Castità

“Appena sposati non riuscivamo a fare l’amore, poi tutto è cambiato”

coppia

Conoscersi in intimità prima del matrimonio è davvero così importante? Oppure attendersi permette di amare sul serio? Ce lo dimostra la storia di oggi: “La prima notte di nozze un flop totale. Ma la castità che abbiamo vissuto da fidanzati ci ha permesso di volerci bene sul serio e di ritrovarci”.

Quante volte vi hanno detto che “non bisogna aspettare il matrimonio per fare l’amore perché è importante conoscersi anche nell’intimità prima di sposarsi”? A me lo hanno detto tantissime volte e ammetto che, per un po’, ci ho anche creduto. Eppure, di fronte ad un progetto grande come trovare la propria vocazione (ovvero rispondere ad una vera e propria chiamata di Dio) il concetto di semplice scelta di un partner sessuale perde il suo fascino. 

Così è stato per me. Ho capito che volevo di più, che volevo entrare nella volontà di Dio, non scegliere da sola.  E “se cerchi la tua vocazione – mi ha detto, una volta, una coppia di sposi – pensi che Dio si sbagli, dandoti una persona che non è compatibile con te?”. Nel libro che Suor Dolores ed io abbiamo scritto a quattro mani – Diario della Felicità 2 (Mimep Docete, 2021) – riportiamo l’esperienza di un giovane testimone della fede, Andrea Mandelli, il quale si confronta con la mamma di una sua amica. La donna sostiene l’importanza di perdere la verginità prima del matrimonio, per “trovare quello giusto”. E lui, educatamente ma con fermezza, risponde: “Ma no, Sandra, le sembra una cosa normale che sua figlia debba provare tutti gli uomini della terra per decidere qual è il migliore? Il Signore ci ha dato un cuore per riconoscere la persona giusta per noi!”.

Leggi anche: Io volevo la castità, lui no. Diceva: “Non saremo giovani per sempre”

Detto ciò, è possibile che una coppia di sposi ci metta un po’ di tempo a trovare il proprio equilibrio, la propria sintonia, un buon affiatamento nell’intimità. Su questo, vorrei riportare, di seguito, la testimonianza di una coppia…

Sono Giulia, ho trent’anni, e sono sposata con Andrea da sei. Abbiamo una vita molto piena e Dio ci ha già regalato ben tre figli. Premetto che abbiamo vissuto un fidanzamento casto per scelta. Volevamo dar spazio ad altre cose, prima di unirci nel modo più intimo possibile. 

Volevamo conoscerci profondamente e darci il tempo di cogliere anche le sfumature dell’altro. Sapevamo che facendo l’amore troppo presto il rischio era quello di legarci prima alla gratificazione che alla persona. E poi, volevamo che la nostra unione ricevesse la benedizione del Sacramento nuziale. Ci siamo sposati in una soleggiata domenica di luglio, 24 anni io, 30 lui.

Il nostro cuore traboccava di gioia: quel giorno è stato unico, intenso. Eravamo uniti per la vita: non vedevamo l’ora di unirci anche nella carne. 

Dopo la cerimonia abbiamo festeggiato con parenti ed amici e dentro di noi sentivamo un’emozione fortissima all’idea che, dopo anni di attesa, ci saremmo donati l’uno all’altra.  La prima notte di nozze, però, è andata molto diversamente da come ce l’aspettavamo. Io non avevo mai vissuto un rapporto completo. Mentre Andrea, prima di convertirsi e di scegliere la castità insieme a me, aveva già avuto dei rapporti. Mi sono sentita così imbranata, così incapace! E non c’è stato nulla di piacevole. Nulla a che vedere con i racconti delle amiche, con quello che ti fanno vedere in tv…  Un flop totale.

Speravo che le cose sarebbero migliorate di lì a poco, ma non vi nego che è stata lunga la via da percorrere per raggiungere un’intimità serena. Andrea, infatti, vedendo che per me non c’era nulla di bello, si sentiva a disagio e faticava lui stesso a cercare un contatto con me. Ha iniziato persino ad avere una sorta di ansia di prestazione. Questa situazione difficile è durata per circa un mese. Una mattina, lo ricordo bene, sono andata in chiesa e mi sono sfogata con Dio. Mi sentivo un po’ in imbarazzo a parlare di sesso con Dio, ma poi mi sono detta: “Lui vede tutto, sa già tutto e soprattutto: ci ha creati Lui così”.

Gli ho chiesto di aiutarci, perché volevo vivere una bella intimità con mio marito, che riconoscevo come dono Suo. Qualcuno potrebbe pensare che ci fossimo pentiti, in quel periodo, di esserci attesi fino al matrimonio. In realtà, io credo che la castità ci abbia salvati. L’esserci legati prima alla persona che alla prestazione sessuale ci ha permesso di volerci bene anche in quella crisi, di aspettarci con pazienza ancora un po’, di pregare, di riflettere insieme. Di darci il giusto tempo, evitando di cadere nella tentazione del “tutto e subito”.

Non voglio esagerare, ma oggi, dopo sei anni di matrimonio, credo che un’intimità bella, appagante, tenera, intensa come la nostra ce l’abbiano in pochi. Tutti i nostri problemi si sono risolti. Oggi la sessualità è per noi un linguaggio meraviglioso, un appuntamento irrinunciabile, che ci ristora lo spirito e il corpo. Ci abbiamo messo molto ad ingranare, ma con pazienza, ascolto, rispetto reciproco, ci siamo venuti incontro, ci siamo accolti, come avevamo imparare a fare nella vita, anche grazie alla castità. La nostra cultura ci mostra il sesso come una sorta di sport, in cui vince chi offre la prestazione migliore. Se così fosse stato, io e Andrea avremmo dovuto chiedere l’annullamento del matrimonio. Eppure, pregando davanti al crocifisso, abbiamo capito che non tutti i fallimenti vengono per nuocere. Anzi, in molti casi, conducono alla vera Vita.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

ANNUNCIO


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.