sincero, perde vigore e s’insinua il dubbio che la comunione sia solo un sogno, un’illusione del cuore. Un ideale bello e impossibile. Se questa situazione non viene affrontata tempestivamente la comunione coniugale lascia il posto alla convivenza. Sembra un onorevole compromesso, in realtà è solo un’avvilente resa che soffoca l’amore e favorisce l’idea che l’unica soluzione sia quella della separazione. Numeri alla mano, quest’ultima ipotesi è sempre più gettonata. Purtroppo.

Nel corso del mio ministero sacerdotale ho incontrato le situazioni più diverse: amori perduti e amori ritrovati, esperienze ferite dall’individualismo e quelle che hanno fatto del noi coniugale una luminosa regola di vita; coppie zoppicanti e altre che avanzavano speditamente. Per imparare a stare insieme è necessario prendere coscienza dei propri limiti. Il cammino della comunione comincia quando gli sposi rinunciano a fare la lista dei peccati dell’altro e riconoscono la propria fragilità. È questo il primo passo di ogni celebrazione eucaristica; ed è anche il primo passo per fare della vita coniugale una liturgia. Chiedere perdono e perdonare sono due facce della stessa medaglia. Chi riconosce i suoi errori e impara a chiedere perdono, quando si scontra con i limiti del proprio coniuge, incontra meno difficoltà a perdonarlo. 

Il perdono ha il potere di risanare le inevitabili ferite della vita. 

È una medicina efficace, l’unica che restituisce agli sposi la gioia di stare insieme e di fare della vita un cammino di gioiosa complicità. 

La fede ricorda che è Dio la fonte dell’amore, quello vero e durevole. Anche il perdono trova in Dio la sua fonte. In fondo il perdono è solo una rifrazione dell’amore. È Dio che c’insegna il perdono… perdonando tutte le nostre mancanze. È questo il cuore di quell’annuncio che risuona nella Pasqua che ci apprestiamo a celebrare. In un inno pasquale Sant’Ambrogio esclama: “Dopo il perdono al ladro, chi dovrà più disperare?”. Le sue parole sono un’eco fedele di quelle dell’apostolo Paolo: “Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia” (Rom 5,20). Il peccato non è più una catena che imprigiona il desiderio di bene, è solo il segno dell’umana debolezza che accompagna i giorni della vita. Nella luce della fede il peccato ci ricorda che abbiamo bisogno di Dio. E così, invece di soffocare la speranza, il male commesso o ricevuto provoca la speranza, invita a trovare la medicina efficace per impedire al male di prevalere. 

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Per imparare a perdonare dobbiamo inginocchiarci più spesso dinanzi al sacerdote e chiedere la grazia della riconciliazione sacramentale. È un passaggio indispensabile. È importante precisare che il peccato non è un fatto privato, non ferisce solo la persona che lo commette ma anche la comunità nella quale egli vive. Il peccato ferisce anche la comunità ecclesiale, come leggiamo in un documento del Concilio Vaticano II: 

“Quelli che si accostano al sacramento della penitenza, ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui e insieme si riconciliano con la Chiesa, alla quale hanno inflitto una ferita col peccato e che coopera alla loro conversione con la carità, l'esempio e la preghiera” (Lumen gentium, 10).

Il male è una ferita: se non la curiamo tempestivamente debilita la persona e attenua la sua capacità di amare. Tutto questo ha una ricaduta negativa sulla vita coniugale e familiare. Per spezzare questa catena non basta la buona volontà, occorre la grazia di Dio, il suo amore purifica e risana il cuore dell’uomo. Nella misura in cui ricorriamo al sacramento della riconciliazione, non solo purifichiamo noi stessi dal male che ha preso dimora in noi, non solo ci fortifichiamo per resistere al male, ma riceviamo anche la forza per riedificare le rovine dell’amore e restaurare le mura della casa domestica. Il sacramento della penitenza, scrive Giovanni Paolo II, “ricostruisce e perfeziona l’alleanza coniugale e la comunione familiare” (Familiaris consortio, 58). 

Cari sposi, questi giorni che ci preparano alla celebrazione pasquale sono particolarmente rivestiti di grazia. Preparatevi insieme, lasciatevi rigenerare dal sacramento della riconciliazione, arrivate alla Pasqua mano nella mano. “Quando vi riunite spesso, le forze di Satana vengono abbattute e il suo flagello si dissolve nella concordia della fede”, scriveva sant’Ignazio di Antiochia nei primi decenni del cristianesimo. Si riferiva alla Chiesa. Ma possiamo applicare queste parole anche alla comunità coniugale e familiare. Facciamo risplendere la fede. 




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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