TRADIMENTO E VENDETTA
Shakira, tradita dal compagno, si vendica in mondovisione… ma un’altra via esiste?
Dal 2011 Shakira fa coppia con Piqué, ex calciatore spagnolo, finché lui non la tradisce. Lei confeziona una canzone composta ad hoc, insieme al video, in cui lo svergogna. Milioni di like. E i figli, 7 e 10 anni, devono assistere a tutto ciò. Senza giudicare Shakira e comprendendo il suo dolore, crediamo che un’altra via esista. Un esempio: la storia della Beata Elisabetta Canori Mora…
“Viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza, l’ora in cui la donna acquista nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto”.
Non sono le parole di un manifesto femminista, non è la battuta finale di un film sul women power. Nessun bicipite brachiale possente di donna operaia post-moderna, nessuna spada sguainata in nome della libertà contro il maschio oppressore.
Queste sono le parole, dai contenuti incendiari, del mite messaggio finale del Concilio Vaticano II.
Oneste, veraci. Parole coraggiose, soprattutto considerando che sono tirate fuori da un’assemblea di soli uomini.
Un’ammissione tutta al maschile della centralità del ruolo della donna.
Giovanni Paolo II in Mulieris Dignitatem conferma e arricchisce la visione della Chiesa nei confronti dell’influenza femminile per far girare bene le cose nel mondo.
Un’iniezione di stima potente per noi, per ciò che siamo e possiamo essere a vantaggio di tutti.
Eppure, con tanta bellezza che risuona dentro, mi capita sotto gli occhi l’ennesima notizia della saga Shakira-Piqué. E l’entusiasmo di colpo mi si affloscia.
L’ennesimo video dove questa donna bella e vincente canta mezza nuda la rabbia contro il padre dei suoi figli, paragonando se stessa ad un orologio costoso e lui a un cervello sfitto.
Milioni e milioni di like e visualizzazioni nel giro di pochi giorni, un successo spaventoso.
Cavoli, ma perché? Cosa diamine ci attrae, tanto da eccitarci per i cocci rotti di una famiglia sfasciata? Cos’è questa voglia di sangue da arena, non ne avevamo avuto abbastanza col Colosseo?
Non lo so cosa stia accadendo, o cosa accada all’uomo da 2000 anni a questa parte.
Però dalla Mulieris Dignitatem a Shakira è un volo in picchiata, libero solo in apparenza, dove noi donne facciamo la fine del gabbiano che si schianta nell’elica dell’aereo.
Per chi non conoscesse i fatti a cui accenno riassumo rapidamente la faccenda.
Shakira è una nota cantante di origine colombiana che fa coppia dal 2011 con Gerard Piqué, ex calciatore spagnolo. Dalla loro relazione (non si sono mai sposati) nascono due bambini che oggi hanno 7 e 10 anni.
Di recente viene fuori che lui ha tradito la madre dei suoi figli con una giovanissima modella a cui pare sia tutt’ora legato, da qui la crisi della coppia con un battibecco infinito tra legali per decidere la custodia dei figli. Insomma, una vicenda tristissima come tutte le situazioni in cui una relazione si sfascia e a pagarne le spese restano dei bambini senza colpa, sballottati per due continenti.
Fin qui stiamo parlando di cose drammatiche che accomunano molti, in tempi critici dove mantenere l’unione familiare è un obiettivo demodé.
Ma a suscitare una quantità spropositata di successo mediatico mondiale è stata la risposta che Shakira ha confezionato per il compagno adultero, attraverso una canzone composta ad hoc per l’occasione insieme al video di lancio che la accompagna. Il testo del brano non lascia spazio a dubbi, e nemmeno la mimica di chi lo canta.
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Tutto fa riferimento alla loro crisi e, senza mandarle a dire, Shakira lancia accuse al vetriolo a Gerard e alla nuova compagna di lui, con accostamenti di parole poco edificanti e prese per i fondelli esplicite.
La questione delle conseguenze di un tradimento esce fuori dai contorni della vendetta privata come potrebbe essere prendere a sprangate nottetempo la carrozzeria della Ferrari del fidanzato traditore.
Qui un uomo, vittima a quanto ne sappiamo delle sue pulsioni, viene ricoperto di melma dalla madre dei suoi figli a livello planetario. Con gran tornaconto economico generale.
Un grande business? Magari sì, anche.
Ma ciò che è brutalmente peggio è che il mondo applaude a tutto ciò.
Lascia l’amaro in bocca l’amplificazione di un messaggio deleterio. Devastante.
La rabbia e la vendetta sono ok, socialmente accettabili, a mali estremi, estremi rimedi.
Anche se si scende a paragonare se stesse a una Ferrari o a un Rolex, e l’amante a una Twingo o un Casio. Oggetti. Costosi o economici, ma pur sempre oggetti.
Anche se nel mezzo ci sono dei bambini, con orecchie per sentire e occhi per guardare la madre in reggiseno che insulta il loro padre a reti unificate.
Anche se c’è stato amore, e magari ancora ce n’è, e una matassa intricata di dolore da gestire per un progetto di vita sbriciolato.
Dov’è il genio femminile in tutto ciò?
Dove sono le femministe che gridano anatemi se si prova a difendere la vocazione della donna alla famiglia, e invece davanti alle donne ridotte ad oggetti da se stesse tacciono?
Dove siamo noi, chi vogliamo essere?
Davvero abbiamo talmente tanta paura del dolore da non renderlo altro che un generatore di altro dolore, di altro male?
In tutta questa storia sbagliata, penso a Mulieris Dignitatem e mi chiedo dove cavolo abbiamo nascosto la nostra dignità, e quella capacità tutta femminile di portare la luce anche nel buio più pesto, accogliendo il dolore con la forza del nostro resistergli per amore, volgendolo al bene.
Se un giorno incontro Shakira, gliela regalo, Mulieris Dignitatem.
E pure un altro libretto con la storia di Elisabetta Canori Mora. Beata per la Chiesa dal 1994, Elisabetta passò una vita a sopportare i tradimenti del marito Cristoforo, e fu talmente una santa donna da rimproverarlo sempre mitemente, perdonandolo e parlandone bene anche davanti alle loro figlie, sempre.
Lei sì che ha avuto la sua vendetta. Quella testa vuota di Cristoforo, dal giorno della morte di lei, iniziò a passare ore a piangere in Chiesa ogni giorno, inginocchiato, con la faccia nascosta nel cappello e la foto della moglie dentro. Divenne frate e sacerdote, morendo con la fama di santo, consapevole fin nelle viscere dei suoi peccati.
Questa è la vendetta vera, per una donna, per una moglie, per una madre. Mettere l’uomo davanti alla sua mancanza con amore e pazienza dove possibile, nonostante sarebbe più facile prendergli a sprangate l’auto, o parlare male di lui in pubblica piazza.
Questa è la vendetta che dura per sempre. Finire in paradiso, e farci finire pure l’uomo che si ama.
Da lì e per l’eternità, dove vuoi che scappi più?
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