21 Marzo 2022

Lo cacciarono fuori

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 4, 24-30)
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret]: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costrita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Il commento

Si alzarono e lo cacciarono fuori della città” (4,29). L’iniziale diffidenza dei cittadini di Nazaret lascia il posto ad un vero e proprio rifiuto espresso nella forma più plateale. La gente sperava di vedere miracoli, è lo stesso Gesù che lo ricorda: “Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!” (4,23). Ai loro occhi sembra un atto dovuto, si sentono defraudati di quei privilegi che ritengono di meritare in quanto familiari e conoscenti. Si trovano davanti un uomo che parla in modo affascinante ma non compie quelle opere che essi attendono. Invece di calmare gli animi, rievocando due pagine profetiche della prima alleanza, Gesù li rimprovera aspramente di essere chiusi alla luce (4, 25-27). A questo punto, quello che poteva essere un incontro si trasforma in un conflitto che assume toni sempre più indignati, fino all’aggressione.

La reazione della gente non sorprende Gesù. È abituato al rifiuto. Lui non ha fatto della parola successo il criterio che misura la sua vita e le sue scelte. Dovrebbe essere così anche per noi, suoi discepoli. Il desiderio sincero di donare a tutti la parola di Dio tante volte non trova quella corrispondenza che speriamo, anzi incontra la più grande indifferenza. Questo rifiuto non deve stupirci. Se proclamiamo le parole di Gesù, dobbiamo mettere in conto non solo lo scetticismo ma anche una certa opposizione. Il discepolo non può pretendere di ricevere un trattamento migliore di quello riservato al Maestro (Mt 10, 24-25). Le difficoltà non devono scoraggiarci né indurci a cambiare Vangelo per incontrare il favore degli uomini. Al contrario chiediamo la grazia di restare fedeli alla missione che ci è stata affidata e di continuare con la stessa determinazione del Signore il quale, senza invocare vendette e senza neppure rimproverare i suoi oppositori, “passando in mezzo a loro, si mise in cammino” (4,30). C’è chi rifiuta ma c’è anche chi attende la luce. Mettiamoci in cammino con la certezza che il buon Dio non farà mancare le energie a coloro che annunciano il Vangelo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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