CORRISPONDENZA FAMILIARE

L’umanità ferita. Dalla parte della gente

28 Febbraio 2022

Contro la guerra in Ucraina mettiamo in campo tutte le risorse dell’umanità per costruire un mondo fondato sulla giustizia e la pace ma ricordiamo che tutto questo non basta se manca la fede.

Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere”: nelle parole che Papa Francesco ha pronunciato ieri, dopo la preghiera dell’Angelus, appare un chiaro giudizio nei confronti di chi ha pensato, progettato e promosso la guerra. La verità va detta senza alcuna ambiguità. Ma non si avventura in analisi politiche, il suo sguardo è tutto rivolto alla gente “che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra”. Ed ha aggiunto: “Penso agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini…”. 

Il Papa non cerca di mettersi al di sopra delle parti, preferisce stare al di sotto delle parti. Non usa le parole della diplomazia, non disegna scenari possibili, non si appella alla responsabilità dei politici e non fa neppure riferimento al pur necessario dialogo tra le parti in causa. In questo momento lui vede solo la gente che fugge e la paura dei bambini, pensa agli anziani e alle persone più fragili. È uno sguardo carico di tenerezza. Uno sguardo materno. Il Papa parla alla gente e invita il popolo dei credenti a parlare a Dio: “Non smettiamo di pregare, anzi, supplichiamo Dio più intensamente”. Rinnova l’invito a vivere una giornata di preghiera e di digiuno “per stare vicino alle sofferenze del popolo ucraino, per sentirci tutti fratelli e implorare da Dio la fine della guerra”. 

La guerra è certamente una follia, calpesta la dignità dell’uomo, semina una violenza indiscriminata, genera ferite difficili da rimarginare, innalza tra popoli e nazioni muri che non sarà facile abbattere. Questo giudizio umano è avvalorato dalla fede che invita a vedere nella guerra l’espressione più eloquente di quel male oscuro che dimora nell’uomo: “Il cuore dell’uomo è un abisso da cui emergono a volte disegni di inaudita ferocia, capaci in un attimo di sconvolgere la vita serena e operosa di un popolo” (Giovanni Paolo II, 12 settembre 2001). La Scrittura descrive i malvagi come coloro che “si ostinano a fare il male […] tramano delitti e attuano le trame che hanno ordito”. Il salmista commenta così: “l’intimo dell’uomo e il suo cuore: un abisso!” (Salmo, 64, 6-7). 

Una cosa è certa e dobbiamo prenderne atto: non viviamo in un mondo innocente. La fede ricorda che, dietro ogni forma di male, possiamo intravedere la presenza di colui che si oppone ostinatamente ai progetti di Dio. Non a caso Papa Francesco ieri ha detto che la “logica diabolica e perversa delle armi”, è quella “più lontana dalla volontà di Dio”. Dinanzi a questo Nemico la buona volontà si rivela radicalmente insufficiente. Mettiamo in campo tutte le risorse dell’umanità per costruire un mondo fondato sulla giustizia e la pace ma ricordiamo che tutto questo non basta se manca la fede. Per sconfiggere il male abbiamo bisogno di ben altro, abbiamo bisogno di un Altro.

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In un momento così tragico, che potrebbe generare un conflitto ben più ampio di quello che oggi vediamo, dobbiamo chiedere alla fede di darci la luce necessaria. All’indomani dell’attentato alle torri gemelle, che aveva suscitato paura e indignazione in tutto il mondo, Giovanni Paolo II consegnò alla Chiesa una parola che mi pare utile far risuonare anche oggi: “La parola di Cristo è la sola che possa dare una risposta agli interrogativi che si agitano nel nostro animo. Se anche la forza delle tenebre sembra prevalere, il credente sa che il male e la morte non hanno l’ultima parola. Qui poggia la speranza cristiana; qui si alimenta, in questo momento, la nostra orante fiducia” (12 settembre 2001). 

Lasciamo agli esperti le analisi politiche e la ricerca delle soluzioni. In quanto credenti siamo chiamati a cercare nella Scrittura la luce che illumina gli eventi e le parole da dire. Nelle pagine bibliche troviamo lo smarrimento e la paura ma anche la fiducia e la speranza. Il giudizio chiaro sulla responsabilità dei potenti che hanno voluto la guerra non può e non deve generare sentimenti di vendetta nei confronti di un intero popolo. Sarebbe come arrendersi al male. Il volto di Dio risplende dove gli uomini si incontrano e si riconoscono fratelli. Le vie del Vangelo sono sempre ardue. Per tutti. 

In questa vicenda drammatica anche i mezzi di informazione hanno un ruolo importante. Possono semplicemente dare la voce ai politici e ai vari esperti ma possono anche mostrare il volto concreto della guerra a partire da chi la subisce. Parlare della gente, come ha fatto il Papa, e far parlare coloro che combattono una guerra che non hanno desiderato, quelli che sono costretti a lasciare la casa e la Patria. Insomma, si tratta di mostrare il volto umano della sofferenza. Un compito difficile ma sempre più indispensabile per custodire uno sguardo carico di umanità.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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