I social network di ultima generazione possono creare dipendenza?

Quante persone costruiscono la propria personalità attraverso i social? Il rischio è che queste personalità così facilmente prodotte possano essere anche distrutte con la stessa semplicità, trascinando via con sé tutti i rapporti sociali che vi ruotavano attorno. Come correre ai ripari?

Uno studio cinese ha esaminato gli effetti sul cervello di Douyin, l’equivalente in Cina di Tik Tok. I video personalizzati, cioè quelli raccomandati direttamente dall’app, attivano i centri di “ricompensa” del cervello, le stesse aree che si “accendono” di fronte ad una dipendenza. I video generici non hanno gli stessi effetti. 

«I social network di ultima generazione non sono semplicemente veloci, ma sono immersivi, ovvero sempre più capaci di catturare completamente, o quasi, la concentrazione di chi li utilizza» dice Carlo Lai, professore associato di Psicologia Clinica all’università Sapienza di Roma. Gli effetti finora osservati con studi clinici specifici sulle conseguenze a breve e lungo termine di Tik Tok, sono piuttosto circoscritti. 

Tuttavia, anche se basati su un numero limitato di casi, gli studi clinici finora condotti qualcosa hanno dimostrato. «La capacità immersiva dei social attualmente più in voga tra i giovani ha un forte potere evasivo – aggiunge lo psicologo. – Guardare un video estremamente veloce, come quelli proposti su Tik Tok, può isolare il soggetto dal contesto in cui si trova, creando una sorta di estraneazione dalla realtà. Non solo l’individuo in questione, immerso nei social, non si renderà conto di ciò che gli accade intorno, ma potrà utilizzare il mondo virtuale come rifugio ogni volta che vorrà scappare da quello reale. Tanto più questa fuga sarà frequente e duratura, maggiori saranno i rischi che ne potranno derivare». Le modalità di utilizzo dei social network sono molteplici.

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«Potremmo dividere gli utilizzatori in due grandi categorie: attivi e passivi – sottolinea l’esperto – La componente dissociativa (ovvero quella capacità immersiva che estranea dalla realtà) è più spiccata negli utilizzatori attivi. Queste persone attraverso i social creano la propria personalità, spesso anche più di una. E i loro rapporti sociali, soprattutto quelli con i pari, sono costruiti sulla base dell’identità che “artificialmente” si sono creati. Il rischio è che queste personalità così facilmente prodotte possano essere distrutte con la stessa semplicità, trascinando via con sé tutti i rapporti sociali che vi ruotavano attorno. E, in alcuni casi, potrebbe trattarsi anche della totalità delle relazioni di un individuo». Come correre ai ripari?

Da poche settimane è terminata la consultazione pubblica indetta da Agcom per l’adozione di Linee guida sull’utilizzo di “Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio” che, come si legge nell’articolo 7-bis, «obbliga gli operatori, nei contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica, a pre-attivare gratuitamente sistemi di controllo parentale ovvero di filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco di contenuti riservati ad un pubblico maggiorenne». Il parental control è quel sistema che permette ad un genitore di monitorare o bloccare l’accesso a determinate attività da parte del bambino e anche di impostare il tempo di utilizzo di computer, tv, smartphone e tablet. I “no” fanno crescere, insieme all’esempio di vita che comprende anche lo spendere del tempo per chi ha bisogno.




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Gabriele Soliani

Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito.

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