Ci sono vite nascoste che non fagocitano a sé l’attenzione dei media né della gente indaffarata nelle sue cose, vite che ogni tanto vale davvero la pena ricordare. Sono le monache di clausura. Donne consacrate che dal chiostro illuminano il mondo con un fascio di luce che arriva direttamente dal cuore del Maestro.
Vorrei tanto parlare di loro. Molte di esse mi sono sorelle. Condividiamo la bella e faticosa esperienza di figlie, di spose, di madri e ci arricchiamo vicendevolmente come sorelle, nel modo che solo Dio conosce. Anche in questo momento di emergenza mondiale, con la guerra in corso in Ucraina stanno facendo la loro parte in modo eroico.
In Polonia i monasteri delle Clarisse Cappuccine hanno messo a disposizione le foresterie per l’accoglienza dei profughi ucraini e stanno raccogliendo fondi per sostenere economicamente le comunità più vicine al fronte e più sollecitate all’accoglienza. Attualmente il monastero di Cracovia ospita un gruppo di mamme con i bambini piccoli; i monasteri di Przasnysz e di Szczytno sono in attesa delle persone che stanno per arrivare.
Mediante un tweet della Curia Generalizia dei Carmelitani Scalzi, le Carmelitane di Kharkov e di Kiev hanno detto che resteranno nei loro monasteri malgrado la guerra. Le monache invitano anzi a pregare per i loro fratelli e sorelle dei diversi monasteri carmelitani nel Paese, nonché per tutti gli abitanti dell’Ucraina.
La loro testimonianza mi commuove e alla notizia dell’inizio dell’iter di canonizzazione delle martiri di Compiègne: sedici monache carmelitane ghigliottinate dagli illuministi il 17 giugno 1794 per aver non aver rinunciato alla fede, il cuore si riempie di gratitudine. Le monache morirono cantando il “Laudate Dominum”, una testimonianza impressionante.
Durante il lungo viaggio in carro che le condusse al patibolo, le suore recitarono i Vespri serali e la novizia, Suor Costanza, prese i voti definitivi. Arrivate sul luogo dell’esecuzione, l’anziana ed inferma suor Charlotte, 78 anni, non riuscì ad alzarsi in piedi per scendere dal carro, avendo anche le mani legate. Così una guardia la sollevò, gettandola a terra sulle pietre. La donna sollevò il viso insanguinato ringraziando calorosamente l’uomo per non averla uccisa, «privandola così della sua partecipazione alla gloriosa comunione con la passione di Cristo». Le religiose quindi passarono davanti alla priora Madre Teresa, baciando il volto della Beata Vergine che teneva tra le mani ed intonando il Laudate Dominum salirono i gradini verso la ghigliottina, venendo decapitate una ad una. La madre superiora fu l’ultima a morire. Una scena che impressionò fortemente la folla.
La loro testimonianza come quella di tutte le sorelle monache ispiri la nostra conversione. La pace comincia soprattutto da un cuore nuovo.
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