CORRISPONDENZA FAMILIARE

Cosa c’entra la fede con l’impegno per la Vita?

7 Febbraio 2022

gravidanza

Il nostro impegno per la vita nasce dalla certezza che mai e in nessun caso sia possibile sopprimere la vita. Questa certezza ha un solido fondamento scientifico. Basterebbe un po’ di buon senso per capire che l’aborto è una grande menzogna. La fede tuttavia ha qualcosa da aggiungere. 

L’impegno per la vita nascente ha un’oggettiva motivazione antropologica che, a sua volta, poggia su un solido fondamento scientifico. È una scelta che mi vede perfettamente d’accordo. A chi lo accusava di mescolare scienza e fede, Jerôme Lejeune rispondeva: Se, Dio non voglia, la Chiesa arrivasse ad ammettere l’aborto, allora io non sarei più cattolico. In ambito sociale e culturale l’aborto deve essere combattuto facendo ricorso alla ragione. Questa opzione metodologica vuole evitare sul nascere la superficiale accusa che combattiamo l’aborto per motivi confessionali. È del tutto evidente che la difesa della vita sia il primo dei diritti e la premessa per quella dignità che, a parole, viene riconosciuta ad ogni essere umano. Anche chi non crede in Dio può trovarsi dalla parte dei pro life.

E tuttavia, questo non significa che la fede sia solo una muta spettatrice e non aggiunge nulla alle argomentazioni razionali. Al contrario, sono convinto che un credente che non contrasta con tenacia e convinzione la cultura che sostiene e promuove la mentalità abortista, diventa complice del più brutale individualismo, quello che alla lunga inaridisce la fonte della solidarietà. Per questo motivo, con l’audacia di un credente e la responsabilità di un Vescovo, il cardinale Camillo Ruini disse che chiedere di rivedere la Legge 194 era non solo lecito ma anche doveroso. Correva l’anno 2007. Sembra passato un secolo. Nessuno oggi avrebbe il coraggio di ripetere queste parole.

A giudizio di Benedetto XVI c’è “un’evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio” (7 ottobre 2012). Allo stesso modo possiamo intravedere un legame molto stretto tra il rifiuto di Dio e il brutale attacco ai nascituri. Se infatti Dio scompare dall’orizzonte del nostro vivere, anche l’uomo perde la oggettiva consistenza, come leggiamo limpidamente nelle pagine del Vaticano II: “La creatura senza il Creatore svanisce” (Gaudium et spes, 36). In apparenza la modernità esalta l’uomo in una misura nuova e inimmaginabile nelle epoche precedenti, in realtà la cultura evoluzionistica fa dell’uomo un prodotto sofisticato e casuale di un processo naturale. Non più percepito come immagine di Dio, l’uomo diventa una semplice “particella della natura”, una cosa accanto alle altre. In questa prospettiva l’essere umano perde la sua intangibile dignità e vi sono dunque casi in cui la vita può essere soppressa. 

È possibile tentare di ricostruire le premesse e il processo culturale che ha gradualmente portato al pieno riconoscimento dell’aborto che oggi viene presentato come un vero e proprio diritto sociale, come se fosse un bene da tutelare e garantire. E tuttavia, riesce difficile capire come sia possibile negare con tanta facilità ai bambini non ancora nati la dignità che appartiene ad ogni essere umano. Nessuno può negare che quella “cosa” che si muove nel grembo della madre sia un cucciolo d’uomo. È il primo stadio della vita. E tutti noi lo abbiamo attraversato. È una verità così elementare e così scientificamente acclarata che sembra impossibile affermare il suo contrario. Eppure, dobbiamo con amarezza riconoscere che oggi la vita di un bambino dipende unicamente dal desiderio della madre. Come se fosse un giocattolo che possiamo usare a nostro piacimento, con libertà di romperlo se non ne abbiamo bisogno. Aveva ragione Blaise Pascal, un matematico del XVII secolo: “La verità è così oscurata in questi tempi, e la menzogna così affermata, che, se non si amasse la verità, non si sarebbe capaci di conoscerla”. La menzogna è sempre stata una delle armi più potenti del potere. La più plateale deformazione dell’intelligenza. La fede invita ad allargare l’orizzonte e insegna che “il padre della menzogna” è il maligno (Gv 8,44). 

Leggi anche: “Per lei e il suo bambino”: omaggio a Paola Bonzi

Il nostro impegno per la vita nasce dalla certezza che mai e in nessun caso sia possibile sopprimere la vita. Questa certezza ha un solido fondamento scientifico. Basterebbe un po’ di buon senso per capire che l’aborto è una grande menzogna. La fede tuttavia ha qualcosa da aggiungere: 

a) in primo luogo ricorda che la vita è dono di Dio, sopprimere la vita significa rifiutare il dono e Colui che lo fa; 

b) dare la morte ad un innocente è la cosa più grave che l’uomo possa compiere, sopprimere la vita di un bambino è il gradino più basso della malvagità umana;

c) promuovere l’aborto, fino a ritenerlo un vero e proprio diritto, è una grande menzogna, qualcosa di diabolico. 

Il nostro impegno per la vita, in quanto credenti, dovrebbe essere ancora più deciso e ostinato. Non si tratta solo di difendere la dignità dell’essere umano, siamo chiamati a combattere contro il male nella sua forma più astuta e perversa. 

Nella Lettera alle famiglie (1994) Giovanni Paolo II invita tutti ad accogliere generosamente la vita e, parafrasando le parole del Vangelo, ricorda che nel giorno del giudizio molti riceveranno queste consolanti parole: 

“Ero bambino non ancora nato e mi avete accolto permettendomi di nascere; ero bambino abbandonato e siete stati per me una famiglia; ero bambino orfano e mi avete adottato ed educato come vostro figlio. Avete aiutato le madri dubbiose, o soggette a fuorvianti pressioni, ad accettare il loro bambino non nato e a farlo nascere; avete aiutato famiglie numerose, famiglie in difficoltà a mantenere ed educare i figli che Dio aveva loro donato” (Gratissimam sane, 22). 

Ogni sì alla vita è sì all’amore. Ogni vita nasce dall’amore di Dio e ogni vita è chiamata ad essere un raggio dell’amore. Custodire la vita significa custodire l’amore. Questo compito appartiene di tutti. Che ciascuno s’impegni a fare la sua parte. 




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

ANNUNCIO


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.