“Umiliarsi a letto? È solo un gioco”: le bugie sul sesso di due influencer

coppia

La parola d’ordine, nella cultura occidentale, quando si parla di sesso, è “consensualità”. Due influencer (un uomo e una donna) affermano che ci si può anche “umiliare” a letto, se a uno dei due “piace”. Il sesso, infatti, sarebbe un “mondo a sé stante”, sospeso dal resto. Davvero è un bene trattarsi male nel contesto più intimo che ci sia al mondo?

Molte volte agiamo senza chiederci fino in fondo il perché di quello che facciamo.

Essere pienamente padroni e consapevoli delle proprie azioni è frutto di un lavoro su noi stessi.

Se questo lavoro non avviene, possiamo diventare schiavi della società (fanno tutti così, lo faccio anche io) o delle nostre emozioni non codificate (mi sento di fare così e lo faccio, anche se magari non ci sono valide ragioni).

Nella sfera della sessualità… Quanto le nostre azioni sono consapevoli, mature e responsabili?

Siamo in grado di scegliere o ci facciamo sopraffare dalle sensazioni, dalle nostre ferite affettive, dalla paura?

La parola d’ordine, nella cultura occidentale, quando si parla di sesso, è “consensualità“. 

Non è poco aver raggiunto questa premessa: ci sono paesi in cui il concetto di parità è ancora sconosciuto e la donna è vista come appendice dell’uomo.

La consensualità è una grande conquista. Va difesa e promossa come la base di ogni relazione. Il punto però è: ci basta? 

Non c’è bisogno di altro per vivere una sessualità bella, gioiosa, libera nel vero senso della parola?

La consensualità è una forma di rispetto che non deve mancare mai, ma tutto ciò che è consensuale ci fa automaticamente bene?

Poco tempo fa una nostra lettrice mi ha segnalato l’esistenza di una pagina Instagram in cui si offrono consigli sulla vita intima. 

Il succo della loro “missione” è aiutare le persone a “godere di più a letto”. Come? Dando libero sfogo – senza limiti morali – a ciò che la fantasia suggerisce.

L’importante – specificano – è che tutto avvenga in modo consensuale.

In un video affermano che ci si può anche “umiliare” a letto se a uno dei due piace. Il sesso, infatti, sarebbe un “mondo a sé stante”, dove la realtà è sospesa e dove tutto è lecito (a patto che ci sia, ormai lo avete capito, consensualità).

Ma è proprio vero che essere umiliati, insultati, offesi sotto alle lenzuola non ha un peso nella vita ed è solo un gioco?

Non sarà che se cerco e accetto una cosa del genere è perché sono fragile, insicura/o?

Leggi anche: “Il sesso può essere dono di Dio o schiavitù del demonio”. Ecco alcuni esempi… 

Se è così, allora ho bisogno che mi si dica il mio valore, ho bisogno di un rinforzo positivo non negativo. A che pro vedere infierire sulle mie debolezze?

Magari ho subito umiliazioni nella mia infanzia e non so di meritare amore, cura, custodia. 

Magari non sono mai stato guardato/a con meraviglia e sono abituato/a al disprezzo… Ma non farei meglio a chiedermi “perché mi piace essere trattata/o male?”, piuttosto che lasciarmi fare o dire di tutto, dando sic et simpliciter il mio consenso?

E se sono il carnefice, invece, da dove nasce la mia aggressività, la voglia di sopraffare e umiliare?

Forse ci sono delle questioni non risolte nella mia vita? Forse mi sono sentito/a una nullità in passato? Forse ho paura degli altri e li schiaccio prima che lo facciano loro con me?

Non sono d’accordo sul fatto che l’umiliazione a letto sia innocua. Vale quanto qualunque altro tipo di umiliazione… Anzi, forse fa ancora più male. 

Sto consegnando la mia carne a qualcuno, mi metto a nudo completamente e l’altro mi denigra. Cosa può esserci di peggio?

Non c’è giudizio per tutte quelle persone che non sanno ancora di essere diamanti e si trattano come lattine da buttare.

Il mio sdegno è per l’esistenza di pagine con 700 mila followers in cui si può affermare tranquillamente che se ti piace essere umiliato è tutto normale.

Eh no. Non è normale. È immensamente triste

Cristo ha dato il suo sangue per te: meriti di più.

La vita è una sola: abbiamo il diritto e il dovere di spenderla bene. 

Iniziamo col dire “sì sì” o “no no”.

Sì all’amore che edifica, realizza, crea. 

No al resto, che è spazzatura. Che ci sia consenso o meno.

Abbiamo la forza di andare controcorrente, di chiamare le cose col loro nome e di scegliere la luce. Sempre.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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