“Non volevo figli… poi Dio mi ha aperto il cuore”

Oggi la storia di Vanessa, donna di 35 anni, che ha appena dato alla luce uno splendido bambino. “Non volevo figli – racconta – volevo essere libera, senza vincoli, volevo godermi la mia indipendenza. Ma poi ho chiesto a Dio di mostrarmi la sua volontà. Ora ho tra le braccia il regalo più grande”.

Sono cresciuta in una famiglia che non mi ha mai lasciato molto libera. Ho avuto tutto, dal punto di vista materiale, sono cresciuta negli agi, ma c’è una cosa che mi è sempre mancata: il permesso di fare le mie scelte in autonomia o quanto meno di esprimere il mio parere su ciò che mi piaceva e ciò che non mi piaceva. Se ripenso alla scuola, agli amici, allo sport… perfino ai vestiti da portare in vacanza, mia madre ha sempre avuto l’ultima parola su tutto. È stata una di quelle mamme presenti fino a soffocarti. 

Una volta ho letto che le donne che non vogliono figli possono avere una sorta di repulsione perché hanno avuto madri troppo accudenti: questo può inibire lo sviluppo del desiderio della maternità. È un po’ come se la presenza ingombrante della propria madre facesse sentire delle eterne adolescenti… ancora bisognose di quell’accudimento e mai pronte per diventare loro delle madri che accudiscono. 

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Il che non significa non crescere e non diventare mature sotto altri punti di vista. Si può tranquillamente avere un ottimo lavoro, delle amicizie sane, un rapporto affettivo stabile… E in effetti così è stato per me. Ho un marito fantastico, un uomo onesto che sa davvero cosa significhi essere responsabile. Ho delle amicizie bellissime: darei la vita per le mie amiche. Credo in Dio e spesso dialogo con Lui. Ho anche un lavoro che mi piace. Mi sono laureata e lavoro in un’ottima azienda.

Però, se fino a un anno fa mi nominavano la parola “figli” sbiancavo.

Vedevo le mie amiche sposarsi e poi avere dei bambini, ma io quel desiderio proprio non lo sentivo. Stavo bene con mio marito e avevo paura di rompere gli equilibri.

Finalmente, dopo anni di catene, ero padrona della mia vita. Avevo la mia casa, la mia routine, i miei spazi. E se mio figlio mi avesse fatto risprofondare in una vita fatta di orari scelti da qualcun altro, di vincoli e limitazioni? Avevo vissuto così troppi anni della mia vita: ora volevo solo decidere io. 

A volte, quando stavo con una amica, avevo dubbi sul fatto che questa mia paura mi stesse precludendo qualcosa di bello (la vedevo così contenta per la sua maternità), ma poi mi dicevo che io ero diversa… che avevamo avuto dei vissuti diversi e che ognuno fa le sue scelte. Per due anni non ne ho proprio voluto parlare. Un giorno mi sono anche offesa con il sacerdote che ci ha sposati, perché ha parlato della bellezza di essere fecondi. “Ma se io non me la sento adesso, perché devo mettere al mondo una vita? Se Dio vorrà, mi cambierà il cuore. Solo allora potrò accogliere un figlio come un dono. Ora lo vedrei come un peso…”.

Il tempo passava e il mio cuore iniziava a non essere in pace. Non ero certa che quella mia chiusura fosse sana. A tratti lo volevo anche un figlio, ma poi faticavo a buttarmi. Era come se mancasse sempre qualcosa. E non riuscivo a decidermi. Mio marito aveva il desiderio di diventare papà, ma rispettava le mie paure. In cuor suo pensava che prima o poi un figlio sarebbe arrivato e che non ci avrebbe tolto nulla, ma voleva lasciarmi il tempo di maturare quella decisione. 

A quattro anni esatti dal giorno del mio matrimonio, ricordo di aver fatto una preghiera a Dio con tutto il cuore: “Signore, mostrami tu cosa vuoi per me. Fammi capire se potrei essere una buona madre e se desideri un figlio, per me. Ti prego, se è così fammelo capire…”. Ho pregato in questo modo per un po’, finché, una notte ho fatto un sogno: c’eravamo io, mio marito e una bellissima bambina. Io sapevo, nel sogno, che quella bambina era mia figlia. Ed ero felice. No, non felice, felicissima. Sentivo che era una gioia mai provata prima. Mi sono svegliata con il cuore pieno di gioia e ho detto a mio marito che tutte le paure erano scomparse! Non sapevo come fosse possibile, ma mi sentivo guarita dentro. Sentivo di volere un figlio con tutto il cuore.

Lo so, posso sembrare pazza. Ho passato quattro anni di matrimonio tra tentennamenti, dubbi, paure… e poi, in una notte, grazie ad un sogno, tutto è cambiato. Potete non crederci, ma io so che Dio mi ha parlato direttamente nel cuore. Mi ha guarita fin nel profondo e mi ha permesso di aprirmi al dono della vita. Da quella notte, non sono più tornata indietro. Non ho più smesso di desiderare un figlio. È passato un anno da quel sogno e oggi stringo tra le braccia il mio cucciolo. Quel senso di inadeguatezza, quel timore di perdere la libertà: tutto svanito. E questo è un miracolo, io non ho dubbi. 

Spesso pensiamo che si guarisca solo dalle malattie e che i miracoli avvengano solo sul piano fisico, ma Dio può guarirti anche dentro. Può guarirti anche dall’aridità. Può guarirti persino dalla paura di diventare mamma. Con me lo ha fatto. E oggi so che non poteva farmi un regalo più grande.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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