Non si può cancellare la guerra se non la si estirpa dalla radice: l’aborto
«Come si può veramente raggiungere la pace senza il rispetto e l’accettazione di tutta la vita umana?». Le parole di Marina Casini Bandini, presidente del Movimento per la Vita italiano, fanno eco a quelle di Santa Madre Teresa di Calcutta e di tutta la Chiesa «l’aborto è il più grande distruttore della pace».
La Federazione europea «One of Us», che tradotto significa “Uno di noi” riferito all’embrione umano concepito, insieme a più di 100 associazioni di 15 Paesi del continente ha inviato una lettera al presidente francese Emmanuel Macron che, in qualità di presidente di turno della Ue, in gennaio aveva annunciato l’intento di includere addirittura nella Carta europea dei Diritti fondamentali il «diritto di aborto». «Respingiamo con forza questa proposta», si legge nella dichiarazione intitolata “L’Unione Europea: la guerra, l’aborto e la presidenza francese”. La Federazione denuncia la guerra in Ucraina e si fa grido di pace dei popoli d’Europa, come ha detto Marina Casini Bandini, presidente del Movimento per la Vita italiano e membro fondatore di One of Us. E si chiede: «Come si può veramente raggiungere la pace senza il rispetto e l’accettazione di tutta la vita umana?». Già, come si può?
«È dovere di ogni Stato proteggere la vita umana», sottolinea One of Us, perché se il concepito è «biologicamente vita umana, un essere umano vivente, perché la Presidenza dell’Ue ritiene non solo di non proteggerlo ma anche di proporne l’eliminazione?». Non è questa una visione ideologica dei diritti umani? Diceva nel 2020 Papa Francesco nella veglia Pasquale: «Mettiamo a tacere le grida di morte, basta guerre! Si fermino la produzione e il commercio delle armi, perché di pane e non di fucili abbiamo bisogno. Cessino gli aborti, che uccidono la vita innocente». Una «guerra dei potenti contro i deboli» aveva definito l’aborto san Giovanni Paolo II.
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Senza retorica chiediamoci: che cosa c’entra l’aborto con il fragore delle armi, con la paura di intere popolazioni, con immagini di fughe ed esplosioni, con un dolore manifesto, con azioni politiche internazionali? Eppure la legittimazione degli Stati, la collaborazione degli operatori sanitari e la diffusa mentalità che rende socialmente rispettabile l’aborto non ne cancella la natura soppressiva e violenta. Se la “guerra” è posta all’inizio della vita umana, allora tutta l’esistenza è minacciata dalla guerra. Ecco perché Santa Madre Teresa di Calcutta diceva che «l’aborto è il più grande distruttore della pace».
Questi giorni di violenza brutale e disumana ne rivelano la veridicità. La via da imboccare indicata dal Papa Francesco è riconoscersi tutti parte di un’unica famiglia, sostenersi a vicenda, affrontare una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il futuro dell’Europa ma quello del mondo intero; dare «ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative». In pratica ci ha detto che non si può estromettere la vita nascente dai temi della solidarietà, della giustizia sociale, dell’uguaglianza, della povertà, della pace e della fratellanza, perché lo sguardo sulla vita umana che inizia fa vedere meglio tutto l’orizzonte della vita. Parole concrete e verificabili.
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