LITE TRA VICINI

“Ho litigato con la vicina di casa, la sera ho avuto una lezione sulla misericordia”

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Mi chiamo Sara e vorrei raccontarvi una lezione che ho ricevuto. Mentre scrivo, mio marito e mio suocero stanno cercando di aprire la serratura del portone dell’appartamento, chiuso dall’interno. Siamo rimasti fuori. E voi direte: che lezione è mai questa? Per capirlo dobbiamo spostarci indietro di qualche ora, quando è iniziata la mia lite con una vicina…

A volte dico a Dio che non mi ascolta, ma Lui puntualmente mi smentisce. Risponde quando vuole e come vuole, ma risponde. Ad ogni preghiera.

Mi chiamo Sara e vorrei raccontarvi una lezione che ho appena ricevuto. Mentre vi scrivo – dal cellulare – mio marito e mio suocero stanno cercando di aprire la serratura della porta di casa. Le chiavi sono rimaste appese, ma il portone dell’appartamento è chiuso dall’interno. Insomma, siamo rimasti fuori.

E voi direte: beh, che lezione è mai questa?

Per capirlo dobbiamo spostarci indietro di qualche ora.

Sono le 8 di mattina quando una persona mi scrive un messaggio decisamente antipatico in cui mi accusa di aver fatto qualcosa quando non è vero. Un semplice screzio tra vicini che però mi toglie la pace. 

Rispondo a tono, chiedendo più educazione e gentilezza a questa persona che si è svegliata con la luna storta. Poi, con risentimento, vado a messa e, consapevole di non nutrire buoni sentimenti per quella persona, chiedo a Dio di aiutarmi ad avere misericordia e di far sì che il mio cuore sia in pace.

Uscita dalla messa vedo sul cellulare che quella persona mi ha risposto peggio di prima.

Che sfrontatezza. Perché non è umile? Perché non mi rispetta? Dovrebbe scusarsi – perché ha torto! – invece pretende la ragione.

Passo la giornata a sfogarmi con mio marito e un’amica. Permetto a quello screzio di togliermi la pace per molte ore.

Faccio tutto ciò che devo – lavoro, gestire i bimbi, tenere in ordine la casa – ma con un cuore pieno di rancore.

Ho da ridire pure con Dio: “Ti avevo chiesto sentimenti di pace, perché non me li dai?”

Nel frattempo, però, copio e incollo alla mia amica le frasi poco carine della mia vicina, per mostrare quanto sia psicopatica. Alimento il risentimento, insomma.

Come se non dovessimo lavorare anche noi, come se non dovessimo faticare per costruire la pace e per far spazio al grano, così da soffocare la zizzania…

Quanta poca fede ho in un Dio che ha promesso di difenderci… se rinunciamo a farlo noi con le nostre spade (che nel mio caso è la lingua)!

Ho anche dato in cuor mio a quella donna della stupida: “Se fosse una persona ragionevole non mi tratterebbe così… Come si permette?”

Leggi anche: L’era della misericordia – Punto Famiglia

E lo ammetto: mi sono sentita migliore di lei. “Io ho studiato, lei no”. “Io sono rispettosa di Dio, lei bestemmia: l’ho sentita io con le mie orecchie”. “Io quando scrivo un messaggio penso mille volte a cosa dire, lei agisce di impulso passando da ridicola”.

Come il fariseo che si crede migliore del pubblicano, io mi sentivo migliore di lei …finché, di ritorno da casa di mio padre dove eravamo stati a cena, non ci accorgiamo della nostra grave dimenticanza. La porta di casa è irrimediabilmente chiusa, perché le chiavi sono rimaste su, ma all’interno. 

Abbiamo due figli in macchina che dormono e hanno bisogno di un letto.

Che fare? Chiamiamo i suoceri che non abitano molto distante e qui arriva la lezione: loro, invece di farci sentire stupidi e farci pagare l’errore, ci accolgono in casa con i nostri bimbi. 

Ci offrono letti, pigiami, dentifricio e spazzolini, dicendoci di stare tranquilli, che tutti possono sbagliare.

Nel nostro errore abbiamo trovato misericordia. Subito.

Una volta avevo ascoltato una catechesi di don Fabio Rosini in cui diceva che per essere misericordiosi con gli altri occorre riconoscere quanto noi per primi abbiamo bisogno di misericordia.

Per accettare i limiti degli altri dobbiamo riconoscere i nostri…

E per accogliere gli altri dobbiamo saper vedere quante volte riceviamo immeritata accoglienza da Dio e da chi ci vuole bene. Come è successo a noi stasera.

So che la reazione normale è imprecare quando succedono queste cose. Non piace a nessuno rimanere chiusi fuori. Eppure, io ho sentito pace per la prima volta in questa giornata.

Ho smesso di impugnare la spada. Perché ho capito che quella persona non è perfetta. Ha oggettivamente sbagliato con me. Ma chi non sbaglia?

Ho provato pace in quell’umiliazione, perché mi ha fatto scendere dalla cattedra dove non avevo il diritto di stare.

Chi sono io per giudicare i limiti della mia vicina? Ha davvero sbagliato e io fatto bene a farglielo notare (quando non sfocia in superbia, in malalingua, in risentimento prolungato si chiama “correzione fraterna”), ma chi mi autorizza ad essere presuntuosa? Chi mi autorizza a guardarla come se non valesse nulla? 

Al giudizio su di lei penserà Dio. Non spetta a me. Io posso solo ringraziare perché quando per la mia stupidità resto fuori dalla porta, c’è sempre qualcuno pronto a darmi un’altra possibilità. E il primo è Dio… in ogni confessione.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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