Padre Romuald, è un frate minore e parroco del convento di Konotop in Ucraina. Descrive nel dettaglio questi giorni drammatici, la disperazione delle persone, le vittime in città.  La sua parrocchia ha immediatamente aperto le sue porte a tutti cercando di dare un luogo in cui trascorrere la notte o ricevere un pasto, ma anche la necessità di una parola di conforto. Sono anziani, donne e bambini. Il loro numero aumenta di ora in ora e loro sono lì per offrire tutto l’aiuto possibile. 

A L’viv c’è la Casa Famiglia Cafarnao gestita dai religiosi orionini. Si prendono cura dei ragazzi con disabilità. Hanno deciso da qualche giorno di mettere in salvo i ragazzi portandoli in Romania. Così don Moreno Cattelan si è messo in viaggio con tre operatrici e una volontaria verso Oradea, a 300 km da Leopoli. Qui sono stati accolti da altri religiosi orionini per essere poi trasferiti in Italia. Ma il giorno stesso don Moreno è ripartito: «Torno indietro tra lo stupore dei doganieri che solo qualche minuto prima mi avevano vidimato il passaporto in uscita. “Padre per andare in Italia deve andare dall’altra parte” mi dicono solerti. Ma ora la parte da fare è una sola. Tornare tra la mia gente».

Le monache carmelitane di Kharkiv e Kiev, ed i fratelli carmelitani di Berdyczów, Kiev e Gwozdawa fanno sapere alle altre comunità che stanno bene ma “l’ultima notte a Kiev è stata difficile per i bombardamenti. Sentiamo il rumore e la nostra casa trema. Ma Dio ci protegge, con gli angeli e la Madonna. Il nostro compito principale è pregare per la pace, ma anche essere presenti per tutti coloro che si rivolgono a noi per chiedere aiuto. Le persone sanno che possono sentirsi al sicuro tra le nostre mura durante i bombardamenti, quindi cerchiamo di essere preparati per aiutare le famiglie (soprattutto gli anziani e le madri con bambini). Acquistiamo acqua, generatori per l’elettricità, stufe a legna e medicinali. Nella chiesa di Berdyczów, a causa delle vecchie mura e dell’ampio spazio, organizziamo uno dei bunker per la città. Anche le famiglie più povere chiedono aiuto per organizzare il loro viaggio in Polonia, che è un compito difficile di fronte a una tale valanga di persone in fuga dalla guerra e della benzina sempre meno disponibile. Siamo consapevoli che con il tempo, nelle città finirà l’essenziale: cibo, acqua potabile, medicine, elettricità… vogliamo essere ancora più pronti a rispondere come un samaritano biblico a chi è colpito dalla guerra”.

Le Piccole Suore Missionarie della Carità sono rimaste in Ucraina per stare accanto ai poveri, alle mamme e ai bambini che si trovano in due strutture a Korotycz, a pochi chilometri di Charkiv.

Insomma c’è una grande e bella mobilitazione dei consacrati per essere lì in questo momento come fiaccole accese davanti alla croce, come mani stese per aiutare i fratelli e donare parole di speranza. Sono nostri fratelli da sostenere con la preghiera e con aiuti concreti. Tutti possiamo e dobbiamo farlo senza esitare.

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