Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Il commento
“Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse” (6,12). Stando alla vulgata più diffusa, la Chiesa è chiamata a predicare accoglienza e tolleranza, carità e condivisione. A me sembra una visione piuttosto riduttiva. Intendiamoci, sono tutti valori utili e necessari per promuovere e garantire la convivenza umana, e difatti ormai appartengono al patrimonio della coscienza comune, anche se sono più predicati che praticati. E tuttavia, il mandato missionario che Gesù consegna ai Dodici ha tutt’altro sapore. Il Nazareno, infatti, in sintonia con quello che lui stesso ha fatto, affida la parola della conversione, chiede alla gente di cambiare il modo abituale di pensare e di acquisire un altro stile di vita. È questo il significato del verbo metanoéō. Una Chiesa che parla secondo la moda non è più scomoda, una Chiesa che si limita a ripetere quello che gli uomini già sanno o possono comprendere con il buon uso della ragione, diventa inutile. Il Vangelo non si limita ad offrire un’etica razionale ma chiede di ripartire da Dio e dalla parola che egli dona attraverso gli apostoli che Lui ha scelto e inviato.
Non dobbiamo aver paura di proclamare la parola di Dio quando contrasta con la mentalità oggi più diffusa. Anzi, questa situazione sollecita un annuncio più coraggioso perché il relativismo etico è figlio dell’ateismo. Se Dio scompare dall’orizzonte, non c’è alcuna verità, se non quella che decide il potente di turno. Oggi abbiamo il dovere di comunicare le parole di Dio con la forza di Dio e con la certezza che il Vangelo è capace di cambiare il cuore dell’uomo. Se proclamiamo le parole di Dio, è Dio stesso che dà forza alle parole; ma se diamo le parole nostre, cioè se facciamo del Vangelo un cocktail di buoni sentimenti e di valori etici, quelle parole non hanno la forza di spostare di un millimetro le lancette della storia. È il trionfo della retorica che suscita applausi ma si rivela incapace di suscitare una vita nuova illuminata dall’amore. L’umanità ha più che mai bisogno di Dio.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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