MATURITÀ AFFETTIVA

Risolversi affettivamente: che vuol dire? La risposta da 5pani2pesci

Francesco e Alessandra sono due sposi e, passatemi il termine, “influencer” cristiani. Da anni, attraverso i social, in particolare usando il canale YouTube di 5pani2pesci (che conta quasi 13mila iscritti) aiutano i giovani a capire come vivere relazioni affettive sane, piene, vere. Un’idea di fondo che unisce i loro contenuti: per stare bene con qualcuno occorre essere risolti affettivamente. 

Spesso si sente dire che “trovare l’amore è una questione di fortuna”, o che “nessuno può sapere se una relazione durerà o meno”.

Questi due sposi, genitori di quattro figli, sfatano certi miti, sostenendo che non si tratta di avere fortuna, ma di avere gli strumenti giusti. 

L’amore ha delle sue logiche interne, tradendo le quali una relazione non può stare in piedi. E se ci sta, beh… è precaria come una capanna in mezzo ad un tornado.

Ma andiamo con ordine. Partiamo dal principio. Cosa significa risolversi affettivamente? 

C’è una domanda che viene ancora prima: cos’è l’affettività?

In un video, Francesco dii 5pani2pesci ne parla così:

L’affettività è tutto quello che riguarda la relazione, con sé stessi e con l’altro. È lo spazio in cui si dona amore e si riceve amore. Se ti rendi conto che questo spazio è contaminato, se ti rendi conto che non c’è libertà in questo luogo, che subisci le situazioni che ti accadono, vuol dire che non sei risolto nell’affettività.

Si parla tanto di amore, di quanto sia importante riceverlo e donarlo. Ecco, se non sei risolto affettivamente il tuo dono è catastrofico, per te e per gli altri. Ci sono persone che danno, danno, danno ma soltanto per colmare un vuoto e pretendono il consenso dagli altri. E pretendono che questo vuoto venga riempito dagli altri. In quel caso sto amando per avere un ruolo. Non c’è gratuità. 

Nessuno è immune da queste dinamiche, ma rendersene conto è il primo passo per lavorarci.

Se questo è l’affettività, risolversi affettivamente significa “prendersi la responsabilità della propria vita” ed essere capaci di “donare liberamente e gratuitamente il proprio amore”.

Per poter fare questo, occorre essere persone “affettivamente mature”, occorre aver messo a fuoco i propri limiti: quali sono i miei punti deboli? Dov’è che casco sempre? Visualizzare le proprie debolezze è il primo passo per “metterci mano”.

Può sembrare difficile mettere mano a delle fragilità, tantopiù se consolidate, e allora si può procedere a piccoli step.

Leggi anche: “Fidanzamento casto? Voi siete da ricovero!”. Io rispondo con un video di 5pani2pesci (puntofamiglia.net)

Il primo passo da fare è chiedersi: con che bagaglio parto? Cosa ho ricevuto da bambino, da adolescente? Come sono stato amato?

Le ferite che abbiamo ricevuto nell’infanzia non si contano, anche per chi ha avuto delle belle famiglie. Perché la vita è complessa…

Capire con che bagaglio si parte è importante. Dopodiché, non occorre stare lì a piangersi addosso perché “mi hanno amato poco” o “mi hanno amato troppo”.

Ognuno di noi ha la sua storia – spiega Alessandra – ma la tua felicità non dipende da quello che ti è successo. Bensì da cosa ci fa con quello che ti è successo. E quindi davanti a te hai due possibilità: piangerti addosso, oppure benedire la tua storia anche e soprattutto per le cose negative che sono successe. Una persona risolta affettivamente arriva a benedire e ringraziare per ogni cosa accaduta. Non perché quella sofferenza è stata una cosa buona o perché siamo dei positivi che guardano tutto al positivo, ma perché anche quella cosa così dolorosa è stata un tassello per permettermi di amare. Cerca di capire con che bagaglio parti, ma poi assumiti la responsabilità della tua vita. Che cosa ci vuoi fare con quello che hai?

Francesco poi che ricorda come, alla vigilia di una Marcia Francescana cui stava per partecipare, il frate ha detto a lui e ad altri giovani di non perdere quella occasione e di chiedere al Signore qualcosa di importante, qualcosa di grosso. E Lui chiese: “Signore, risolvi la mia affettività, curami nella mia affettività”. Si rendeva conto infatti che, pur mettendo tutta la sua buona volontà, tutte le sue storie d’amore andavano a rotoli. E anche le sue relazioni in generale erano un po’ confuse.  

Sentivo un grande vuoto, sentivo un’incapacità ad amare, ma anche a ricevere amore; quindi, in un momento di lucidità (“Spirito Santo aiutame te”) ho fatto questa richiesta e in quell’occasione ho incontrato Alessandra, ma non perché diventasse la mia ragazza, ho incontrato quella persona che mi illuminasse un po’ la strada, una compagna di viaggio. Senza saperlo, il Signore gettava le basi per curarmi affettivamente. Tornato dalla Marcia ho iniziato un cammino spirituale con un frate, il quale ha sottolineato l’importanza di fare un cammino proprio per risolvermi affettivamente. Grazie a lui ho iniziato a mettere a posto un po’ di cose nella mia vita. Solo dopo un anno ho rincontrato Alessandra e abbiamo iniziato un cammino di fidanzamento.

Qualunque cosa dobbiamo fare nella vita, – testimoniano con forza questi due simpatici e impegnatissimi sposi – il punto zero è risolversi affettivamente.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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