Carriera Alias nelle scuole: consegnate oltre 24.000 firme al Miur per dire “no al Ddl Zan”

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(Foto: Chinnapong / Shutterstock.com)

di Giusy D’Amico

Il famoso “Ddl Zan” è davvero scomparso? Come Associazione di famiglie vi dico no. Questo disegno di legge è vivo e attivo soprattutto nelle scuole. Attenzione dunque all’alleanza Scuola-famiglia.

Stiamo combattendo un’altra guerra da anni, contro le ideologie a Scuola. Come Associazione di famiglie, docenti, educatori, abbiamo scelto di combattere sul piano del diritto, della ragionevolezza, del buon senso, e delle normative vigenti, perché in ordine alla partecipazione dei genitori nelle scelte operate dalle scuole, va difeso lo spazio per il rispetto della loro libertà di scelta educativa. 

Oggi in Italia nonostante la resistenza portata avanti da centinaia e centinaia di famiglie per vedere tutelata l’educazione dei propri figli, continua la silente infiltrazione dell’ideologia gender che nelle scuole inventa di tutto, pur di incardinarsi in una apparente normalità, cui vogliono abituare i nostri giovani. 

Il 24 febbraio come Associazione Non si Tocca la Famiglia, siamo stati ricevuti al Miur dal sottosegretario all’istruzione, Rossano Sasso, per consegnare le oltre 14.275 firme raccolte, e fermare le derive antropologiche e linguistiche imposte dall’agenda Lgbtq nell’ultima invenzione chiamata Carriera Alias. Provvedimento non ancora legittimato da nessuno, ma che si sta facendo passare attraverso il nome di elezione di alunni transgender o con disforia di genere. La scuola garantirebbe anche bagni e spogliatoi ad hoc. Abbiamo illustrato al Sottosegretario come questo approccio sia stato avallato già in diversi istituti, saltando ogni passaggio normativo, modificando dati che la Scuola non può, non ha le competenze per modificare, poiché i dati anagrafici, depositati agli atti non possono essere alterati, anticipando pronunciamenti non ancora effettivi. 

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I registri di classe sono atti pubblici, finalizzati a documentare gli aspetti amministrativi della classe e non possono essere alterati se non da tribunali competenti. Pensiamo solo alle possibili conseguenze giuridiche, per esempio nel dichiarare il falso in sede di scrutinio, dove a fronte di un certo numero di maschi, iscritti alla classe da esaminare, ne risulti un altro, che non trova giustificazione perché è avvenuta una modifica, non ancora normata da alcun provvedimento ufficiale. Non si può neanche fare appello all’autonomia scolastica, perché con questo concetto si intende una flessibilità di operazioni, all’interno di un quadro normativo precostituito. Non una giungla di norme e comportamenti “fai da te” che poco hanno a che vedere con il concetto originario per il quale è stato pensato l’iter dell’autonomia. 
Quel presunto anelito all’inclusività, di cui peraltro la Scuola si è fatta sempre garante, non può stravolgere le basi normative, su cui si costruisce la convivenza democratica in aula tra bambini docenti e genitori, unitamente al patto di Corresponsabilità Educativa tra Scuola e famiglia. Un’alleanza che spesso viene lesa, a fronte di decisioni non condivise, e non autorizzate dalle famiglie come alcuni gravi episodi nei quali addirittura vi è un illecito di tipo amministrativo. Aggiornamenti su come sarà possibile impedire questo abuso nelle scuole, li avremo presto perché siamo in stretta interazione con il Ministero della Pubblica istruzione e le segreterie deputate agli accertamenti di tali atti.




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