CORRISPONDENZA FAMILIARE

La festa della vita

5 Dicembre 2022

“Un figlio è una grazia inestimabile. Chi accoglie la vita con generosità non solo va controcorrente ma offre una limpida testimonianza della fede”: sono le parole che don Silvio rivolge in questa lettera ad una coppia di genitori che presentano la loro figlia a Dio ringraziandolo per questo immenso dono. Una bella riflessione alla vigilia della solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, una festa che ci ricorda la bellezza e la sacralità della vita. 

Cari amici,

questa creatura è giunta in modo inaspettato, un ospite gradito e inatteso. Vi sono circostanze in cui l’accoglienza della vita genera apprensione e, qualche volta, anche un legittimo smarrimento. Ma quando è la fede che guida e illumina la coscienza tutto viene facilmente superato. La fede, infatti, apre gli occhi e ci fa riconoscere in ogni bambino un dono di Dio, anzi ci chiede di accoglierlo come una parola di Dio. La bambina che oggi presentate in questa liturgia è una parola che Dio consegna a voi, una parola da custodire con grande cura perché possa un giorno risplendere e rallegrare quella storia che Dio vuole sempre più luminosa e santa. Per realizzare i suoi progetti il buon Dio ha bisogno di noi, siete voi i suoi principali collaboratori. Avete accolto la vita e ora collaborate con Dio perché questa vita possa crescere. 

Ho voluto accennare all’iniziale turbamento per sottolineare che tante volte, quando non c’è una coscienza matura, quello smarrimento può condurre anche a soffocare la vita nel suo sorgere. Lo sappiamo per esperienza, quanti colloqui abbiamo fatto in tutti questi anni con mamme che pensavano di risolvere il problema ricorrendo all’aborto. Una scelta odiosa che purtroppo oggi accade sempre più frequentemente nel contesto di una cultura che, malgrado la retorica della solidarietà, favorisce in ogni modo la soppressione deliberata di una creatura innocente. L’essere umano perde la sua intangibile dignità e diventa un oggetto fino al punto da dare ad altri il potere di decidere se può vivere o morire. 

Dire che in questa cultura la vita diventa una cosa può sembrare esagerato ma non dobbiamo aver paura di gridare il nostro sdegno. D’altra parte, se non fosse così, non si spiegherebbe come sia possibile legittimare una legge che permette la soppressione dei bambini nel grembo materno. È una delle cose più ignobili che la modernità ha inventato, non c’è niente di peggio agli occhi di Dio che sopprimere la vita. E purtroppo ho l’impressione che ci stiamo abituando anche all’aborto. 

Lo dico anche in riferimento alla comunità ecclesiale. Mi pare che la reazione è sempre più timida, come se avessimo paura di gridare forte che la vita è un dono prezioso, lo mettiamo tra quegli impegni secondari e non ci accorgiamo che, quando la vita viene deliberatamente soppressa, il male trionfa e genera tutta un’altra serie di situazioni dolorose che portano ad amplificare il male. 

Oggi celebriamo la vita, facciamo festa con voi ma non dobbiamo dimenticare di vivere in una società che invece favorisce la morte. Quando celebriamo la vita, dobbiamo percepire in modo ancora più vivo la responsabilità di testimoniare e promuovere una cultura della vita e una prassi che favorisce l’accoglienza della vita anche nelle situazioni più difficili.

Una famiglia che accoglie la vita con generosità oggi diventa un segno di contraddizione. In una cultura in cui i figli vengono spesso percepiti come un peso e fonte di ulteriori preoccupazioni, in una cultura che invita ad accogliere i figli con il contagocce, in una cultura che accusa di incoscienza quegli sposi che accolgono tre o più figli, abbiamo bisogno di dire che è un figlio è una grazia inestimabile. Chi accoglie la vita con generosità non solo va controcorrente ma offre una limpida testimonianza della fede. 

Voi sapete bene che il nostro impegno per la vita non si ferma alla nascita ma accompagna anche negli anni successivi. Vi sono bambini che non hanno genitori capaci di prendersi cura di loro. Nelle nostre oasi di accoglienza ci sono tanti di questi bambini e ci sono genitori pronti a dare loro tutto l’affetto di cui hanno bisogno. Penso poi a tanti altri bambini che non godono di tutti quei diritti che sarebbero necessari per la crescita. Conosciamo anche queste situazioni, grazie alla nostra missione in Burkina Faso. Anche di loro ci prendiamo cura per quanto è possibile a noi. Certo, se avessimo più risorse… 

Oggi celebriamo la vita, anzi celebriamo il Dio della vita, Colui che ha dato la vita. Non dimenticate mai di essere solo strumenti di quella vita che viene da Dio e che, un giorno, tornerà a Dio. Se avete accolto la vita come un dono di Dio, impegnatevi a custodirla nel nome di Dio. Pregate e chiedete al Signore di avere tutto il necessario per testimoniare la fede e così aiutare i figli a crescere nella luce del Vangelo. 

In una sua poesia Teresa di Lisieux si presenta come un guerriero e un bambino, intreccia così due immagini radicalmente diverse. 

“Voglio amarti come un piccolo bambino / e, guerriero prode, lottare voglio. 
Come un bambino pieno di attenzioni, / Signor, colmarti voglio di carezze;
e nel campo del mio apostolato / a combattere mi lancio da soldato” 
(Gesù solo, P 36, 3).

Affidate a santa Teresa la vostra bambina, fate in modo che cresca con la coscienza di essere un piccolo bambino che non ha altre capacità se non quella di amare Gesù; e come un guerriero che deve lottare in nome della fede.
Potete intrecciare nel vostro compito educativo questi due elementi a condizione che voi per primi siate piccoli come bambini e ardenti, solerti e audaci come soldati pronti alla battaglia. Se darete questa testimonianza, senza bisogno di usare molte parole, sarete capaci di trasmettere la coscienza di fede. Ricordate sempre che la vostra testimonianza è molto più efficace di tanti libri e prepara i figli a ricevere la grazia dei sacramenti. Grazie per il vostro eccomi coniugale e genitoriale. Vi affido a Maria, Madre della Vita.




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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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