16 Dicembre 2022

La rinuncia del vescovo: un bene più grande da custodire

In questi giorni ho avuto la lieta notizia che un carissimo amico sacerdote è stato chiamato a servire la Chiesa nell’episcopato. Il mio cuore ha esultato di gioia conoscendo la preparazione ma anche l’umiltà di questo presbitero. Nel primo messaggio che gli ho inviato, è stato spontaneo per me augurargli di vivere il martirio, a cui il Signore lo chiamava, fino all’ultima goccia di sangue. In fondo è questo il senso di ogni vocazione: dare la vita.

Il giorno dopo ho letto la notizia e poi la lettera di padre Ivan Brient, un sacerdote francese di 50 anni, che ha ricevuto da Papa Francesco il 2 ottobre, la chiamata a diventare vescovo ausiliare della diocesi di Rennes, nella Francia occidentale. E proprio ai fedeli della diocesi dove avrebbe dovuto esercitare il suo ministero, padre Brient ha scritto lo scorso 16 novembre, per comunicare la sua decisione di rinunciare alla chiamata episcopale.

“Fratelli e sorelle della diocesi di Rennes” – scrive il sacerdote – “Il 7 ottobre è stato pubblicato ufficialmente che papa Francesco mi ha nominato vescovo ausiliare di Rennes. Il 2 ottobre, infatti, avevo risposto favorevolmente a questa chiamata in spirito di servizio, felice di poter contribuire in questa nuova missione a rendere la nostra Chiesa sempre più fedele al Vangelo di Cristo. Nei giorni seguenti si è lavorato con il Vescovo d’Ornellas e le équipes diocesane all’organizzazione dei preparativi per l’ordinazione e alla riflessione sulla mia futura missione. […] Mi sentivo lieto di servirvi nello spirito della parola di san Paolo, desiderando di farlo con un cuore rivestito di “tenerezza e bontà, umiltà, mansuetudine e pazienza” (Col 4,12) per formare insieme un solo Corpo (Col 4,15).

Ma, qualche giorno dopo, i problemi di salute mi hanno allertato e mi hanno spinto a riflettere attentamente. Dopo la consultazione, sono stati chiaramente diagnosticati segni allarmanti dell’inizio della sindrome del burnout. Questi segni mi hanno permesso di capire che da un lato ero stanco e dall’altro temevo le tensioni che questa missione mi avrebbe provocato e che avrei avuto difficoltà ad affrontarle. Due medici mi hanno fortemente consigliato di fermarmi immediatamente, altrimenti mi sarei esaurito. Dopo un attento discernimento, mi è sembrato più saggio non andare oltre in questa missione affidatami. Il fardello mi sembrava troppo pesante e non volevo correre il rischio di dover rinunciare per strada, né di non poter svolgere adeguatamente questa missione di vescovo ausiliare”.

È solo una parte di una lettera molto articolata e commovente che esprime soprattutto il senso di responsabilità di fronte a questa missione così importante. E ne dovremmo cogliere una luce per la nostra vita. In un tempo in cui c’è la tendenza a fare carriera, sapere che una persona dopo aver accolto la chiamata in obbedienza a Dio, ci ha riflettuto, ha ponderato le cose, ha costatato di non avere le energie necessarie per affrontare un compito così importante e pensando forse di diventare anche un peso per gli altri (a ragione della sua sindrome da stress), rinuncia, è una bella testimonianza.

La coscienza di un bene più grande da custodire è superiore anche all’onore di una carica così importante. Possiamo lecitamente pensare che padre Brient non si ritira per paura ma per senso di responsabilità e questo è in qualche modo una salutare provocazione in un mondo – quello ecclesiale – che potrebbe correre il rischio di essere fagocitato anch’esso dalle logiche carrieristiche. Ma anche un invito a pregare per i nostri vescovi che sono stati investiti della missione di custodire e traghettare il popolo loro affidato. Quando il 10 febbraio 2013 papa Benedetto annunciò al mondo le sue dimissioni alla fine della sua dichiarazione disse: “Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio”. Fu un atto di umiltà straordinario. Una fedeltà, che ancora oggi dopo quasi 10 anni, commuove tutti e ci ricorda il senso autentico di ogni chiamata: amare Dio e la sua Chiesa.


Vai all'archivio di "Con gli occhi della fede"




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

ANNUNCIO


Vai all'archivio di "Con gli occhi della fede"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.