CORRISPONDENZA FAMILIARE

Un padre affettuoso. La testimonianza di san Luigi Martin

20 Marzo 2023

Luigi Martin e le figlie

Nella Lettera Apostolica Patris Corde (2020) Papa Francesco presenta Giuseppe di Nazaret con queste parole: “Padre amato; padre nella tenerezza; padre nell’obbedienza; padre nell’accoglienza; padre dal coraggio creativo; padre lavoratore; padre nell’ombra”. Nella luce di questa testimonianza evangelica, che Dio ha posto sulla soglia della redenzione come un raggio di luce, vorrei rileggere il ministero genitoriale di san Luigi Martin, papà di santa Teresa. 

È opportuno fare una premessa. L’educazione è un processo che chiede ad entrambi i coniugi di essere attivamente presenti, ciascuno con la sua specifica sensibilità. Insieme hanno generato i figli e insieme li aiutano a scoprire il senso e il valore della vita. In casa Martin il ruolo educativo di Zelia ha un evidente primato ma la sua opera è il frutto di un’intesa coniugale, raccoglie ed esprime un progetto comune. Luigi partecipa all’opera educativa ma lascia volentieri alla moglie il primo posto. E tuttavia, la morte precoce della sposa gli chiede di assumere la piena e totale responsabilità genitoriale. Egli risponde, come aveva sempre fatto nel corso della sua vita, con grande generosità e totale gratuità. 

Nel rileggere gli anni della sua fanciullezza Teresa di Lisieux scrive che la Provvidenza le ha dato un papà che ha saputo intrecciare accompagnare con grande affetto il suo cammino e quello delle altre sorelle: “Il cuore così tenero del Papà aveva unito all’amore che già possedeva un amore veramente materno!…” (Ms A, 13r). Queste parole, scritte quando il papà era già entrato nella vita eterna, sono un’eco di una lettera scritta sette anni prima e indirizzata proprio al genitore: “Quando penso a te, amatissimo papà mio, mi è naturale pensare al buon Dio, perché mi sembra che sia impossibile vedere sulla terra qualcuno più santo di te” (LT 58, 25 agosto 1888).

Il più accreditato sponsor della paternità di Luigi è… la moglie. Nelle sue lettere, infatti, Luigi appare come un papà premuroso e pronto a fare tutto quello che può far piacere alle figlie, come racconta Zelia in questo frammento epistolare: “Vostro padre ha finito di sistemare un’altalena. Celina è traboccante di gioia; ma bisogna vedere la piccola Teresa dondolarsi” (LF 119, 25 giugno 1874). È un papà affettuoso che ama stare con le figlie: “Tuo padre e le bambine non sono rientrate che alle dieci; si sono affrettati a raccontarmi il loro divertimento, hanno riso molto” (LF 154, 26 febbraio 1876). È un papà paziente che aiuta la piccola Teresa a dire le preghiere prima di addormentarsi (LF 145, 7 novembre 1875). Un papà che prega e digiuna per chiedere la guarigione della figlia: “Tuo padre parte questa mattina per la collina Chaumont a fare pellegrinaggio per Maria. Vuole andare e venire digiuno; ci tiene a fare penitenza affinché Dio l’esaudisca” (LT 98, 5 maggio 1873). 

Leggi anche: San Luigi Martin: quando il padre deve fare anche da madre

Per carattere Luigi è taciturno, inclinato alla vita contemplativa, desideroso di immergersi nel silenzio. E tuttavia, in casa appare di tutt’altro umore, cambia il suo carattere più istintivo, lo adatta alle esigenze delle figlie. Celina, una delle figlie, offre questa testimonianza: “sapeva rallegrare la vita del focolare”. E spiega: “Bastavamo noi stessi a divertirci e non uscivamo dalla nostra vita familiare se non per qualche serata al Circolo Cattolico”. A volte, racconta ancora Celina, il papà si divertiva a nascondere qualcosa in giardino e poi invitava le figlie a trovare l’oggetto, dicendo “fuoco” o “acqua” (Celine Martin, Incomparabili genitori, 42). In una lettera, scritta quand’era in monastero, Teresa ripensa ai momenti intessuti di allegra semplicità durante il pellegrinaggio in Italia: “Ti ricordi, papà, quando a Genova pedinavamo da lontano il sig. Benoit e gli altri? Ah, quanto ci divertivamo!” (LT 51, 18 maggio 1888). 

Alla morte della moglie, malgrado i consigli contrari degli amici più cari, scelse di lasciare Alençon, dove aveva tutte le sue amicizie, per trasferirsi a Lisieux. È Celina che offre questa testimonianza: “Parecchie persone, compreso il direttore di coscienza, gli consigliarono di metterci tutte in collegio. […] Ma l’amore delle sue figlie vinceva tutto in lui, voleva il loro bene, il loro più grande bene, senza mettere il suo sulla bilancia. Per questo, dopo aver consultato le figlie maggiori, prese la risoluzione di venire ad abitare a Lisieux, allo scopo di avvicinarsi alla moglie di mio zio, un angelo di dolcezza e di pace”. “È unicamente per voi che faccio questo sacrificio”, disse in quell’occasione a Maria e a Paolina (Celina, 37). Rinnegare sé stessi è la premessa per esercitare la paternità. 

Camminare sulle orme dei santi non significa fare esattamente come loro ma imparare da loro quello stile che ha fatto della loro vita un raggio di luce. In fondo, è questo il cuore della santità. 




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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