DONNE E VITA ECCLESIALE

Parlando di “genio femminile”: ecco perché la Chiesa non può fare a meno delle donne

All’indomani della giornata dedicata alle Donne, vogliamo ricordare il loro ruolo centrale nella vita della Chiesa, concentrandoci su due figure che hanno dato la vita per seguire il Vangelo: santa Gianna Beretta Molla e santa Teresa di Calcutta. Quali donne hanno segnato la vostra crescita nella fede? Se volete, condividetelo nei commenti.

Una volta hanno chiesto a papa Francesco se vedesse qualche possibilità di apertura al sacerdozio femminile. Il papa ha risposto che il Signore, per il sacerdozio, ha scelto degli uomini, gli apostoli, ma non per questo la donna ha un ruolo secondario nella Chiesa, anzi. 

Gesù era circondato da donne, che hanno avuto un ruolo importantissimo nella sua missione: sono loro che lo hanno accompagnato nel calvario (gli uomini non ne hanno avuto il coraggio), loro lo hanno visto risorto per prime (perché hanno continuato ad accudire Cristo, al sepolcro, anche dopo la sua morte). E, soprattutto, una donna lo ha accolto nel grembo e visto nascere.

La persona più importante della storia della salvezza – sostiene il papa – non è un uomo, non è san Pietro, per esempio, ma una donna. Senza Maria, Gesù non sarebbe proprio venuto in mezzo a noi.

Guardando Maria possiamo ricordare che le donne non devono competere con gli uomini, ma comprendere la loro peculiare missione in seno alla Chiesa. 

Cos’è tipicamente femminile? La donna sa far spazio alla vita, sa curare le ferite del cuore e della carne. Sa piangere con chi piange, come Maria sotto alla Croce.

Se il sacerdote è un altro Cristo (chiamato a far scudo, a prendere i colpi su di sé, a morire per la Chiesa) una donna è un’altra Maria (chiamata ad umanizzare la Chiesa, a mostrare il suo volto materno, ad accudire la carne sofferente). 

Non esiste competizione: la diversità, dove c’è rispetto e valorizzazione dell’unicità, è ricchezza.

Vorrei ora parlare, seppur brevemente, di due donne che per me sono state figure centrali nella mia vita di fede.

Una è stata madre di famiglia, mi riferisco a Santa Gianna Beretta Molla. Sua è la frase: “Nostro compito è rendere la verità visibile nella nostra persona, rendere la verità amabile, offrendo di noi stessi un esempio attraente. […] L’uomo che ha sempre bisogno di toccare, di sentire non si lascia facilmente conquistare da una parola. Il dire soltanto non trascina, ma il far vedere, sì!”.

E lei ha incarnato questa frase, dando l’esempio di una vita autenticamente cristiana da sposa, da madre, medico, catechista e soprattutto da figlia di Dio. Ha vissuto concretamente il Vangelo e ha lasciato un segno indelebile anche dopo la sua morte, avvenuta prematuramente per far venire alla luce la sua quarta figlia. 

Leggi anche: Gianna Beretta Molla: aggiungere la Vita ai nostri anni (puntofamiglia.net)

Gianna è una figura importantissima perché è stata la prima mamma dichiarata santa nei tempi moderni, canonizzata davanti agli commossi del marito, presente in piazza san Pietro.

L’altra figura femminile che è stata per me di grande ispirazione per la fede, è invece, Santa Teresa di Calcutta. Una madre non nella carne, ma nello spirito. Lei mi ha insegnato la bellezza della carità. Nel suo volto i malati vedevano il volto stesso di Dio. “Non so chi è il tuo Dio – le hanno detto una volta – ma se esiste, deve assomigliarti molto”.

Ovviamente, ce ne sarebbero a migliaia di donne da cui prendere ispirazione per crescere nella fede, ma lo spazio di un articolo è troppo breve. Per questo, lascio ora a voi, cari lettori, il compito di riflettere su quali donne sono state per voi dei fari del Vangelo. E, se volete, condividetelo nei commenti.

Concludo questa riflessione con una lettera stupenda, scritta alle donne da san Giovanni Paolo II nel 1995.

Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.

Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.

Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.

Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l’indispensabile contributo che dai all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.

Grazie a te, donna-consacrata, che sull’esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all’amore di Dio, aiutando la Chiesa e l’intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta «sponsale», che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.

Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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