“Di fronte al tabernacolo, ho urlato contro Gesù tutta la mia rabbia”

La storia di Laura scritta da C. Galatolo

Oggi presentiamo la storia di Laura, una donna che si è trovata ad affrontare una gravidanza inattesa: il rifiuto totale, poi la tentazione di abortire e infine… la certezza di aver ricevuto un dono.

Sono una donna di quasi 40 che sta per diventare madre come tante, ma per la terza volta. Se fino a un anno fa mi si diceva di avere un terzo figlio rispondevo: “Ho già una femmina e un maschio belli come il sole, un terzo deve essere un incidente grosso”. E quell’“incidente” c’è stato. Era circa la metà di settembre quando, sebbene al lavoro avessimo solo 10 pazienti, io percepivo tanta stanchezza nel mio corpo. Davo la colpa al cambio di stagione, alla scuola dei miei figli che era ricominciata da poco, a qualsiasi cosa… pur di non pensare ad un’altra gravidanza. D’altronde, usavamo anche delle precauzioni per evitare un altro bambino: non potevo certo essere in dolce attesa!

Il 29 settembre, però, giorno in cui si celebrano gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, tornata dal dentista, all’ora di pranzo, faccio il test: solo per tranquillizzarmi ed escludere che fossi incinta. E, invece, il test è risultato positivo. In quel momento mi sono sentita crollare il mondo addosso: di avere un altro figlio non me la sentivo proprio. Mio Dio perché? 

Mi sono presa una settimana di malattia dal lavoro, avevo bisogno di prendere consapevolezza di quanto stava accadendo in me. Ho pianto per tre giorni e tre notti. Per due mattine consecutive mi sono recata in chiesa. Un’amica mi aveva detto: “Se hai un problema che non riesci a risolvere né da sola, né con l’aiuto di qualcuno, va’ in chiesa, davanti al tabernacolo, e parlane a Gesù che è lì”. Per me quel cuoricino che batteva, in quel momento, era un problema. Nessuno mi avrebbe sicuramente compreso e per quanto mi sentissi un po’ “stupida” sono andata davanti al tabernacolo. 

La prima mattina ho guardato il tabernacolo, gli ho raccontato quello che al momento era un problema gigantesco e non è successo nulla: sono uscita piangendo così come ero entrata. La seconda mattina sono andata e, stavolta, mi sono messa in piedi, proprio di fronte al tabernacolo a Gesù e gli ho urlato contro, un urlo dell’animo fatto senza fare rumore, gli ho sfogato tutta la mia rabbia: “Perché proprio a me quando ci sono tante coppie che cercano figli e non riescono? Non è giusto!” E, come un piccolo miracolo, ho visto la bocca di Gesù, dipinta su quel tabernacolo, aprirsi in un sorriso, un sorriso che mi ha aperto gli occhi su come quella piccola vita appena sbocciata nel mio ventre altro non era che un preziosissimo dono di Dio. I doni che Dio ci fa sono inaspettati e non sempre riusciamo a darne una spiegazione immediata. 

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Dopo quel giorno davanti al tabernacolo sono iniziati anche i primi “colloqui” di coscienza con il demonio. Ho iniziato a pregare tanto, mentre il demonio era lì che mi sussurrava: “Dovresti fare i test per vedere se è sano, altrimenti rischi di mettere al mondo un disabile che sarà un peso per te e il resto della tua famiglia.” Oppure mi metteva questo pensiero: “Ma che ci fai con un altro figlio, in un mondo così difficile, poi? È così piccolo che se abortisci ora, non se ne accorge nessuno”. Voci che mi hanno tormentato per tanto tempo. Pregando, chiedevo a Gesù di illuminarmi su questa idea dell’aborto, su cui non avevo mai seriamente ragionato. Mi sono sentita rispondere: “Prenderesti una pistola e spareresti sulla folla ad uno sconosciuto? Come ti sentiresti? Questo piccolo sconosciuto, anche se ancora molto piccolo, ha già un cuore che batte, come hai il coraggio di ucciderlo?”. Questa esperienza mi ha fatto avere la consapevolezza che l’aborto quando è volontario è un vero e proprio omicidio. Si parla di aborto per alte probabilità di disabilità, ma mi viene da chiedermi: Come siamo arrivati a pensare che una vita è degna di essere vissuta e un’altra no? Immagino che la vita con un diversamente abile sia più complicata rispetto a un bambino normodotato: ci sono molte sfide in più da affrontare. Ma mi chiedo quanti genitori di disabili sono effettivamente così tristi come ci si immagina? Quanti di loro avrebbero rinunciato a quelle vite imperfette che gli sono state donate? Certo, è difficile entrare nel merito quando non si è coinvolti in prima persona, c’è anche da dire che spesso l’essere umano ha troppo orgoglio per farsi aiutare da Dio nell’affrontare i problemi e pensa sempre di essere solo. Non mi auguro certamente che mio figlio sia diversamente abile, ma questa gravidanza mi ha portato a pensare che affidando a Dio ogni sfida quotidiana, tutto si affronta e tutto si supera. Questo tempo che ho trascorso con gli altri miei due figli è stato certamente prezioso, un tempo che resterà nella memoria dei loro cuori. Ho trascorso un periodo di affetto e di gioco con loro, mentre guardavo la mia pancia crescere e sentivo il mio piccolo sempre più presente. Ho sentito ogni giorno di più i suoi calcetti e ho cercato di mettere in contatto lui con i due fratelli, facendogli ascoltare le loro voci e facendomi accarezzare la pancia, per far sì che sentissero il fratellino. Non scorderò mai gli abbracci e i baci al pancione dati dal mio secondogenito. 

Se in principio non volevo questo figlio, ora sono più che consapevole che è stato un grande dono d’amore da parte di Dio e della Madonna e non posso che dire GRAZIE a prescindere da tutto il resto. Ed ecco, ora sono pronta a vedere, conoscere, sentire il profumo, accogliere e AMARE il mio bambino. 




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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