Sorrisi e battiti del cuore che fanno “scandalo”

ecografia

Francia, Ungheria e altri Paesi europei hanno paura della felicità dei bambini con sindrome di Down e del battito di quelli nel grembo della donna. Ma perché tutto questo accanimento contro la vita? Sarà che la verità fa molta paura?

La Fondazione Jérôme Lejeune, il grande scienziato francese che scoprì la causa della sindrome di Down (la trisomia del cromosoma 21), fece ricorso tempo fa perché si potesse vedere il video intitolato “Cara futura mamma”. Nel bel video si mostrava la felicità delle persone affette dalla sindrome di Down, e fu realizzato in occasione della Giornata Internazionale della Sindrome di Down del 2014. Ma il Consiglio Superiore Audiovisivo (CSA) francese decise che il video non poteva comparire alla televisione francese, ed è stato censurato. Perché? 

Perché “non può non essere considerato come un messaggio di interesse generale” e perché “rivolgendosi a una futura mamma, il suo scopo può sembrare ambiguo e non suscitare un sostegno spontaneo e consensuale”, e viene ritenuto “inappropriato” perché quella felicità “avrebbe probabilmente disturbato la coscienza delle donne che avevano compiuto scelte diverse e legittime per la propria vita personale”. Cioè avrebbe disturbato le donne che hanno abortito perché il bambino/bambina era Down.

La fondazione Lejeune fece ovviamente ricorso perché i bambini/bambine Down sono felici come gli altri ed hanno i diritti di tutti, ma ecco che il 1° settembre scorso addirittura la Corte per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Fondazione Jérôme Lejeune. Il tribunale sostiene che i ricorrenti non potevano essere considerati “vittime” ai sensi dell’articolo 34 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Quindi niente video sui bambini/bambine felici sulla televisione francese! 

Non possono essere felici perché disturbano…

Leggi anche: Dove sono i bambini con sindrome di Down?

Anche in Ungheria dal 15 settembre in poi c’è qualcosa che disturba, ed è ascoltare il battito cardiaco del feto nel periodo in cui può essere abortito. La donna che richiederà un’interruzione di gravidanza dovrà obbligatoriamente ascoltare il battito del cuore dell’embrione (figlio/figlia) che porta in grembo. Solo, in seguito, i medici potranno praticare l’aborto. Lo ha deciso il governo del primo ministro Viktor Orbán annunciando che la novità “per una scelta consapevole” è in vigore dal 15 settembre. 

L’aborto in Ungheria resta legale e praticabile (lo è dal 1953 voluto dal partito comunista di allora) ma questo annuncio ha provocato la reazione delle associazioni per la tutela di diritti umani e delle femministe nel paese magiaro. «È un passo indietro preoccupante, un brutto segnale», ha dichiarato Aron Demeter, portavoce di Amnesty International Ungheria, all’agenzia di stampa francese Afp, osservando che questa novità «non porta a nulla, ma traumatizzerà ulteriormente le donne, esercitando ulteriori pressioni su chi si trova già in una situazione difficile». In Ungheria la donna può abortire fino alla 12esima settimana di gravidanza ma anche più avanti nei casi in cui si temano complicanze per la sua salute oppure per riscontrate gravi malformazioni del nascituro come l’anencefalia.

Il ministro degli Interni Sandor Pinter ha affermato che «quasi due terzi degli ungheresi associano l’inizio della vita di un bambino al primo battito del cuore». Dall’opposizione la deputata Timea Szabo ha espresso amarezza: «Il governo ungherese sta vietando l’aborto senza consultare le donne».

A dire il vero molti ginecologi anche in Italia fanno sentire il battito del cuore, che inizia già a pompare dal 21esimo giorno di vita del feto-bambino/bambina. Un gesto che riempie di stupore sia il medico che la donna. Ascoltarlo ha fatto molte volte cambiare idea e ha reso consapevole la scelta. Gli abortisti daranno sicuramente battaglia perché non vogliono neppure quello. Non vogliono nulla, solo il diritto (anzi il potere) di decidere della vita di un altro. Ma l’ecografia (e la voce della coscienza) non mente…




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Gabriele Soliani

Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito.

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