Educare alla sessualità

Sesso ludico e sex toys… alcune provocazioni utili

Il sesso è una Formula 1, non è un gioco: può farti vincere il Campionato del Mondo della tua vita, ma non basta arrivare ai pedali per essere pronti a guidarla. Lo sviluppo del corpo non è garanzia di sapere vivere la sessualità: bisogna avere la pazienza di aspettare lo sviluppo della mente, e soprattutto del cuore, per poterla guidare “come si deve”, sul circuito del “dono di sé”, senza pesanti limitazioni od inutili rischi.

L’adolescenza è il periodo della vita in cui ogni essere umano, sospinto dal repentino sviluppo del corpo, sperimenta un bisogno di affetto mai vissuto in precedenza in questa misura. È il tempo dei primi, timidi passi sulla “via dell’amore”, che, se percorsa senza fretta e con le giuste indicazioni, potrà portarlo a vivere un’età adulta feconda e gioiosa. Tuttavia, ad un corpo che ha fretta di giungere all’età adulta, corrisponde un “io” ancora troppo concentrato su sé stesso, ed il rischio di incappare in errori e delusioni, che potranno anche trascinarsi per tutta l’età adulta, è sempre dietro l’angolo (cfr. Don Silvio Longobardi, “Il cantico dei cantici. Una lode di tenerezza”, Punto Famiglia 2020).

Quando ci capita di parlare a gruppi di adolescenti, una delle parole chiave su cui insistiamo è “responsabilità”: gli ormoni ci chiamano al di fuori di noi, verso il dono della vita a qualcuno da amare e da generare nell’amore. Ma questa chiamata raggiunge il suo pieno valore solo quando è vissuta fino in fondo, come esperienza unificante e feconda. Il rischio di farsi sopraffare dalla tempesta di emozioni e buttarsi alla ricerca di sensazioni forti per puro piacere personale è elevato. Per questo ci piace lasciare, soprattutto ai giovani uomini, questo messaggio: “Il sesso è una Formula 1, non è un gioco: può farti vincere il Campionato del Mondo della tua vita, ma non basta arrivare ai pedali per essere pronti a guidarla”. Lo sviluppo del corpo non è garanzia di sapere vivere la sessualità: bisogna avere la pazienza di aspettare lo sviluppo della mente, e soprattutto del cuore, per poterla guidare “come si deve”, sul circuito del “dono di sé”, senza pesanti limitazioni od inutili rischi.

Il significato unitivo, procreativo… e ludico?

Mentre nelle scorse settimane stavamo studiando in preparazione di un incontro, ci siamo imbattuti nel concetto di “significato ludico del sesso”, proposto da alcune scuole di sessuologia, e riecheggiato anche da formatori e divulgatori all’interno della Chiesa Cattolica. In quest’ultimo caso, il “significato ludico” del sesso viene accostato senza troppi distinguo al “significato unitivo” e “procreativo”, come se questi due significati da soli non fossero esaustivi. Il primo impatto con questa prospettiva è stato straniante, se non frustrante: da un lato l’impegno per spiegare alle giovani generazioni che il sesso è una cosa estremamente seria, con cui non è bene giocare; dall’altro, l’invito alla spensieratezza ed al gioco con il sesso. Dove sta la verità?

Per rispondere, cerchiamo anzitutto di chiarire il significato delle parole. Sentiamo cosa ci dice una fonte linguistica autorevole: «Lùdico […] letter. – Attinente al gioco, al giocare, con partic. riferimento all’aspetto libero e gioioso del gioco, svincolato per lo più da regole: […] Per estens., che non impegna […]» https://www.treccani.it/vocabolario/ludico

Se le parole vengono usate secondo il loro pieno significato, ci viene detto che il sesso è un gioco o, comunque, un’attività che non impegna. Per quanto riguarda quest’ultima opzione, la contraddizione è chiara: il “significato unitivo” dell’atto coniugale mi impegna verso la mia sposa/il mio sposo; il “significato procreativo” ci impegna entrambi, sposo e sposa, verso una terza persona che abbiamo invitato alla vita. Come può la sessualità chiamare al contempo all’impegno e al disimpegno? 

Gioco o vocazione?

La sessualità umana è letteralmente ciò che porta avanti la storia: ogni uomo e donna che ha calcato questa terra ha avuto origine da un rapporto sessuale tra i suoi genitori, e trova il miglior ambiente per la sua crescita proprio nella famiglia fondata sull’unione stabile di un uomo e di una donna. Quindi, dobbiamo escludere che il sesso sia un gioco. 

