Testimonianza
“Ero un duro, mettevo paura. Poi ho capito di essere amato e tutto è cambiato”: la storia di Andrea (parte 2)
Andrea faceva uso di droghe e aveva una proficua attività di spaccio. Le risse ai bordi della strada erano la normalità per lui. Si accompagna, si sposa, divorzia. Minaccia perfino la sua ex, che impaurita scappa in Spagna. Genera dei figli, ma non sa prendersene cura.
Fino a trentatré anni ha vissuto nel buio pesto del peccato. Poi la luce. Una chiamata. Capisce di essere un figlio amato e tutto cambia… oggi per le strade ci va con l’Eucaristia.
Qualche giorno fa ho iniziato a raccontarvi la storia di Andrea: un uomo che ha incontrato il Signore dopo anni travagliati e segnati da grandi sofferenze. La fede lo ha cambiato in ogni aspetto, il suo cuore è risorto e oggi è un testimone luminoso per tanti. Prima di convertirsi, però, è sprofondato veramente nelle tenebre: le più oscure che si possano immaginare.
A diciannove anni la sua vita non ha una direzione: si dedica allo sport (fino a diventare campione nazionale e mondiale di sport da combattimento, in particolare kick boxing), ma nel frattempo fa uso di droghe e ha una proficua attività di spaccio. Le risse ai bordi della strada sono la normalità per lui: “Già da piccolo uscivo di casa – racconta – e andavo in cerca di una lite, per sfogarmi. Volevo una scusa per menare”. Oggi, in quelle stesse strade, ci va con Gesù Eucaristia, ma ci arriveremo.
Torniamo al suo passato, ora, per capire come nel buio pesto di una vita dissoluta lo ha raggiunto la luce. Nel mondo del pugilato conosce una donna, di otto anni più grande, dalla quale ha un figlio. La compagna non sa nulla della sua “seconda vita”, quella notturna, quella fatta di droga e di spaccio. Quando scopre la verità, lo minaccia di togliergli il figlio per sempre. “Devi farti aiutare, devi disintossicarti, altrimenti scordati il bambino!”.
È in quel momento che sente il desiderio di cambiare, non vuole perdere il suo bimbo. Entra in una comunità, quando il piccolo ha solo otto mesi. È in quel periodo che inizia un percorso di guarigione: gli viene assegnata come cura la psicoterapia. Il papà e la mamma non mancano neppure un sabato all’incontro con i parenti, portando con loro anche il nipotino. “Mio padre è stato duro, – ammette – ma se c’era da togliersi il pane dalla bocca per noi figli lo ha sempre fatto. Oggi ti dico che voglio bene a mio padre”.
Leggi anche: “Vivevo di spaccio, ma pensando a Dio mi sentivo inquieto”: la storia di Andrea (parte 1) (puntofamiglia.net)
In comunità trascorre mesi difficili, ma dopo circa un anno riesce finalmente a distaccarsi dalle sostanze e ad acquistare un po’ di serenità. La serenità, però, purtroppo, dura poco. Uscito dalla comunità torna a vivere con la sua compagna nella famiglia di lei, una famiglia matriarcale, dove a prendere le decisioni sono la mamma e la nonna della donna.
La mancanza di spazi per la coppia e le continue ingerenze fanno saltare gli equilibri. Andrea ricade nelle sostanze e la donna, dopo alcuni mesi di convivenza, lo caccia di casa, dicendogli che non vuole più sapere nulla di lui e che non gli farà più vedere il bambino. A quel punto Andrea impazzisce: passa quattro giorni e quattro notti per strada, cercando quasi un modo per farsi arrestare, così da non doversi più preoccupare di vivere. I fratelli, però, lo trovano e lo riportano a casa praticamente svenuto.
Inizia una fase di rassegnazione: “Non ho fatto uso del sesso, in quel periodo, ne ho fatto un abuso. Andavo con tutte le donne che mi capitavano. Ero anche un bel ragazzo in quel periodo, non avevo problemi a trovarne, ma non mi legavo. Non guardavo in faccia a nessuna. Non baciavo nessuna. Non abbracciavo. Non credevo proprio più nell’amore… Ogni tanto avevo degli incontri protetti con mio figlio, ma era uno strazio vederlo in una stanza a vetri, sorvegliato dalla polizia… era così imbarazzante spiegargli che suo padre era incapace di essere padre, che ho preferito dar retta alla madre e ho smesso di vederlo, credendo che sarebbe stato meglio senza di me… Nel frattempo avevo cominciato a lavorare con mio padre, ma avevo anche ripreso la mia attività di spaccio.
Dopo un po’ di tempo ho conosciuto Francesca, di lei mi sono innamorato. Ho messo in chiaro chi ero, che mi drogavo e che non avevo intenzione di smettere. Lei ha accettato la mia condizione, anzi si drogava a sua volta. Ci siamo persino sposati, ma è stato un altro flop… Quando non sei in te, come fai a far funzionare una relazione? Lei ha iniziato a tradirmi e io, quando l’ho saputo, ho cercato vendetta. Nella mentalità di certi ambienti l’uomo non può essere infamato in questo modo. Ha ottenuto il divorzio civile come voleva (il giorno della sentenza lo ricordo bene perché mi sono tagliato i polsi e la pancia con un coltello per la disperazione), ma ho messo così paura a lei e al suo nuovo compagno con le mie minacce che sono emigrati in Spagna, con tutte le loro famiglie.
Cinque anni fa nasce la mia seconda bambina, avuta con l’ennesima donna capitata nella mia vita disastrosa, ma con lei mi separo quando è ormai giunto il termine della gravidanza. Io non riuscivo a occuparmi di loro come avrei voluto: ero ancora pieno di rabbia, preso perlopiù dallo sport, ero fatto di droga e impegnato a spacciare. – fa una pausa – Quanto è potente Gesù Cristo! – mi dice Andrea, con le lacrime agli occhi – Il Signore è venuto a prendermi fin lì, capisci? Fin nell’abisso…”.
Come? Se avete pazienza, ve lo racconto la prossima settimana…
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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