VOCAZIONE DEL MATRIMONIO

Siamo pronti per sposarci? Come capire se è arrivato il momento o se è bene ripensarci

Quando ci siamo sposati – racconta Alessandra di 5pani2pesci – io stavo al primo anno di università, Francesco aveva appena ottenuto un lavoro a Roma di un anno, stavamo in affitto in trenta metri quadrati davanti al campo nomadi e ci sembrava tutto a posto. Perché le nostre certezze non erano fondate né sui soldi, né sul lavoro, né sulla laurea e nemmeno sulla casa, ma su Gesù Cristo e sul cammino che avevamo fatto…”.

Come si fa a capire se siamo pronti per sposarci? È proprio la persona che ho accanto quella con cui devo andare all’altare?

YouTube mi ha suggerito – senza averlo cercato io: si sa che il web si ricorda di noi e memorizza ciò che ci interessa! – un video di 5pani2pesci, proprio dal titolo “Siamo pronti per sposarci?”.

Ho trovato molto interessante questo video perché, pur nella sua brevità, sintetizza i punti chiave per capire se si sta vivendo una relazione che può durare. 

Ecco gli aspetti fondamentali:

  1. Guardare nella stessa direzione. Occorre aver verificato se gli obiettivi sono comuni (“se una persona vuole dieci figli e l’altra vuole viaggiare per il mondo su una biciletta insieme alla moglie, le due visioni sono incompatibili”, spiega Francesco). Bisogna avere la stessa visione della vita e di come la si vuole costruire.
  2. Aver fatto un percorso per capire se la dinamica di relazione funziona nella coppia, cioè bisogna aver lavorato sui “nuclei di morte”. Se l’amore non cresce, muore. “Non esiste uno status quo, non esiste vivere di rendita in amore: esistono sempre delle dinamiche di relazione che o fanno crescere l’amore, o lo distruggono”, sostiene ancora Francesco. Bisogna saper guardare alle dinamiche sbagliate, dare loro un nome e iniziare a lavorarci.
  3. Poi, se si vuole vivere il matrimonio all’interno della Chiesa bisogna anche capire che è un sacramento (che non è una “magia”), ma è una missione all’interno della Chiesa.

Leggi anche: “Cosa significa guarire la propria affettività?”: la domanda di una lettrice (puntofamiglia.net)

Una volta lavorato su questi tre punti, – affermano i due coniugi – sposarsi è la scelta più tranquilla, più naturale, più consequenziale della vita.

Sposarsi non è, come lo dipingono molti, un “salto nel buio” (“con tua zia che magari ti dice: ‘figlia mia, non te sposà, che vedi come è andata a finire per tuo cugino, che si è divorziato…’”).

Lo stress della “scelta definitiva”, del “dopo non puoi più fare quello che ti pare” e tutti gli altri dubbi di questo tipo “ti vengono – afferma Francesco – perché non hai ancora realmente verificato la tua relazione. Il punto non è fare una curva a duecento chilometri all’ora. Il punto è: che macchina guidi? E che pilota sei? Perché fare una curva a duecento all’ora quando hai appena preso la patente, con una cinquecento rotta, beh, rischi di cappottarti… Ma se sei Alonso e stai su una formula 1, beh, è un altro discorso…”.

Il segreto spiega allora la moglie, Alessandra, è fare “un buon discernimento”. Non si tratta di essere “supereroi”, di “avere chissà quali poteri o chissà quanti soldi in banca” e nemmeno di riporre troppa sicurezza nel “lavoro fisso” e nelle “case pronte”.

“Quando ci siamo sposati – ricorda – io stavo al primo anno di università, Francesco aveva appena ottenuto un lavoro a Roma di un anno, di ritorno dalla Svizzera, stavamo in affitto in trenta metri quadrati sulla Tiburtina davanti al campo nomadi e ci sembrava tutto a posto. Perché le nostre certezze non erano fondate né sui soldi, né sul lavoro, né sulla laurea e nemmeno sulla casa, ma su Gesù Cristo, sul cammino che avevamo fatto. Sulla chiarezza di questo cammino e sulla nostra relazione che avevamo visto che funzionava, nonostante quello che siamo”.

Continua, allora: “Abbiamo capito che era il momento di sposarci perché abbiamo avuto la grazia di essere accompagnati e di chiamare per nome tutti i nodi che venivano al pettine. Abbiamo fatto verità. In questo fare verità abbiamo visto in che modo l’altro stava nelle difficoltà, in che modo l’altro affrontava un problema. Entrambi ci siamo visti maturi e ci siamo scelti davvero. La nostra scelta di sposarci non è stata semplice, era controcorrente, per l’età, per la condizione economica ecc.… ma è stata una scelta consapevole. È per questo che non ci siamo sentiti di aver fatto questo salto nel vuoto. È stato semplicemente il passo successivo della nostra relazione”.

“Non si tratta di essere perfetti – aggiunge Francesco – siamo tutti un po’ storti, ciò che conta è dare un nome alle dinamiche e iniziare a lavorarci. Dunque, qual è il momento di non sposarsi? Quando una persona si rende conto che esistono delle dinamiche di morte all’interno della relazione e l’altro non vuole lavorarci…”.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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