“Ho provato il sesso occasionale: la cosa più triste che io abbia fatto”

Oggi la storia di Rebecca: “Avevamo entrambi voglia di fare sesso e lo abbiamo fatto. Punto. La cosa più squallida che io abbia mai provato. Parlano sempre tutti del sesso occasionale come di un qualcosa di naturale, che non ha conseguenze. Ma da quella sera io però mi chiedo: A che serve raggiungere l’orgasmo se nel frattempo l’anima muore?”.

Qualche tempo fa, una ragazza, dopo un po’ che parlavamo, si è aperta e mi ha confidato alcune sue ferite. Ultimamente, soprattutto da quando affronto certi temi qui su Punto Famiglia, ricevo confessioni di ogni tipo, sulla sfera della sessualità. Confessioni che mi confermano come il tema della castità sia tutt’altro che superato: i giovani hanno bisogno di scoprire quanto vale il loro corpo e di sapere che il corpo è connesso inscindibilmente con la loro interiorità. Se mi permetto di raccontare queste storie non è per svendere il dolore di nessuno, ma perché spesso l’esperienza di qualcuno può aiutare tanti altri. Soprattutto, può aiutare persone che si sentono in difficoltà o in imbarazzo ad aprirsi su questioni così delicate…  

Mi chiamo Rebecca, ho ventisette anni, e so perfettamente di avere delle ferite nella mia vita affettiva. Purtroppo, come sto riscontrando assieme al mio psicoterapeuta, sono attratta da ragazzi che non si prendono cura di me, da uomini confusi e non ancora maturi, che a parole mi conquistano, ma nei fatti mi raggirano o mi lasciano sola. Rivivo, in parte, ciò che ha vissuto mia madre. Ma sarebbe una storia troppo lunga da raccontare ora. La testimonianza che voglio darvi qui è sull’ultima esperienza che ho vissuto: quando ho scelto, per la prima volta nella mia vita, di avere un rapporto di sesso occasionale.

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Premetto che sono stata fidanzata per due anni: lui, Nicholas, aveva ventotto anni, ma affettivamente, forse, sedici. Voleva solo divertirsi e mi raccontava delle bugie. Non diceva mai ciò che pensava, solo quello che volevo sentirmi. Per poi comportarsi in modo opposto. È finita malissimo con lui: una volta, infatti, ho avuto un ritardo e si è comportato in modo così immaturo (“Non penserai di tenerlo se sei incinta? Io non lo voglio un figlio: o lo cresci da sola o abortisci”) che finalmente ho capito con chi stessi investendo tutte le mie energie. 

Circa cinque mesi fa – dopo che con Nicholas avevo chiuso in modo definitivo – ho conosciuto Matteo, frequentando un corso di tennis. Era simpatico, mi stuzzicava, mi chiedeva scherzosamente di uscire, tra una racchettata e l’altra, ma al tempo stesso era un po’ imbranato. Infatti, alla fine, sono stata praticamente io a chiedergli di vederci per una pizza, fuori dal campo. 

Le nostre prime due uscite sono andate molto bene: Matteo mi interessava davvero, mi “prendeva di testa”, e anche lui era evidentemente attratto da me. Il problema è che siamo finiti a letto praticamente subito. Da quel momento, paradossalmente, i rapporti si sono raffreddati. Lui ha avuto paura di una storia seria. Si è allontanato. Io, invece, pensavo di essere veramente innamorata. Ho cercato di spiegargli che intendevo conoscerlo senza fretta, che potevamo tornare indietro, che potevamo stare insieme senza implicazioni. Lui, però, mi ha fatto capire di aver proprio paura di impegnarsi e io l’ho lasciato stare. Non ero delusa: ho provato qualcosa che va oltre la delusione. Mi ero consegnata anima e corpo ad un ragazzo appena conosciuto, che poi mi aveva buttata via come una lattina svuotata. Che scema ero stata!

Ho iniziato a nutrire dei sentimenti di sfiducia verso gli uomini in generale, mentre per lui provavo un profondo rammarico. Lo detestavo un po’, lo ammetto, sebbene ancora, sotto sotto, ne fossi attratta. Ci siamo scritti di rado, dopo quella volta – colpa mia che, invece di ignorarlo, rispondevo ai suoi messaggi – finché un giorno non ci siamo incontrati, ad una festa. La serata è finita nella sua macchina, ma non per fare l’amore. Per fare sesso. Ed è stata la cosa più triste che io abbia mai fatto in tutta la vita. Perché sapevo bene che tra noi non c’era nulla, non c’era neppure il trasporto della prima volta, quando davvero credevo che stesse nascendo qualcosa. Stavolta era stato solo il fisico a parlare. Avevamo entrambi voglia di fare sesso e lo abbiamo fatto. Punto. La cosa più squallida che io abbia mai provato. Parlano sempre tutti del sesso occasionale come di una “possibilità”, come qualcosa di naturale, che non ha conseguenze. Il corpo è appagato, quindi che male c’è? Se le intenzioni di entrambi sono chiare, se non stai tradendo nessuno… perché no? Da quella sera io però mi chiedo: “Perché sì?”. A che serve raggiungere l’orgasmo se nel frattempo l’anima muore? Perché dare tutta me stessa ad un uomo che non mi ama? Davvero voglio solo questo? Davvero mi basta? Davvero posso rinunciare a trovare un compagno di vita, un complice, qualcuno con cui ridere, con cui sognare? 

Mi sono rivestita in silenzio, non avevo alcuna voglia di carezze, di parlare. Non avevamo nulla da dirci. Prima il piacere, uno dei piaceri più grandi che nella vita si possano provare, poi il vuoto. Un vuoto abissale. Mi sono detta che non c’entrava nulla quel gesto con i sogni più grandi che, forse un po’ nascosti, ancora vivevano nel mio cuore. Oggi sono ancora molto confusa, sto cercando di ritrovare me stessa, di capire cosa voglio, ma spero davvero di trovare qualcosa di più bello di questo. Perché il sesso, senza amore, è un’unione senza unione… che è molto, molto peggio della solitudine.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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