“La morte non è mai una soluzione”: per una cultura della vita

Si è svolto ieri sera presso l’Aula Magna dell’Ospedale Luigi Curto di Polla (SA) una interessante Tavola rotonda in preparazione alla 45esima Giornata per la Vita che si celebrerà il 5 febbraio 2023. Evento promosso dalla direzione sanitaria del presidio ospedaliero in collaborazione con la Cappellania, nelle due persone del Direttore sanitario, il dott. Pasquale Vastola e il cappellano, padre Carlo Basile.

Non è scontato che si uniscano le forze – operatori sanitari e operatori pastorali – per lavorare e riflettere insieme su temi così delicati come l’aborto e il fine-vita. Mettersi in gioco perché, la cura della persona, dall’ammalato alla donna che porta in grembo una vita, dal bambino all’anziano sia corroborata dal rispetto, dalla dignità della persona e non prescinda anche da questioni etiche, è la vera sfida dei tempi moderni. L’uomo non è solo un caso clinico, un numero, una cartella ma una persona nella sua totalità, e dunque anche nello stile delle relazioni. 

Oggi si invoca la laicità dello Stato in tutti gli enti pubblici. Bisogna subito dire che è un principio pienamente in linea con la dottrina e la storia della Chiesa. Anzi che la Chiesa è chiamata a promuovere. Il problema è che “nei tempi moderni” come ha osservato Papa Benedetto in più interventi durante il suo pontificato, la laicità ha finito con l’assumere il significato “di esclusione della religione e dei suoi simboli dalla vita pubblica mediante il loro confinamento nell’ambito del privato e della coscienza individuale”. Di più: in questo quadro di “crescente emarginazione (…) si tende a considerare la religione, ogni religione, come un fattore senza importanza, estraneo alla società moderna o addirittura destabilizzante” e si cerca di impedirne “ogni forma di rilevanza politica e culturale”. 

Si intende anche “bandire dalla vita pubblica feste e simboli religiosi in nome del rispetto nei confronti di quanti appartengono ad altre religioni, o di coloro che non credono”. Questa forma di laicismo è una grande povertà. Bisogna recuperare il ruolo e il valore di tutti gli agenti in gioco. Ciascuno è chiamato a fare la sua parte. Già parlarne con garbo è un grande segno di civiltà. 

Ha aperto la serata il saluto del Vescovo di Teggiano Policastro, Padre Antonio De Luca che ha ringraziato i convenuti e i relatori per aver promosso questo convegno in un paese “periferico” e ha anche denunciato la pericolosità del principio di autodeterminazione che di fatti allontana l’uomo proprio dallo stile di relazione a cui è chiamato.

Sono seguiti i saluti del Dott. Pasquale Vastola, direttore sanitario del presidio ospedaliero, del sindaco della città di Polla, Rag. Massimo Loviso, e del Cappellano dell’Ospedale, padre Carlo Basile che ha iniziato da pochi mesi il suo ministero di cappellano, sottolineando nel suo intervento il carattere di grande familiarità che si respira tra i reparti del presidio a testimonianza della stretta sinergia che si è fin da subito instaurata. 

In una sala gremita ha poi preso la parola il dott. Domenico Airoma, Procuratore della Repubblica di Avellino e vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino, un organismo davvero importante in termini di speculazione culturale. Il giudice, da sempre molto attento a queste tematiche si è soffermato sulla proposta di legge che estende all’essere umano concepito il riconoscimento della capacità giuridica, proposta che tanto sta facendo discutere. Il giurista ha delineato la cornice culturale in cui si colloca il dibattito intorno al concepito, ricordando che quando parliamo di cultura di vita noi diciamo che “la nostra capacità di giudizio (e dunque di fare cultura) è ispirata al principio del limite, non tutto quello che è tecnicamente possibile è moralmente lecito.  Quando diventa cultura della morte? Quando l’altro è un mezzo per realizzare i miei desideri”. Hanno ragione allora i vescovi quando scrivono nel Messaggio: “Siamo sicuri che la radice profonda dei femminicidi, della violenza sui bambini, dell’aggressività delle baby gang… non sia proprio questa cultura di crescente dissacrazione della vita?”. “C’è un’alternativa” prosegue il procuratore, “Diceva il beato giudice Rosario Livatino che per scegliere serve la luce, non si può scegliere al buio e nello stesso tempo Nessun uomo è luce a se stesso”. È possibile che il diritto torni ad essere rispettoso della vita? Si chiede il giudice. “Sì, e lo abbiamo visto negli Stati Uniti con l’annullamento da parte della Corte Suprema della sentenza nella causa Roe versus Wade che, nel 1973, ha legalizzato l’aborto. Che cos’è stato un colpo di testa? No, è stata il frutto di un processo culturale per cui la vita è diventata una cultura condivisa nella società. E a partire da questa cultura condivisa tre le associazioni, gli ospedali, la Chiesa, può rinascere la vita”. 

Il Messaggio dei Vescovi dice inoltre che: “Il turbamento di molti dinanzi alla situazione in cui tante persone e famiglie hanno vissuto la malattia e la morte in tempo di Covid ha mostrato come un approccio meramente funzionale a tali dimensioni dell’esistenza risulti del tutto insufficiente. Forse è perché abbiamo perduto la capacità di comprendere e fronteggiare il limite e il dolore che abitano l’esistenza, che crediamo di porvi rimedio attraverso la morte?”. Ha risosto a questo quesito il Prof. Aldo Bova, presidente nazionale del Forum delle Associazioni socio-sanitarie ma anche Primario emerito di Ortopedia e Traumatologia – Ospedale San Gennaro, Napoli. 

Bova ha detto che quando si parla di aborto “è necessario ricordare il bellissimo rapporto che da un punto di vista biologico e fisiologico si instaura tra una mamma e il suo bambino fin dal concepimento. Un dato da cui non si può prescindere nel dibattito culturale intorno all’interruzione di gravidanza. Ricordando anche tutto il contesto di cura e attenzioni che si instaura intorno al nascituro. Relazioni determinanti per lo sviluppo armonico della persona”. Il Professore Bova ha poi concentrato l’attenzione sul mondo degli anziani, una ricchezza incredibile per la società e per il welfare da riscoprire oggi più di ieri quando la solidarietà familiare e tra famiglie era molto più sentita.  “Nello stesso tempo bisogna mettere l’accento sulla necessità di accompagnare con amore alla morte come un processo naturale da accettare e accogliere. E la medicina è chiamata ad accompagnare questo processo con attenzione rivalutando la medicina del territorio ma non solo. Anche le comunità ecclesiali, le parrocchie, devono poter individuare i malati e rispondere alla solitudine con una strategia di amore e di cure palliative che mettono al centro la dignità della persona”. 

Il convegno si è chiuso con la toccante testimonianza del dott. Antonio Filpo, pediatra dell’Ospedale, che ha richiamato tutti alla bellezza della Vita, invitando a ripartire da quella meraviglia che è appunto l’esistenza umana. 




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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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