Storia di santità

Sant’Alfonso e la peste… sarà un insegnamento per noi?

di Elisabetta Cafaro

Non è la prima volta nella storia che una epidemia improvvisa e devastante semina morte e distruzione. Dai santi possiamo imparare come affrontarla. Ho raccontato in classe l’esperienza di Sant’Alfonso Maria Fusco e, come sempre, i miei ragazzi mi hanno stupita.

I Santi hanno sempre qualcosa da dire agli uomini di tutti i tempi e di tutte le stagioni della storia. Il loro esempio, la loro testimonianza è ricchezza, grazia senza tramonto per tutte le generazioni. Lo abbiamo sperimentato in classe, quando un mio giovane tirocinante e seminarista, Emanuele Bifolco, ci ha presentato attraverso un suo articolo ed un breve ma molto intenso saggio da lui scritto, una pagina di storia angrese poco ricordata, ma che risuona di grande attualità proprio alla luce degli eventi epidemiologici che stiamo vivendo. 

La storia è quella di Sant’Alfonso Maria Fusco. Ci troviamo nel 1866 quando a Napoli scoppiò una epidemia di colera molto violenta che si propagò nei paesi vicini fino ad arrivare in provincia di Salerno. Sant’Alfonso era allora un giovane prete di appena 27 anni, che si prodigava per assistere i malati. Questa grande opera di carità e di solidarietà non lo risparmiò e alla fine fu colpito anche lui dall’epidemia. Nel dicembre del 1866, fu costretto a letto per ben quindici giorni, ricevendo anche l’Estrema Unzione, perché le sue gravissime condizioni lasciavano presagire una fine vicina. In quel momento di sofferenza venne a fargli visita il sacerdote don Domenico Ramaschiello, (in seguito diventerà Vescovo di Sant’Agata de’ Goti) che gli consigliò di affidarsi a san Gioacchino per chiedere a lui la grazia della guarigione . Il futuro Santo angrese così fece. Dopo pochi giorni avvenne il prodigio tanto sperato e don Alfonso guarì perfettamente.

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In seguito a questo evento miracoloso divenne devoto a san Gioacchino, che la tradizione ci indica come il padre della Madonna. Per questo motivo fece commissionare e collocò una statua di san Giacchino nella Collegiata di San Giovanni Battista ad Angri e ogni anno per ricordare il miracolo ricevuto organizzava una piccola festa in onore del Santo.  La bella statua, restaurata in occasione della Beatificazione è oggi stata collocata nel museo della Casa Madre delle Suore Battistine di Angri (Sa). Dopo questa lezione mi scrivono molti alunni, affascinati da questa storia. Quelle che potete leggere sono solo alcune delle riflessioni dei miei giovani, che non smettono mai di stupirmi per la loro grande capacità e la ricchezza di valori che trasmettono.

Scrive Liberato 15 anni: “Quello che mi ha colpito di più di Sant’Alfonso Maria Fusco è la sua ardente carità nel periodo del colera. Gesù ci ha detto che tutto ciò che avremmo fatto ai suoi fratelli più piccoli l’avremmo fatto a Lui. La nostra adesione a Cristo si verifica dunque nell’amore per i più deboli e i più poveri, per chi si trova in maggior pericolo e in più grave difficoltà. È quindi quanto mai importante che questa testimonianza di carità conservi sempre alto e luminoso il suo profilo, nutrendosi di umiltà e di fiducia nel Signore e soprattutto misurando il proprio sguardo sullo sguardo di Cristo. Così la carità rende visibile l’amore di Dio nel mondo e rende così convincente la nostra fede nel Dio incarnato, crocifisso e risorto. Il cristianesimo è infatti aperto a tutto ciò che di giusto, vero e puro vi è nelle culture e nelle civiltà, a ciò che allieta, consola e fortifica la nostra esistenza. In realtà devo dire che anche per la mia fede personale molti Santi sono vere stelle nel firmamento della storia. E vorrei aggiungere che per me non solo alcuni grandi Santi sono “indicatori di strada”, ma proprio anche i Santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la Verità della fede. Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è per me la più sicura apologia del cristianesimo e il segno di dove sia la Verità. Forse potremmo chiederci: possiamo noi, con i nostri limiti, con la nostra debolezza, tendere così in alto? Sant’Alfonso Maria Fusco ci ha donato un grande”. 

Miriam 15 anni: “Penso che l’epidemia di colera del 1866 sia stata molto difficile da superare. È stato come il Covid, brutto, inaspettato, spaventoso per noi che ha portato via tante  persone care, ha causato un forte calo di produzione e economia perché le persone sono state costrette a chiudere tutti i negozi definitivamente. La storia letta in classe di don Alfonso Maria Fusco ci ha aiutato a comprendere come vivere nella fede e nella preghiera questo difficile momento della nostra storia”.

Nadia 17 anni: “La pandemia è stato un periodo di riflessione per tutti perché ci ha fatto crescere, maturare e fare nuove esperienze. Ma, oggi come oggi, penso che dobbiamo trovare il lato positivo delle cose. Abbiamo visto l’esempio di Sant’Alfonso Maria Fusco che nonostante l’epidemia, il caos della peste, il suo primo pensiero è stato aiutare gli ammalati e coloro che ne avevano bisogno. Ciò può essere un esempio per tutti noi e ci insegna a superare il nostro egoismo e a guardare al bene dell’altro”.




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