Ma cosa succede se “giochiamo” con qualcosa che gioco non è? Ce lo spiega bene un indiscusso maestro del pensiero cristiano. Seguiamolo nel suo lucido ragionare: «Che cosa caratterizza il ‘giocare’ con un oggetto? Che il nesso tra la persona e l’oggetto è determinato da un fine non adeguato all’oggetto (salvo evidentemente che esso sia stato creato per il gioco o a esso destinato), perciò non è intelligente, non è ordinato, controllato e convogliato» (Luigi Giussani, Il senso religioso, Cap. VIII).

Per esempio: «Un bambino che giocherellasse con una macchina fotografica avrebbe come criterio del suo rapporto con quell’oggetto la pura reattività; è colpito dal riverbero della luce sulla lente, ci si specchia dentro, è attirato dall’enigma di quello che sta dentro la scatola, ci mette dentro la mano, spaccando, ne tira fuori i pezzetti. […] Il suo nesso con la realtà diventa la reattività» (Luigi Giussani, ibid).

Il rischio dell’agire solo per reattività (alle emozioni, alle sensazioni) è particolarmente evidente nel rapporto tra adolescenti e sessualità, come detto all’inizio. E se questo approccio viene assecondato negli anni dello sviluppo, sarà molto difficile, se non impossibile, modificarlo nell’età adulta. Qual è l’esito di una sessualità vissuta in modo “reattivo”? «Un uomo potrebbe giocare con una macchina senza averne il possesso. Ma non ne avrebbe la capacità di possesso, se non in quanto ne avesse afferrato il significato. Senza che ne venga afferrato il significato, una cosa resta estranea a noi. L’uomo è come irrigidito, non è capace di comprendere e non è capace di utilizzare. […] Lo smarrimento del significato tende all’annullamento della personalità» (Luigi Giussani, ibid).

Sì, non può essere altrimenti, e ci sono molte persone che lo possono testimoniare: ci risuonano le parole piene di rimpianto di alcuni noti personaggi, che avevamo riportato in un nostro precedente articolo (“Aprite le porte a Cristo!”… anche quelle della camera da letto (puntofamiglia.net)). Lo smarrimento del senso del sesso porta allo smarrimento del senso della persona e della vita stessa

Leggi anche: “Il sesso facile si sta rivelando una delusione per molti ragazzi” Un libro per capirne qualcosa in più

L’altro (e non solo) diventa oggetto

Giovanni Paolo II si è speso incessantemente per ribadire l’inscindibile nesso tra significato della sessualità e valore della persona: «È un’illusione pensare di poter costruire una vera cultura della vita umana, se non si aiutano i giovani a cogliere e a vivere la sessualità, l’amore e l’intera esistenza secondo il loro vero significato e nella loro intima correlazione. […] La banalizzazione della sessualità è tra i principali fattori che stanno all’origine del disprezzo della vita nascente: solo un amore vero sa custodire la vita» (Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n°97).

E papa Francesco, nell’esortazione Amoris Laetitia, ribadisce con altrettanta fermezza: «È irresponsabile ogni invito agli adolescenti a giocare con i loro corpi e i loro desideri, come se avessero la maturità, i valori, l’impegno reciproco e gli obiettivi propri del matrimonio. Così li si incoraggia allegramente ad utilizzare l’altra persona come oggetto di esperienze per compensare carenze e grandi limiti» (Francesco, Amoris Laetitia, n°283).

Gli oggetti hanno un chiaro ciclo di vita: si tengono se servono allo scopo, altrimenti si buttano. È questa la cultura dello scarto, o cultura della morte, di cui il recentissimo disegno di legge sulla “morte volontaria medicalmente assistita” ė solo l’ultimo atto.

Attenzione alle parole!

Spiace constatare che tra i fedeli cattolici, anche formati ed impegnati nell’opera pastorale, si faccia disinvolto uso di parole e concetti che sono in aperta contraddizione con l’insegnamento della Chiesa, e quindi contro una visione integrale della persona umana. Quale contributo originale portano i cattolici alla società, se si limitano a ripetere concetti mainstream, senza accorgersi del loro portato disgregante? (cfr. Roberto Marchesini, https://lanuovabq.it/it/un-vangelo-moderno-non-e-comprensibile-al-mondo

Restiamo dunque ancorati a Cristo, il solo che può svelare l’uomo pienamente a se stesso, e non facciamoci portare qua e lá da qualsiasi vento di dottrina. Sarà il sesso ludico a dare senso e gioia piena a una relazione? Saranno i sex toys i nostri compagni lungo la via della santità coniugale? Sarà l’impegno verso una sempre più costante adesione a Cristo, modello di Sposo, che dà la vita per la sua Sposa: si chiama carità coniugale, e porterà molto frutto anche in camera da letto.




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